E il direttore della Rai si taglia lo stipendio di Maria Corbi

6 Primo consiglio di amministrazione, Santoro è stato nominato vice di Cura E il direttore della Rai si taglia lo stipendio ROMA. Rai, di tutto di più. Con un'eccezione: lo stipendio del neo direttore generale Gianni Locatelli. Il numero uno di Viale Mazzini riceverà in busta paga 100 milioni in meno rispetto a quanto prendeva il suo predecessore, Gianni Pasquarelli. Un taglio del 20% chiesto dallo stesso Locatelli che percepirà un compenso annuo di 400 milioni - meno di quanto prendeva come direttore del Sole 24 ore - invece dei 506 previsti dalla precedente gestione. E' iniziata così, nel segno dell'austerity, l'attività del nuovo consiglio di amministrazione della Rai da cui ieri Michele Santoro è uscito laureato vicedirettore del Tg3 in sostituzione di Ennio Chiodi, nominato recentemente responsabile della redazione Rai di Milano. E nell'organigramma Rai cambiano anche altre pedine. Francesco Sagna è stato nominato capo dello staff tecnico del direttore generale. Ma «senza cambiamento di grado», precisano a viale Mazzini dove si vuole dare uno stop oltre che agli stipendi «alla corsa alle dirigenze». Cambio anche al vertice della testata giornalistica di Televideo dove a Aldo Bello - ieri sono state accolte le sue dimissioni - succede ad interim Marcello Del Bosco, direttore della divisione Televideo che dovrà presentare entro settembre un piano per potenziare e soprat- tutto unificare i servizi. In attesa di un'informazione anglosassone, il Cda chiede che almeno i giornalisti mantengano un comportamento «inglese». Soprattutto quando decidono di dare interviste e di sparare a zero su colleghi e Mamma Rai. Il Consiglio così ha deciso di rivolgere ai dipendenti dell'azienda un indirizzo di «comportamento a tutela dell'immagine dell'Azienda». Regole di «bon ton» aziendale che verranno inviate nei prossimi giorni a tutti i dipendenti ma che i vari Pionati, Gruber e Maglie dovranno leggere con particolare attenzione. Da ieri ogni consigliere ha una delega. A Paolo Murialdi è stata assegnata quella all'informazione; a Elvira Sellerio quella per l'offerta televisiva; a Tullio Gregory quella alla radiofonia e alle attività editoriali della Nuova Eri e della Nuova Fonit Cetra. A Feliciano Benvenuti quella per il decentramento per gli aspetti giuridico amministrativi. Pronto il piano per la programmazione radiofonica, mentre bisognerà aspettare qualche settimana quello per la televisione che richiede alcune verifiche sia per quanto riguarda l'offerta, che «dovrà essere caratterizzata verso un più preciso indirizzo di servizio pubblico», sia per quanto riguarda i costi. Si cercherà cioè cu ritrattare i compensi, riducendoli, dei protago- nisti della prossima stagione televisiva che ancora non hanno firmato i contratti. E al termine della riunione dal cappello del consiglio di aministrazione è uscita anche una dura presa di posizione sul problema delle pay tv. La mancanza di norme precise - si legge in un documento - sta provocando «una situazione di grave squilibrio di mercato» e «una concorrenza sleale a danno delle imprese che operano in chiaro». Per questo è necessario sottoline il cda - che la pay tv si finanzi eslusivamente con gli abbonamenti degli utenti «escludendo il contemporaneo ricorso a introiti pubblicitari basati su trasmissioni in chiaro in orari di grande ascolto». E mentre a viale Mazzini si parlava del problema il ministro Pagani ha trasmesso il regolamento sulle pay tv al Consiglio di Stato. Dovrà poi essere approvato dal Consiglio dei ministri, forse entro ottobre. Le due emittenti a pagamento previste potranno trasmettere in chiaro, anche, cioè, per chi non è abbonato, non più di tre ore giornaliere con esclusione della fascia di «prime time», quella di maggiore ascolto. Gli spot secondo il regolamento nelle trasmissioni criptate, con un limite del cinque per cento orario. Immediata la risposta di «Telepiù», cioè di Berlusconi, che, oltre a contestare la limitazione del numero di concessioni, si dichiara «fiduciosa circa il fatto che le istituzioni non vogliano emanare una normativa che renda impossibile la vita e lo sviluppo della pay tv in Italia». E ieri a palazzo Chigi il Comitato interministeriale per la riforma della legge Mammì, si è riunito per discutere sul decreto di legge di proroga delle emittenti televisive pubbliche e private, che il Consiglio dei ministro dovrebbe reiterare oggi portando da 9 a 8 il numero delle emittenti private nazionali. Maria Corbi RAI IMPORTO SIP" ««Rffi/lTTOfi, LORDO) 200 250 MILIONI El leo MILIONI 150 MILIONI A sinistra Il direttore generale della Rai Gianni Locatelli prenderà 400 milioni all'anno

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