Titic titoc e l'lnterissima non decolla

CHECK-UP ALLA ZONA UEFA Bergkamp fuori forma, Dell'Anno fuori ruolo: ora i nerazzurri temono l'avvio di campionato Thk titoc, e Klnterissima non decolla Bagnoli: troppe stelle, pochi operai APPIANO GENTILE DAL NOSTRO INVIATO La fotografia, come sempre, ce la dà l'Osvaldo. «Siamo finiti in prima pagina per aver perso un'amichevole d'agosto». E giù un ghigno beffardo. Dopodiché: «Mi spiace per la campagna abbonamenti. Il 3-0 di Roma avrà di sicuro rallentato la corsa». E su un bel sospirone. L'Inter di oggi, quando mancano tre giorni all'inizio del campionato, è una squadra che ha gettato il seme ma poi l'ha smarrito. Data per favorita, sembra quasi voler sottrarsi alla gravità del pronostico. Ci dicono che il presidente Pellegrini sia cupo. Bagnoli, per la verità, era stato il primo a lanciare l'allarme. E dopo un torneo vinto, per giunta. Quello di San Siro con Saragozza e Flamengo. Aveva ragione, hanno scritto dell'Osvaldo. Ed è proprio in quell'imperfetto (aveva) che l'allenatore coglie il fastidio di una fiducia «postuma», «come se avessi voluto prendervi in giro». Per carità, il 3-0 inflitto dalla Lazio è bugiardo, Shalimov ha fallito la palla dell'1-1, cinque minuti di follia hanno propiziato il secondo e il terzo gol. E un errore di Zenga, il primo. Ma ciò che più disturba, e angustia, è l'odierno rapporto fra gli investimenti compiuti e il prodotto (di gioco) affiorante. E, rispetto alle prime uscite, declinante. D'accordo, Sosa è in Uruguay, Bianchi non è ancora pronto e Berti, in panchina all'Olimpico, «salterà» la Reggiana per squalifica. «Troppi titic-titoc - borbotta il mister -. Non è la squadra che avevo in mente. Per essere più forti, bisogna essere forti in tutto: a cominciare dalla corsa. Ai giocolieri, preferisco gli operai: se qui non cambiamo mentalità, poveri noi». L'anno scorso impiegò cinque mesi a trovare il bandolo della matassa: e Manicone spuntò quando ormai il Milan aveva preso il volo. «Se è per questo, la Juve ci ha impiegato un campionato intero». Parla dei nuovi. Non è soddisfatto: «Bergkamp non è brillante, Dell'Anno ha i suoi problemi, Jonk ha male a un ginocchio, peccato perché era partito bene». Dell'Anno, lui fa catenaccio. Silenzio stampa, il primo della stagione. A Udine faceva tutto, all'Inter l'hanno stipato a sinistra. Si muove male, corre poc Non è il solo, ma poiché in io al suo destino Pellegrini . 1 ozzo han costruito la rissa dell'estate, appare di più. E Bergkamp? «In Olanda - dice - giocavo dietro le punte, qui faccio la punta. Come dire, dal giorno alla notte. Mi adeguo. Non sono in forma, ma il mio gioco dipende da quello della squadra». Jonk si limita al sintetico «non son contento di me». Zenga non vede l'ora che sia domenica. Manicone parla di confusione: troppe partite, troppi cambi. L'Osvaldo incassa e replica: «Sarà. Ma intanto io penso al Milan e trasecolo. A Washington ha vinto con i titolari, a Norimberga con la terza squadra, e senza aver chiuso occhio la notte prima. Bravo Capello, ma bravi soprattutto loro, i giocatori». Bagnoli promette correttivi, ma è una frase che butta lì, giusto per alzare un po' di polvere. La fascia sinistra non gira e Shalimov, a destra, sembra sprecato. Il russo potrebbe lasciare le incombenze a Orlando ed emigrare a sinistra, al posto di Dell'Anno. Con Pancev in agguato. Il macedone è stato richiesto dal Siviglia: la società temporeggia. Poi c'è il tormentone, Tramezzani o Fontolan. Lavori in corso. Un anno fa, di questi tempi, l'Inter era una delle tante: doveva convincere la critica. Oggi è la regina del mercato e la favorita del campionato: deve convincere se stessa. Ed è più difficile. Bagnoli ondeggia: «Puoi avere venti fenomeni che non fanno la squadra e undici mediocri che la fanno. Certo, l'allenatore può dare una mano a Tizio, e spendere una buona parolina per Caio. Ma sono i giocatori che devono aiutarsi, e aiutarlo. Dell'Anno abbacchiato? Reagisca». Il tecnico si sente come un medico che ha fatto le lastre al torace del paziente, senza scoprire, e capirci, nulla. C'è qualcosa che non quadra, negli schemi e nelle teste, in lui e nel gruppo, ma che cosa sia, boh. Le girandole di formazioni non han¬ no contribuito a diradare i dubbi. Da una parte, la vecchia guardia. Dall'altra, i nuovi. Per ora, salvo rare eccezioni (Festa), la fusione c'è stata solo fuori campo. «E non è che abbia stravolto la preparazione - borbotta -. Allenamenti più pesanti, sì, ma di poco: e solo all'inizio». Lo spettro di Sammer, una mezza punta scambiata per un regista, aleggia torvo. Così come la rinuncia a De Agostini continua a rodere il fegato di Bagnoli, lui che pur di tenerlo era quasi arrivato a litigare con il presidente. Non perché fosse il suo pupillo, ma perché gli avrebbe risolto, ancora, il problema dell'esterno sinistro. Oh Dio, sembra un resoconto da campionato inoltrato, e inve¬ ce siamo appena ad agosto. Ma l'Inter ha perso 3-0 con la Lazio, e domenica si parte. Non si esclude la conferma in blocco della formazione (iniziale) di Roma. All'Osvaldo piace lavorare sull'orgoglio, più è ferito e meglio è. Lo fece anche l'anno scorso dopo il k.o. di Udine alla «prima», e gli andò bene. La grande Inter che ha soffiato Bergkamp alla Juve e al Milan si guarda attorno pensierosa. Evviva i sondaggi, però in campo è un'altra cosa. «E non tutti l'hanno capito», mormora l'uomo della Bovisa, uno scudetto a Verona, la zona Uefa col Genoa, e adesso questa «variante» di Bergkamp, attraente, infida, pericolosa. Roberto Beccanti™ wmm Bagnoli, in alto, è preoccupato: «Bisogna correre e qualcuno non l'ha capito. Invidio i giocatori del Milan che non sono mai stanchi». Di lato, Dell'Anno, novità che non funziona