Quel tipaccio fortunato di Fabio Vergnano

Il terzino bianconero si prepara alla stagione del decollo JUVENTUS Il terzino bianconero si prepara alla stagione del decollo Quel tipaccio fortunato «Qualcuno dice che ho un brutto carattere? No, pretendo solo rispetto» «Non viaggio con i paraocchi, so che la disoccupazione è problema serio» TORINO. Eccolo qui il Cabrini reincarnato. Nel calcio delle etichette facili, Fortunato ha già un marchio preciso. Poi saranno affari suoi se non riuscirà ad essere la controfigura del bell'Antonio. Intanto gira con questo fardello, spiegando a tutti che Cabrini dei tempi belli lui l'ha visto, amato e idolatrato, ma che non può accettare certi paragoni: «Era un giocatore unico, inimitabile. Questi paragoni sono una sciagura, anche se piacciono tanto ai tifosi. Sperare di emularlo mi sembra quasi impossibile. Poi nel calcio ci sta tutto. L'entusiasmo che mi circonda è piacevole, ma so già che appena sbaglierò li avrò tutti contro». Molto realista, molto prudente. E soprattutto superstizioso. Ed ò forse per questo che preferisce stare al largo dai facili entusiasmi: «Le partite che abbiamo giocato finora hanno poco significato. I veri esami arrivano adesso. Sono salito in fretta sul piedistallo, ma altrettanto velocemente posso cadere. Il calcio esalta, ma brucia anche. Però ad essere come me non ci si rimette mai. Ecco, ripetessi l'ultima stagione con il Genova sarei felice. Qui mi parlano tutti di Nazionale, ma Sacchi mi ha convocato una sola volta e chissà se si ricorderà ancora di me. L'azzurro è affare di Baggio, di Vialli. Loro possono avanzare pretese. Io no». Ha idee chiare il ragazzo di Salerno. A tredici anni era già lontano da casa per andare ad esplorare il pianeta calcio. Ma questa volta la storia strappalacrime del giovane sudista che cerca fortuna al Nord non funziona. «Non mi mancava nulla, mio padre ò cardiologo», spiega. Como, Pisa e Genova le tappe del suo cammino prima di approdare alla Juve. Con il Genoa un inizio difficile. La lite con Maddè, il vice di Bagnoli, il trasferimento alla corte di Anconetani. Ricorda: «Con lui mi sono trovato benissimo, mi ha fatto capire tante cose. Su di me sono state dette cose non vere. Per esempio che ho un caratteraccio. Se si allude al fatto che non mi va che mi manchino di rispetto, allora è vero. Non sopporto la maleducazione. Maddè mi trattò male, io gli risposi per le rime. Bagnoli mi diede del presuntuoso e pagai. Ma non mi pento di nulla. Purtroppo ci sono troppi pregiudizi. Sconfiggerli è dura». Ma insomma, c'è di peggio. Uno guarda il conto in banca e come per incanto dimentica tanti dispiaceri. Anche quello dei calciatori miliardari è un pregiudizio? Fortunato: «No, è una realtà. E non mi dà fastidio se mi hanno pagato dieci miliardi. Le cifre non incidono sulla mia professionalità. In campo darei l'anima anche per mille lire. Ma non sono stupido, forse sono un predestinato, visto il mio cognome. E non ho il paraocchi. Anche nel nostro ambiente c'è chi è rimasto senza lavoro. Quello dei disoccupati è un problema serio di cui la nostra categoria si occupa senza troppo interesse e a scadenze fisse. Se ne parla ogni tanto, ma poi ognuno va per la propria strada. Pure l'arma dello sciopero va usata per mettere a posto tante cose. Non so se questa volta Campana abbia fatto la scelta giusta, ma non so quali altri metodi potrebbe usare per richiamare l'attenzione di chi decide». Un altro problema: il calcio tritatutto obbliga i giocatori a diventare tanti globetrotters. «Io vado controcorrente. Macché stress. Ho letto cosa ha detto Tassotti: se domenica il Milan pareggia a Lecce è già tanto. Balle. Domenica il Milan vince a Lecce, perché quando andrà in campo sarà spietato come sempre. Finiamola di lamentarci. Facciamo un mestiere piacevole, ma troppo breve. Prendiamo quello che c'è, senza piagnistei». Gullit a Genova, Panucci a Milano. Anche per lei Torino è stata una scelta di vita? «Avevo una bellissima casa a Quinto, un paradiso in riva al mare. Ho scelto la Juve non per la nebbia, ma perché il grande calcio passa da queste parti. Capisco benissimo Panucci. Ha preferito il Milan per un fatto economico, una scelta rispettabile. Però ci vorrebbe maggior chiarezza. Diciamolo: vado a giocare in quella squadra perché mi offre condizioni migliori. Non posso dire che la Juve mi abbia conquistato con il suo fascino e basta». L'avventura può iniziare. Fortunato è pronto a cogliere l'occasione più attesa: «Ma non faccio promesse, così poi non potrò essere smentito. Spero che alla fine dipenderà anche da me se la Juve riuscirà a vincere lo scudetto. Io mi metto sulla fascia sinistra e corro. Cabrini o non, quella è la mia terra di conquista». Fabio Vergnano Fortunato (22 anni) quest'anno alla Juve dopo aver giocato in Como, Pisa e Genoa; è già stato etichettato come l'erede di Cabrini, ma lui si schermisce: «Antonio era unico ed emularlo sarà impossibile»