«Caro Arbore non sei il profeta di Napoli»

«Chiedo di cantare davanti a una chiesa in un paese vicino» Nuova Compagnia di Canto Popolare lo accusa di non impegnarsi davvero per la città d'adozione «Caro Arbore non sei il profeta di Napoli» «Basta con l'immagine di pizza spaghetti e mandolino» TARANTO. Arbore il vero, autentico cantore di Napoli? Replica secca alla Totò: «Ma mi faccia il piacere!». Sarà pure irriverente sbeffeggiare il profeta della tv intelligente, ma la Nuova Compagnia di Canto Popolare, gruppo impegnato da 25 anni nella riscoperta delle radici musicali partenopee, non vuole riconoscergli il ruolo di portavoce della cultura napoletana che Arbore è venuto a ricoprire girando il mondo con la sua orchestra. «Lui ha cavalcato la musica da pizza, spaghetti e mandolino. Ora vuole cancellare quella oleografia, assolutamente non rappresentativa della città, che ha contribuito a dargli il successo. No, non è questa Napoli, e non è Arbore, napoletano adottivo, il suo profeta. Quanto a Celentano, che l'ha eletto a simbolo, è al suo stesso livello: di Napoli non sa niente». Parlano Corrado Sfogli, chitarrista, e Giovanni Mauriello, voce e fondatore, nel '67, della Nccp, con Eugenio Bennato e Carlo D'Angiò. L'accusa è dura: «Dice Arbore che bisogna uccidere Pulcinella. Ma Pulcinella non è una maschera ridicola, lo sbruffoncello che molti hanno rappresentato. La vera maschera è tragica. Arbore dice ancora che il modo di essere napoletani deve cambiare. Secondo noi, non solo. Deve cambiare tutto, perché le colpe non sono semplicemente dei napoletani rappresentati fino a ieri, anche da Arbore, con un'immagine che ora lui respinge: pizza, simpatia e canzonette. E' un'immagine che non ci piace. Da Arbore, comunicatore, uomo dal grande potere televisivo, ci aspetteremmo un impegno diverso nei confronti della cultura partenopea. Se vuole proporre solo canzoncine, lo faccia pure, scanzonatamente. Ma non si assuma il ruolo di simbolo. Quando uno si trova davanti al suo spettacolo "Napoli punto e a capo" si aspetta chissà quali novità. E invece ci trova solo vecchie cose». In vacanza sulla costa tarantina, Giovanni Mauriello e Corrado Sfogli hanno letto sui giornali le parole di Arbore intervenuto sul nuovo corso di Napoli e sulle responsabilità dei napoletani inclini al disordine e alla trasgressione. E prima di partire per Creta, dove parteciperanno al Festivall della canzone mediterranea, vogliono replicare a lui, ma anche ad Adriano Celentano che ieri, su «La Stampa», ha collocato Arbore un gradino più su di Ray Charles, Sammy Davis e Michael Jackson. «Se parla di spettacolo, niente da rispondere», affermano Mauriello e Sfogli. «Però Celentano dice di aver visto solo 4 concerti. Peccato. Dovrebbe vederne qualcuno in più prima di parlare. Di Napoli sa pochino, anzi niente. Ma è un difetto diffuso. Certo, tutti sono abilitati a parlare di Napoli, anche Arbore che è foggiano, anche Celentano che è milanese. Sono i contenuti quelli che contano. Ci sono ancora registi che arrivano in Campania e con il lanternino vanno alla ricerca del quadretto classico, pizza, sole e mandolino, e poi c'è il nuovo direttore de "Il Mattino" Sergio Zavoli, anch'egli non napoletano, che si sforza di fare analisi intelligenti, non accettando la teoria secondo cui il napoletano è una categoria dello spirito o il frutto di una diversità genetica. Il napoletano, invece, non è diverso. In questa città c'è gente che vive ancora nei containers e noi stiamo qui a parlare di cultura». Poi un messaggio ad Arbore: «Siamo contenti che si sia occupato di Napoli, ma ora ha una grande responsabilità. Presenti la Napoli vera, s'impegni con noi, con tutti gli uomini di spettacolo affinché le cose cambino». Dice Sfogli, architetto, figlio di architetto, che nel '79 scelse la scomoda via della musica sostituendo Eugenio Bennato: «Molti conoscono Eduardo, ma pochi Raffaele Viviani che ha descritto una Napoli più vera. Molti conoscono i politici di grido e pochi ricordano che una ventina di anni addietro, nel film "Mani sulla città", il regista Francesco Rosi descrisse un sistema di potere con straordinaria lungimiranza. C'è una città sommersa che tutti dobbiamo aiutare ad emergere». La Nuova Compagnia, 9 elementi, 13 dischi dai quali sono passati anche Peppe Barra e De Simone, ha pronto l'album «Zigarì», che uscirà in autunno. «Quando un anno fa a Sanremo il nostro brano "Pe' dispietto" fu eliminato, Arbore disse che il napoletano non lo capiscono. Lo capiscono a Creta, una bella consolazione». Tonio Aitino

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