I delitti d'estate e i ladroni

I delitti d'estate e i ladroni AL GIORNALE Dalla Bosnia con dolore: la passerella degli italiani buoni Arrivano i feriti troppe telecamere Ho visto in televisione i servizi sui pochi feriti dell'ex Jugoslavia arrivati in Italia. Sono addolorata per loro, ma vedendoli sulle barelle intenti a guardarsi intorno smarriti, vedendone uno intervistato, mi sono chiesta: e gli altri? e i più gravi? Quanto c'è qui di umanitarismo e quanta gara all'autopubblicità dei camici bianchi? Questo pensiero mi è venuto in mente assistendo alla carrellata di medici, primari, direttori sanitari inquadrati mentre spiegavano e promettevano. Scusatemi il dubbio: stiamo cercando di aiutare dei feriti o stiamo cercando di farci belli, contendendoci dei poveri disgraziati che ci faranno comparire in tivù? Tanta frenesia eli «garantire posti». Eppure da quel paese infelice arrivano col contagocce meno casi di quelli che una sera da discoteca porta in unpronto soccorso di provincia. Curateli, e lasciate perdere le telecamere. Flavia Parmarini, Savona «Il Mondo», La Malfa e i finanziamenti Ritengo opportuno, per ristabilire la verità sulle notizie e sulle classifiche pubblicate dal Mondo, a confenna dei nostri metodi di lavoro, trasmettervi la risposta alla lettera di Giorgio La Malfa (pubblicata su La Stampa di martedì 24) che apparirà sul prossimo numero del Mondo. «La quantificazione dei finanziamenti illeciti per i quali Giorgio La Malfa è stato chiamato in causa dai giudici non è frutto di un'invenzione. Ma di una somma aritmetica. «L'ex direttore generale dell'Azienda di Stato per i servizi telefonici, Giuseppe Parrella, interrogato dai magistrati il 31 maggio 1993, ha affermato di aver versato 9 miliardi a Davide Giacalone, braccio destro dell'ex ministro delle Poste, Oscar Mammì, destinati al partito repubblicano. Sentito dai giudici sulla destinazione dei soldi al pri, Giacalone ha detto: "Di tali arrivi era informato La Malfa, che mi capitava d'incontrare per colloqui brevi e cordiali nel corso dei quali una volta lo stesso mi chiese di dire al ministro Mammì 'se poteva fare qualche sforzo in più' ". Questi elementi sono contenuti nella richiesta di autorizzazione a procedere (numero 440) presentata dalla procura di Milano nei confronti di La Malfa. Dove si precisa: "Il fatto materiale della consegna del denaro al pri e a La Malfa è stato confermato da Giorgio Medri, all'epoca della segreteria politica del pri". I reati contestati a La Malfa sono: "Concorso in ricettazione continuata e pluriaggravata e in violazione delle norme del finanziamento pubblico dei partiti". Motivano i giudici milanesi: "Perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso riceveva da Davide Giacalone rilevanti somme di denaro, compendio di delitti contro la pubblica amministrazione. Con le aggravanti, quanto alla fattispecie della ricettazione, di aver commesso il fatto al fine di eseguire il delitto di violazione della normativa sul finanziamento pubblico dei partiti e di aver ricevuto somme di ammontare tale da cagionare un danno patrimoniale di particolare gravità". Questa richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di La Malfa era stata preceduta da un'altra (numero 255) nella quale si ipotizzava il reato della violazione della legge sul finanziamento pubblico. "Per aver ricevuto", hanno scritto i giudici milanesi, "contributi in forma indiretta ottenuti attraveiso l'intermediazione di Guido Roberto Vitale" da una serie di società "per un ammontare complessivo di 93,5 milioni". «Successivamente La Malfa ha ricevuto un avviso di garanzia per corruzione e violazione del finanziamento pubblico. "Il so- spetto", come ha riportato anche il Corriere della Sera il 12 agosto 1993, "è che abbia intascato una tangente di 300 milioni tramite Piercarlo Muzio, repubblicano, del comitato interministeriale prezzi dei farmaci". In seguito alle confessioni di Giuseppe Garofano e Carlo Sama, rispettivamente ex presidente della Mon- tedison e amministratore delegato della Ferfin, La Malfa ha ammesso di aver avuto un finanziamento dal gruppo Ferruzzi. Per l'esattezza 300 milioni, che facevano parte dei contributi elettorali versati ai politici un anno dopo la conclusione della vicenda Enimont. E che portano il totale, appunto, a 9693,5 mi¬ lioni. Nell'articolo era stata inoltre già nettamente specificata la differenza fra i contributi illeciti destinati all'attività dei partiti e le somme incassate per tornaconto personale». Redento Mori Direttore responsabile di il Mondo, Milano Italiani fieri ma poveracci Leggo lettere di cittadini che si vergognano di essere italiani. Di che dovremmo vergognarci noi, poveri cristi, che rispettiamo il prossimo, ubbidiamo alle leggi e sopportiamo soprusi? Politici corrotti, delinquenti, truffatori, assassini, ammazza popoli infestano non solo l'Italia, ma tutto il mondo e non si vergognano mai. Maria Angela Fronello Pianezza (To) Vìva le patate chiudiamo la scuola A San Giovanni in Fiore (Cosenza), si è deciso di chiudere l'Istituto Professionale dell'Agricoltura. Non sappiamo dove siano e cosa facciano i giovani che hanno maturato le loro cognizioni culturali e agricole in quell'istituto, ma sappiamo che l'annuncio della chiusura ha messo in agitazione il paese. Gli amministratori comunali hanno sollecitato i giovani a formare una delegazione, guidata da un parlamentare del posto, per portare la protesta a Roma. Da oltre quarantanni non c'è Piano Regolatore e il territorio (gran parte costituito dall'altipiano della Sila) è affidato ad un molto discutibile Piano di Fabbricazione. Ciò ha reso possibile che un ridente paese sorto nelle montagne diventasse una città di circa ventimila abitanti che offende il più elementare senso estetico. Case ammucchiate, costruite su dirupi, brutte strade, mancanza di giardini. Negli anni passati, privati hanno presentato al Comune progetti che, con impianti turistici, campeggi e villaggi, avrebbero voluto e vorrebbero rispondere alle richieste turistiche che arrivano da Puglia e Sicilia. Quei progetti sono negli archivi, mentre Timprenditore privato che volesse investire i suoi risparmi non trova di meglio che realizzare un'azienda agricola. In Sila si coltivano patate. Qualche azienda naturalmente improduttiva è stata trasformata in un'industria di oltre diecimila porci, e d'estate il territorio Silano diventa un'immensa pattumiera che raccoglie rifiuti dei gitanti. A Cosenza si tengono spesso vertici tra amministratori, parlamentari e il rettore dell'Università. Di recente se n'è tenuto uno, ospite il sottosegretario al Lavoro Principe, perché l'Università «mira all'attivazione di nuove facoltà e nuovi corsi di laurea». Si può invocare giustizia contro una scuola che si chiude mentre in una città di ventimila abitanti, la cui posizione invita a imitare Cortina, la legge non consente che si apra un cantiere? Possono, i signori che ci governano e che ci ubriacano parlando di cambiamento, consentirsi di plagiare con favole assurde la coscienza dei giovani calabresi che sarebbero fieri di svolgere un lavoro costruttivo? Si può parlare di nuove facoltà e di nuovi corsi di laurea mentre abbiamo l'inflazione dei titoli di studio? Maria Pia Palmieri Ripoli Celico (Cosenza) Stefania Craxi e la casa in affitto Vi scrivo per fare alcune precisazioni in merito all'articolo della sig.ra Valeria Sacchi. Tanto per cominciare il nome del padre delle mie figlie è Marco Bassetti. Quanto all'agenzia che ce l'ha affittata la casa e il padrone di casa sono sempre stati a conoscenza dei nomi e cognomi dei membri della nostra famiglia. In terzo luogo non ho nessun bisogno di occultare a nessuno e per nessun motivo il mio cognome di cui vado molto orgogliosa. Le affermazioni dell'articolista sono perciò del tutto prive di fondamento, gratuitamente ingiuriose e persino vili. Stefania Craxi, Milano