Cesana erede di don Giussani di Francesco Grignetti
Sconfìtta la linea dei «romani» compromessi da Tangentopoli e dalle frequentazioni con il Caf Colpo di scena al meeting di Rimini, il Movimento popolare cambia leader Cesano erede di don Giussani Sarà chiamato al fianco del fondatore di CI Gli succede Vittadini, manager fuori dal Palazzo RIMIMI DAL NOSTRO INVIATO Non si doveva parlare di politica, in questo meeting. E invece dopo i sussurri, le manovre di corridoio, le smentite, ecco il colpo di scena. Giancarlo Cesane lascia il Movimento popolare, braccio politico di CI. Dopo nove anni di presidenza, è chiamato al fianco di don Giussani. Una grande promozione, apparentemente. Ma chissà, tutto può essere. Una cosa è sicura: la svolta di CI non poteva essere gestita dall'uomo che ha flirtato negli anni scorsi con Forlani, Andreotti e Craxi. Quel Cesana, poi, che alla Costituente del nuovo partito cristiano fece l'elogio (fischiato) delle vecchie correnti de. In definitiva, ha guidato le mosse dei ciellini per nove anni. E anche lui paga inevitabilmente il cambio di regime. La notizia, piombata a metà Meeting grazie a uno scoop del Grl, ha sconvolto i rituali delle gerarchie come una bomba. I colonnelli ciellini sono rimasti sbigottiti. E tanto per non sbagliare, sono scomparsi dalla circolazione. Giancarlo Cesana e il portavoce Alberto Savorana si sono messi in macchina e hanno abbandonato Rimini. Don Giacomo Tantardini, che secondo le interpretazioni più maliziose aspirava lui a diventare il «delfino» di don Giussani, non si è visto. Soltanto a pomeriggio inol- trato, dopo convulse telefonate tra Milano, Roma e Rimini, e probabilmente dopo le indispensabili indicazioni di don Giussani, sono arrivati due comunicati ufficiali. Uno «a proposito di Movimento popolare» riporta due secche parole di Cesana: «Tutte fantasie». L'altro è il commento ufficiale di CI, che non smentisce: «In realtà il servizio del Grl, trasmesso questa mattina, non dice nulla di nuovo e ci trova a vivere le cose come le stiamo vivendo da tanti anni». Insomma, tutto vero: c'è stata una sorda guerra intestina per scegliere il «delfino» di don Giussani; c'è stata una lunga tensione anche tra il gruppo romano - raccolto attorno a don Tantardini, il settimanale «Il Sabato» e Marco Bucarelli - e quello milanese; l'inchiesta Mani Pulite in un anno ha cambiato i rapporti di forza all'interno del Movimento popolare. E non poteva essere altrimenti, visto che il vicepresidente di Mp è agli arresti domiciliari e tanti amministratori locali vicini a CI sono stati scalzati dal potere. Alla fine, se sarà confermata l'indiscrezione che a guidare Mp verrà chiamato Giorgio Vittadini, attuale presidente della Compagnia delle Opere, significherà che ha prevalso chi in questi anni si è occupato di cre¬ scere nel mondo economico e sociale. Ne esce sconfitto chi, invece, aveva puntato tutto nel rapporto con i vecchi politici del Caf. «Quando Vittadini sarà presidente - arriva a predire Aldo Brandirali, ex leader del gruppo di estrema sinistra "Servire il popolo", convertito da qualche anno all'insegnamento di don Giussani e oggi capogruppo de al consiglio comunale di Milano - Mp arriverà alla fusione con la Compagnia delle Opere». E l'identikit di Vittadini sembra già segnare un cambio di marcia: manager della Compagnia a tempo pieno e affiliato all'ordine dei «Memores domini». Ovvero uno degli adulti di CI, quelli più severi che hanno fatto voto di castità e obbedienza. Ma davvero quella voragine della politica che si chiama Tangentopoli ha trascinato con sé anche i ciellini «troppo» amici del potere? La risposta a tante domande, una volta ancora, arriva dal Meeting in corso a Rimini. Già il titolo «Accade qualcosa da Oriente» vuole rinviare a una dimensione più ecclesiale che politica. Un distacco annunciato più volte e imposto da don Giussani in persona. Sembrava proprio una fuga dalla politica. Ma le apparenze, una volta di più, in casa ciellina ingannano. La politica interessa ancora, eccome. Cacciata dalla porta, la politica rientra dalla finestra. C'è Andreotti in arrivo, oggi, che viene a parlare di storia patria. Ma come, tutti si domandano, i ciellini tornano andreottiani? Niente affatto. Anzi, da alcuni giorni è diventato un po' ingombrante questo grande vecchio della de, tanto che gli riservano una sala laterale e un'introduzione di tono minore. Tre giorni fa, infatti, qui è esploso un pubblico feeling con Mino Martinazzoli. Non solo: anche Oscar Luigi Scalfaro ha deciso a sorpresa di venire a salutare i giovani ciellini. Sembra tutto chiaro, dunque: Comunione e Liberazione ha deciso di appoggiare il nuovo corso. Francesco Grignetti Sconfìtta la linea dei «romani» compromessi da Tangentopoli e dalle frequentazioni con il Caf Da sinistra, don Luigi Giussani, Giancarlo Cesana e don Giacomo Tantardini
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