Noi curiosi sconfitti dai marziani di Piero Bianucci

La navicella della Nasa alla deriva, l'esplorazione del pianeta rosso rinviata di 10 anni La navicella della Nasa alla deriva, l'esplorazione del pianeta rosso rinviata di 10 anni Noi curiosi sconfitti dai marziani IL sogno dell'esplorazione di Marte si allontana di almeno 10 anni. La navicella della Nasa che nella notte tra martedì e mercoledì doveva entrare in orbita intorno al «pianeta rosso» è alla deriva nello spazio. L'ultimo tentativo di ristabilire il contatto radio è fallito 24 ore fa e la sofisticatissima sonda è diventata un relitto inutile benché sia costata un miliardo di dollari (più di 1500 miliardi di lire). Si direbbe che ci sia una maledizione marziana. Alla fine degli Anni 80 altre due sonde, le navicelle sovietiche «Phobos», hanno fallito l'avvicinamento al pianeta. Marte sfugge, dunque, difende a oltranza il suo segreto, vuol restare la patria degli extraterrestri nell'immaginario popolare. Il mistero che circosnda la fine della sonda americana è degno di un romanzo di Bradbury: un computer guasto, l'esplosione di un serbatoio, una ferita da meteorite? Come se non bastasse, la Nasa è anche teatro di uno squallido litigio tra ricercatori. Una équipe capitanata dall'astronomo Tom van Flandern della Yale University accusa i vertici dell'ente spaziale americano di aver sabotato la missione con lo scopo di nascondere al mondo una scoperta clamorosa: l'esistenza di tracce di una civiltà marziana estinta. In realtà questa è una vecchia storia. In certe immagini riprese 17 anni fa dalle navicelle americane «Viking» si distinguono effettivamente strane formazioni di aspetto artificiale: una cittadella a forma di pentagono, alcune piramidi e U volto di una sfinge. Si tratta senza dubbio di gio¬ chi di ombre su colline, basta che il Sole salga sull'orizzonte di Marte e tutto si dissolve. Del resto le dimensioni di 5-6 chilometri fanno escludere l'ipotesi di una origine artificiale. Eroi Torun, cartografo della Defence Mapping Agency, e David Webb, membro della commissione presidenziale per le ricerche spaziali, hanno però sposato la tesi di Flandern: la Nasa secondo loro si rifiuterebbe di rendere pubbliche tutte le fotografie riprese dai «Viking» nel timore dell'impatto che avrebbe sull'umanità la scoperta di una civiltà extraterrestre, sia pure scomparsa. Polemiche a parte, da anni la Nasa colleziopne insuccessi: con lo Shuttle, la sonda «Galileo», il telescopio spaziale. Per adesso la reazione dell'ente spaziale americano è all'insegna di un cauto ottimismo. Non tutto è perduto, dice William Piotrowski, responsabile della Divisione esplorazione del sistema solare. C'è ancora la speranza di recuperare la sonda, i ten¬ tativi continuano. Ma obbiettivamente il margine è molto stretto. La navicella, chiamata «Mars Observer», ha incominciato il suo viaggio il 25 settembre dell'anno scorso. In 11 mesi ha percorso 750 milioni di chilometri. Martedì avrebbe dovuto diventare un satellite di Marte e per un anno marziano (687 giorni) compiere accurate osservazioni in vista di una successiva missione progettata per sbarcare sul pianeta un robot. Infine sarebbe venuta, intorno al 2015, la spedizione con un equipaggio di sei astronauti. Ora tutti questi programmi rischiano di saltare. Il naufragio di «Mars Observer» non rappresenta soltanto il fallimento di una missione e la crisi della più importante agenzia spaziale. E' uno stop nell'esplorazione del sistema solare che può spostare di una generazione il primo viaggio interplanetario con uomini a bordo. Piero Bianucci

Persone citate: Bradbury, David Webb, William Piotrowski

Luoghi citati: Torun