Ahmed primula rossa dei carrugi di Renato Rizzo
Ahmed/ primula rossa dei carrugi Genova, doveva presentarsi alla procura dei minorenni, non ha mantenuto la promessa Ahmed/ primula rossa dei carrugi Nuovamente in fuga il baby-criminale marocchino LA LEGGENDA DEI VICOLI GENOVA DAL NOSTRO INVIATO Marsha rovescia la testa all'indietro e, contemporaneamente, gira gli occhi in su, come fanno certe bambole: «Ahmed? Sì, lo conosco. Quando la polizia lo ha preso io ero proprio lì vicino e sai che cosa ho fatto? Ho applaudito. Ha troppo coraggio, si crede un principe. Brutto, pericoloso uomo». Dice proprio così, Marsha, appoggiata al portone semichiuso di via della Maddalena: «Pericoloso uomo». E sono due parole in cui lascia galleggiare tutta la sua paura. Quest'uomo che, nei vicoli del centro vecchio e morente di Genova, ha costruito attorno a sé una piccola leggenda nera, non ha ancora un filo di barba'e parla con voce quasi femminile: hall anni, quest'uomo. Di lui si conosce solo il nome e la rabbia con cui ruba e ferisce e rapina. Facendosi scudo di un'età che lo mette al riparo dall'arresto, Ahmed, marocchino senza famiglia e senza radici, passa beffardo e sicuro dalle stanze della questura a quelle della procura della Repubblica per poi tornare fuori, nell'intrico dei carrugi che sono, per lui, casa e letto e terreno di scorribanda. Fuori: a ripiombarsi in questo gioco terribile dove le guardie e i ladri sono reali. Agli agenti di polizia e ai magistrati che, in queste settimane, l'hanno interrogato, lui ha risposto con lunghi silenzi. Poi, guardato l'interlocutore con i suoi occhi bui e segnati, da ragazzino che non dorme abbastanza, ha recitato le uniche parole che conosce in italiano: «Sono un minorenne, non potete farmi niente». La sua storia di piccolo boss s'inizia un paio di settimane fa con un episodio avvenuto nei foschi quartieri dove, a fine luglio, esplose guerra fra bianchi ed extracomunitari: giorni e notti di fuochi e di bastoni in un intreccio di razzismo e interessi sporchi per la supremazia dello sfruttamento della prostituzione e nello spaccio della droga. Allora Ahmed, con un connazionale di 22 anni, assale un maghrebino: coltello in pugno, si fa consegnare tutto il tesoro di chincaglierie in cui l'altro aveva investito i propri risparmi. Ma il rapinato riesce a fuggire, corre verso la volante che pattuglia quest'angolo di casbah. Il vicolo diventa una voliera: agenti che corrono, donne che gridano, svelti uomini-ombra che scompaiono dietro i portoni. Ahmed e il complice vengono sorpresi con la refurtiva in spalla. «Sono minorenne non potete farmi niente», dice il bambino. E le parole gli riaprono le porte della libertà: libero di tornare a Cicala, a Sottoripa, alla Maddalena. Libero di vendicarsi: questa volta il maghrebino non riesce a fuggire. Ahmed lo raggiunge, gli rompe una bottiglia sul capo quindi, con i cocci, gli sfregia il volto. E' un gesto che appiccica sulle spalle gracili di questo bimbo cresciuto senza infanzia, l'etichetta del malavitoso. E, così, ecco che pochi giorni dopo il suo nome rispunta in questi vicoli di palazzi idropici e sfarinati: un barbone ubriaco è aggredito all'uscita dal bar e c'è chi giura di aver notato, tra gli assalitori, anche il bambino terribile. S'alimenta di voci il triste «mito» di Ahmed che colpisce e fugge e scompare nella melma di quartieri dove gli immigrati dormono in 10-15 in sordidi stambugi pagando fino a 700 mila lire mensili a testa. E dove la prostituzione è rissosa e sfrontata. E dove la droga sparpaglia allo sbando famiglie di spacciatori e tossici senza requie. E dove decine di migliaia di persone perbene sono ostaggio della delinquenza. Ahmed lo trovano in piazza delle Vigne. Finisce in questura: lo identificano, lo fotografano, gli prendono le impronte digitali. La solita frase a respingere ogni domanda: «Sono minorenne, non potete farmi niente». No, qualcosa possono «fargli»: lo accompagnano in un istituto di accoglienza per extracomunitari perché vi trascorra la notte. Lui, poche ore dopo, si riallontana, ritornando un'ombra che vola nei vicoli. «Un bambino duro ed aggressivo - lo definisce il dirigente della questura, dottor Celentano -. Né potrebbe essere altrimenti per uno come lui che da un anno vive di espedienti, per strada». «Per lui e per quelli come lui possiamo fare ben poco - aggiunge il giudice minorile Giovanni Marras, che lo ha interrogato -. La Liguria vive momenti particolarmente difficili legati anche al grande afflusso di extracomunitari. Noi, rispetto all'agosto scorso, ad esempio, abbiamo avuto un incremento di denunce del 38 per cento». Ahmed, intanto, è nuovamente scomparso. Ieri avrebbe dovuto presentarsi alla procura dei minori, ma hanno atteso invano che mantenesse la promessa. Ora la magistratura potrebbe decidere di emettere nei suoi confronti l'unico prowedimento utile a fermare un'esistenza violenta ed emarginata che si avvita su sé stessa: il «mandato di rintraccio» in base al quale un ragazzo con meno di 14 anni, giudicato «socialmente pericoloso» può essere fermato e trasferito in un centro per minori attrezzato e vigilato E, così, lo stanno cercando nei «suoi» vicoli. Marsha, adesso, ri de spalancando la sua bocca sgangherata: «Piccolo principe hai finito di fare paura>>. Renato Rizzo Quando lo prendono sfotte i poliziotti applaudendoli Carrugi di Genova, il regno del piccolo Ahmed
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