Olp, scricchiola il trono di Arafat

Dimissioni a catena nel direttivo contro buco finanziario e gestione autoritaria Dimissioni a catena nel direttivo contro buco finanziario e gestione autoritaria Olp, scricchiola il trono di Arafat Riunione a Tunisi per processare la sua leadership TUNISI. Le polemiche dimissioni di due componenti del Comitato esecutivo dell'Olp, la crisi finanziaria che ha colpito l'organizzazione palestinese e le critiche sempre più aperte alla gestione del suo patrimonio concorrono a mettere in difficoltà Yasser Arafat, la cui leadership è sempre più contestata proprio nel momento in cui i negoziati con Israele sembrano avviarsi alla stretta finale. Una riunione straordinaria del Comitato esecutivo dell'Olp è stata annunciata a Tunisi per giovedì prossimo da Mohamed Sonetti, segretario del Consiglio nazionale palestinese (il Parlamento in esi.io). All'ordine del giorno ci sarà «il deterioramento della situazione finanziaria e interna dell'Organizzazione». Per Arafat piove sul bagnato. Venerdì, in polemica con lui, si è dimesso dal Comitato esecutivo dell'Olp Mahmoud Darwish, noto come il poeta dell'Olp per i suoi versi, accusando Arafat di gestione debole e personalistica del negoziato di pace per il Medio Oriente. Domenica ha seguito il suo esempio Shafik alHout, rappresentante dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina in Libano. AlHout ha definito la leadership di Arafat «irresponsabile e avventurista»: oltre ad accusarlo di troppi cedimenti nei confronti di Israele alle trattative di pace, al-Haout ha fatto carico ad Arafat di «mala gestione» delle ricchezze accumulate dall'Olp grazie ai contributi di cui i Paesi petroliferi arabi sono stati generosi per anni (prima di sospenderli quando Arafat si schierò con Saddam Hussein nella questione dell'occupazione irachena del Kuwait). Il gesto polemico dei due diri genti ha riacutizzato la ferita aperta dalle dimissioni di Faisal Husseini, Said Erakat e Hanan Ashrawi dalla delegazione palestinese per le trattative con Israele, dimissioni rientrate a fatica sotto pressione di Arafat. Il bilancio dell'Organizzazione palestinese è in passivo per circa 140 milioni di dollari (224 miliardi di lire) e si è già proceduto a tagliare le spese su molti fronti. L'Olp non riesce a pagare le retribuzioni a decine di migliaia di dipendenti, impiegati in vari incarichi che vanno dall'assistenza all'istruzione e all'indottrinamento nei campi profughi e nei Territori occupati da Iraele. Dopo la guerra del Golfo, le entrate dell'Olp sono crollate da 300 milioni di dollari (ben oltre quattrocento miliardi di lire) a 40 milioni l'anno. Il patrimonio finanziario dell'Olp è uno dei segreti custoditi più gelosamente dai vertici dell'Organizzazione e le stime di diverse fonti variano dai due ai cinque miliardi di dollari, controllati direttamente da Yasser Arafat e affidati in gestione alle banche svizzere. Arafat non intende attingere a questi fondi, che ritiene indispensabili per dare una base finanziaria all'auspicato Stato di Palestina. Al coro dei critici di Arafat si è unito ieri da Beirut il colonnello Munir Maqdan, alto esponente militare di al-Fatah, chiedendo le dimissioni di Arafat. In un'intervista a Radio Libano, Maqdan ha spiegato che il leader dell'Olp dovrebbe farsi da parte «per preservare l'unità delle file palestinesi». Infine il portavoce del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (l'organizzazione di Habbash, rivale di al-Fatah) nei Territori occupati, Riad el-Malki, ha auspicato un'accelerazione della crisi interna all'Olp. Se altri dirigenti si dimetteranno dall'esecutivo, ha affermato, «Arafat sarà obbligato a convo¬ care il Consiglio nazionale allo scopo di eleggere nuovi dirigenti, anche se prima sarà necessario democratizzare l'Organizzazione». Sul fronte dei negoziati di pace, ieri il capo della delegazione palestinese Haider Abdel Shafi non ha escluso una interruzione delle trattative se anche alla prossima tornata a Washington non si avranno progressi. In dichiarazioni alla radio austriaca, Shafi ha detto che il prossimo round di negoziati sarà «decisivo». Se non si avrà un avvicinamento delle posizioni i palestinesi «sospenderanno probabilmente la partecipazione al processo di pace» finché Israele non presenterà concrete proposte di compromesso. Il leader palestinese ha detto che il governo laborista di Rabin si distingue da quello precedente del Likud guidato da Shamir solo per il fatto che Rabin «cerca sinceramente un'intesa con i palestinesi, ma secondo il suo punto di vista». Sempre riguardo ai negoziati, ieri Arafat è arrivato ad Amman per parlare con re Hussein, che aveva protestato per l'assenza di coordinamento fra Olp e Giordania in occasione del'ultima proposta, avanzata dal leader palestinese, di parziale ritiro israeliano dai territori, [e. st.] La portavoce dei palestinesi alla conferenza di pace in Medio Oriente Hanan Ashrawi [FOTO ANSA) Il leader dell'Organizzazione palestinese, Yasser Arafat [FOTOAP]