I DETECTIVE DI POE IN CERCA DI LETTERE di Stefano Bartezzaghi

GIOCHI IN VACANZA GIOCHI IN VACANZA I DETECTIVE DI POE IN CERCA DI LETTERE attigui. A Ursula, infatti, sarebbe piaciuto ima sorta di motto coniato da Clara: «L'imprevista utilità delle anomalie». Sarebbe piaciuto anche a Edgar Allan Poe. Clara scrive il suo motto su un biglietto e lo lascia in giro per il proprio appartamento, in modo da poterlo ritrovare casualmente, di tanto in tanto. Un biglietto apparentemente insignificante che gira per IL terzo enigma di Edgar Allan Poe ha a che fare con le serrature e con gli oggetti smarriti. In una vecchia storiella, molto amata dai filosofi della scienza, un uomo ha perso le chiavi di casa per strada, e le cerca vicino a un lampione, nell'unico tratto rischiarato del marciapiede. Che senso avrebbe cercarle al buio? Una serratura senza chiavi somiglia a un enigma senza soluzione, e viceversa. Ma un conto è una chiave smarrita, un conto è una chiave inesistente. Un fabbro, e magari il migliore, sa sempre aprire una serratura, costruire una chiave mancante, forzare. Dunque se la serratura è senza chiave non sarà perché l'oggetto sia inesistente - impossibile, insostituibile ma perché è andato smarrito, è al buio, fuori dal cono di luce del lampione. Il più delle volte, poi, gli oggetti smarriti ci sono stranamente vicini. In un breve romanzo, qui già citato, di Saul Bellow, La sparizione (1988), un anello viene perduto e poi ritrovato da Clara, la protagonista, sul pavimento della camera da letto: «Proprio sotto di me, che me ne stavo distesa a soffrirci sopra» (conclude il marito: «Anch'io vorrei avere le risposte sotto il letto»). Il metodo per ritrovare gli anelli smarriti, e forse varrà anche per le chiavi e per le risposte, lo ha spiegato Gabriel Garda Màrquez in Cent'anni di solitudine (1967): «Una volta Fernanda mise a soqquadro tutta la casa perché aveva perduto la sua fede matrimoniale, e Ursula la trovò su uno scaffale della stanza dei bambini». Ursula, ormai, è cieca: «... aveva scoperto che ogni membro della famiglia ripeteva tutti i giorni, senza rendersene conto, gli stessi percorsi, le stesse azioni, e che ripeteva quasi le stesse parole alla stessa ora. Solo quando si scostavano da quelle meticolose abitudini correvano il rischio di perdere qualcosa». Ursula ripensa all'unica cosa inusuale che Fernanda avesse fatto in quei giorni, ricostruisce la scena dello smarrimento e, cieca, va a colpo sicuro là dove sa che l'anello non può non essere. Peccato che i mondi narrativi in cui rispettivamente vivono Clara e Ursula non siano (u jvwc0$ (u jvwSMO & Stato c0$r incaici- l una stanza ci ricorda la vicenda della Lettera rubata (1845), il secondo dei racconti polizieschi di Poe. Si potrebbe addirittura pensare che Bellow avesse in mente proprio i racconti di Poe, visto che nella Lettera si parla di qualcosa che va vicino all'«imprevista utilità delle anomalie». L'investigatore Auguste Dupin scandalizza il capo della polizia - che non riesce a ritrovare la lettera rubata - dicendogli che forse «il mistero è troppo semplice... un po' troppo ovvio». E già nei Defitti della Rue Morgue, i poliziotti, ingegnosi e superficiali, erano «caduti nel grossolano ma comunissimo errore di confondere l'anomalo con l'astruso. Ma è proprio seguendo le deviazioni dell'ordinario corso delle cose che la ragione potrà trovare la strada che porta al vero». E' in questo modo che consuetudini e anomalie sono utili al lavoro del detective. Come la cieca Ursula trova l'anello perduto dopo avere analizzato le abitudini della famiglia Buendia, Auguste Dupin analizza le consuetudini della polizia, guarda altrove e trova la lettera nascosta (lui stesso incarna l'alternarsi di normalità ed eccentricità: in Francia, Auguste è il nome più altisonante e Dupin il cognome più comune. Come chiamarsi Augusto Brambilla). lCHéUK massimo, & un UL.O r.6at0ru Le abitudini, e non solo le abitudini, degli altri si scoprono quando riusciamo a rispecchiarci in loro. I poliziotti sbagliano perché cercano la lettera dove l'avrebbero nascosta loro, mentre Dupin fa precisamente il contrario: «L'analista si proietta nell'animo dell'avversario, e con questo si identifica e non di rado, in tal modo, con una sola occhiata coglie l'unico metodo - talora incredibilmente semplice con cui indurre in errore, o far precipitare un calcolo inesatto» (I delitti...). E anche: «Quando voglio sapere quanto savia, o quanto sciocca, quanto dabbene, o quanto maligna sia una certa persona, o quali siano i suoi sentimenti in un certo momento, adatto, per quel che posso, l'espressione della mia faccia all'espressione della sua, e poi aspetto di vedere quali pensieri o sentimenti mi sorgano nella mente o nel cuore, tali da convenire 'o accordarsi a quell'espressione» (La lettera...). Il problema è immedesimarsi con la logica di un orango. A Dupin questo capita nella Rue Morgue. Ma anche Edipo deve rispecchiarsi in un mostro, nella Sfinge, per risolvere l'enigma. L'enigma della Sfinge parla dell'uomo come di un essere mostruoso e inconsueto, che ha «quattro, due e tre gambe e una voce sola». La Sfinge vede gli uomini da un punto di vista non umano, e se Edipo risolve l'enigma è "perché solo lui, in tutta Tebe, riesce a disumanarsi. A Dupin non va diversamente: si immedesima con uno schema d'azione e scopre che solo un orango può averlo messo in opera. Rispecchiandosi con l'altro, si può anche scoprire che il disumano, il subumano ci assomiglia. La Sfinge ha corpo di leonessa, ali d'uccello e però, volto e seno di donna. In quanto all'orango, non ce lo aspetterem mo ma la somiglianza tra l'inglese orang e orange (arancia) è alla base dello strano titolo A Clockwork Orange {Arancia meccanica, romanzo di Anthony Burgess e film di Stanley Kubrick) Burgess, infatti, aveva dissimulato dietro all'innocente e stra vagante arancia la scoperta che il malese urang-utan significa «Creatura umana selvaggia». Noi stessi, deformati dallo specchio -ua"6uida AlCHéUK pot&c, al massimo, ass€6NAI2& un COL.7C.UL.O agu al36r.6at0ru Stefano Bartezzaghi

Persone citate: Anthony Burgess, Auguste Dupin, Augusto Brambilla, Bellow, Edgar Allan Poe, Gabriel Garda, Saul Bellow, Stanley Kubrick

Luoghi citati: Clockwork Orange, Dupin, Francia