Quattro ore per inchiodare l'assassino

L'autopsia conferma, morì tra le 14 e le 18: margini più stretti per verificare gli alibi L'autopsia conferma, morì tra le 14 e le 18: margini più stretti per verificare gli alibi Quattro ore per inchiodare Passassino Manuela fu uccisa quel pomeriggio Ormai è certo: Manuela Petilli è morta tra le 14 e le 18 del 2 agosto. L'ultimo pasto lo ha consumato in casa del nonno Lorenzo, a Ivrea. Su questo punto l'autopsia è categorica. Il particolare consente agli investigatori di circoscrivere le indagini a un periodo breve, verificando tutti gli alibi dei testimoni. E di formulare quattro ipotesi per spiegare il delitto. Tutte credibili, nessuna convincente. I fatti noti. Sul cadavere di Manuela è stata trovata la camicetta, mentre i pantaloni erano sfilati. La cintura era nel prato. Al primo piano della «casa del mostro» non si può accedere attraverso una scala: quella esistente è crollata da anno. Per salire è necessario arrampicarsi. Infine, Manuela non è morta perché colpita da un mattone o un bastone, non le hanno sparato, non ha assunto sostanze stupefacenti. Nel primo pomeriggio del 2 agosto è uscita dalla casa del nonno, ha raggiunto la stazione, le hanno detto che il treno per Strambino era stato soppresso. Una donna l'ha vista dirigersi verso la fermata degli autobus, un'altra sostiene di averla notata mentre faceva autostop. Cosa può essere accaduto? Lo sconosciuto. Un'auto si ferma, Manuela accetta il passaggio. L'assassino è della zona, conosce il casolare. La minaccia, la costringe ad entrare, le impone di togliersi i pantaloni. La ragazza si ribella, c'è una lotta, lui riesce a prendere il sopravvento. Ha il tempo di sfilare la cintura, la stringe attorno al collo della sua vittima. Torna più tardi, con un complice. E' un grosso rischio ma deve correrlo per ritardare la scoperta del crimine: in due riescono a trasportare il corpo e gli effetti personali al piano superiore ma dimenticano la cintura nel prato. Appiccano il fuoco. Variante a questa ipotesi: gli assassini sono due o tre, tentano lo stupro di gruppo e poi uccidono (ma Manuela sarebbe mai salita su un'auto con due o tre sconosciuti?). Il conoscente. «Per fortuna è un amico», pensa Manuela mentre sale sull'auto di un vecchio compagno di scuola o di un ragazzo incontrato al bar. Chiacchierano, lui le propone di fumare un po' d'erba in quella vecchia casa dove non va mai nessuno. Poi accade tutto come nella ipotesi numero uno. Con un movente in più: la ragazza doveva morire perché conosceva volto e nome dello stupratore. La vendetta. Raffaella Marchelli, mamma di Manuela, ge- stiva una pizzeria a Ivrea. Lì ha conosciuto Claudio Nogara, e alcuni amici di Nogara sono ben noti a polizia e carabinieri. Uno lo hanno ammazzato sotto casa, sparato e poi finito a bastonate. In famiglia qualcuno conosce un segreto di troppo, è l'ora di fargli vedere cosa potrebbe accadere se lo rivelasse. Il piano è già stabilito, ma c'è Manuela che fa l'autostop. Le offrono un passaggio, lei non sospetta nulla perché quelle persone le conosce. Forse vogliono violentarla e rimandarla a casa, poi si rendono conto che, viva, sarebbe un pericolo. L'amico di famiglia. Fa l'autostop Manuela. Ma nessuno la carica, o lei cambia idea. Telefona a qualcuno che conosce molto bene. Stranamente non a Claudio Nogara, che da quando non vive più con la mamma, a Strambino, abita a 600 metri dalla stazione di Ivrea e sostiene di non aver parìa' o con la ragazza, quel giorno. Un altro, allora, un signor X che gli investigatori hanno interrogato, che ha pre¬ sentato le condoglianze alla mamma, che martedì sarà al funerale. Manuela non conosce le fantasie di quell'uomo, o forse le ha intuite, ma non sospetta che lui si spingerà tanto avanti. Con una scusa la porta davanti al casolare, le salta addosso, più lei resiste più lui s'infuria, la colpisce, la strangola. E' la pista che più s'adatta agli elementi noti ed ha meno «buchi». Anche in questo caso, però, resta un problema: Manuela s'è arrampicata con l'uomo al primo piano quando era ancora viva? Se la risposta è sì, perché la cintura è stata trovata fuori casa? Se la risposta è no, come ha fatto l'assassino a trasportare da solo il cadavere? Oggi nuovi interrogatori. Si attendono i rilievi sul biglietto ferroviario trovato nella casa. Se ci fossero impronte digitali di un sospettato il caso potrebbe considerarsi chiuso. Un colpo di fortuna sul quale gli investigatori non sembrano contare più di tanto. Quasi certo ormai anche il movente della violenza: i pantaloni erano sotto il cadavere della ragazza, la cintura è stata trovata nel prato fuori dal casolare. Un complice aiutò l'assassino a nascondere il corpo? A sinistra, la madre della vittima Raffaella Marchetti Sotto, il convivente della donna, Claudio Nogara In alto, nella cartina, il percorso alternativo che l'assassino potrebbe aver seguito per raggiungere la «casa del mostro»

Persone citate: Claudio Nogara, Manuela Petilli, Raffaella Marchelli, Raffaella Marchetti

Luoghi citati: Ivrea, Nogara, Strambino