Adjani-lisi scontro di regine di Gabriella Bosco

Si gira «La reine Margot» di Chéreau, e Virna litiga con la divina Isabelle Si gira «La reine Margot» di Chéreau, e Virna litiga con la divina Isabelle Adjani-lisi, scontro di regine Il film sarà il nuovo «Via col vento»? PARIGI. Sarà il nuovo «Via col vento»? I francesi giurano di sì, non foss'altro che per l'aura di leggenda e mistero che circonda da almeno quattro anni ogni notizia sul film, la sua realizzazione, il cast e soprattutto la tormentatissima protagonista. «La regina Margot» per la regia di Patrice Chéreau, ovvero il ritorno molto atteso di Isabelle Adjani assente dalle scene dai tempi ormai remoti di «Camille Claudel». C'è stata, è vero, la rentrée sulla Croisette con «Toxic affair», dopo il lungo esilio britannico per ragioni sentimentali. Ma è stata un'apparizione in sordina, volutamente dosata per non guastare questa uscita, l'unica degna di lei, la sola star hollywoodiana del cinema francese. Chéreau covava il progetto e ne centellinava briciole da così tanto tempo ormai, che non ci si credeva più. Uno di quei sogni nel cassetto da rinviare sempre, un po' come Proust per Visconti. Dieci volte l'annuncio che le riprese stavano per ricominciare, e dieci smentite. Un budget molto chiacchierato, pare di 200 milioni di franchi. Il produttore, Claude Berri, che si tira indietro dopo aver accettato, giudicando l'impresa troppo avventata. Un film-colossal di 4 ore e mezzo, la sceneggiatura scritta in tandem da una coppia tra le più improbabili: accanto a Chéreau - re delle scene francesi sì, ma di quelle teatrali e liriche, solo quattro film al suo attivo e non grandi capolavori - una Daniele Thompson (figlia del regista Gerard Oury) autrice di grandi successi ma di genere totalmente commerciale, tipo «La grande vadrouille e La boum». Poi d'un tratto, dopo la parentesi di «Germinai», Claude Beni che ci ripensa e, ridotto appena il bu¬ dget, toma ad accettare il rischio proprio per l'avventatezza eccessiva dell'impresa. ChéreauThompson, estetismo e popolarità abbinati ai massimi livelli: quanto di più promettente si possa desiderare. Ed ecco, a sorpresa di tutti, le riprese che iniziano. Adjani, lei, aveva detto sì fin dall'inizio, a scatola chiusa. Chéreau l'aveva interpellata prima ancora che cominciasse la sua burrascosa love story con l'attore inglese Daniel Day Lewis. Dall'inizio di maggio, docile come nessuno l'aveva mai vista, obbedisce sul set dove è regina. I ciak finiranno a metà settembre 20 settimane in tutto, un record assoluto di rapidità per un film di queste proporzioni. E pochissimo trapela. Ovunque si sposti il carrozzone, il servizio d'ordine per tenere lontano i curiosi è imponente. Ciò non di me¬ no le fughe di notizie sono inevitabili. Si mormora ad esempio che epiche scintille siano scoccate tra la Regina Margot, remissiva in realtà solo con il regista, e sua madre Caterina de' Medici, Virna Lisi. Due caratteri forti, stupendamente inconciliabili. Meno male che a calmare i regali bollori ci pensano in gruppo i più gradevoli maschietti del cinema europeo. Innanzitutto il marito della sovrana, Enrico IV: Daniel Auteuil. Poi l'amante della stessa, il protestante conte di La Molle: Vincent Perez. I fratelli: Carlo XI con le fattezze di JeanHugues Anglade, e Enrico III con quelle di Pascal Greggory. Miguel Bosé come Enrico di Guisa e Claudio Amendola nella parte del cattolico Annibal de Coconnas. E ancora, un po' più maturo, Jean-Claude Brialy come ammiraglio Coligny. Quanto alla storia, secondo il settimanale «Globe Hebdo», ben poco Chéreau e Thompson avrebbero rispettato il romanzo di Alexandre Dumas che porta il titolo del film e che è servito per l'ispirazione. Perché là, nonostante il titolo, la vicenda era centrata sul cattolico e il protestante - Coconnas e La Molle messi a confronto con il dramma della notte di San Bartolomeo. Nel film invece è proprio la regina il perno intorno a cui tutto ruota. E la regina stessa pare risulti ben diversa dalla Margot di Dumas. C'è l'aspetto della divoratrice di uomini, quasi della ninfomane, ma più importante è lo studio delle sue pulsioni. Sembra che Chéreau abbia nascostamente preso spunti dal carattere di Lady Diana: fastosa e forte di fuori, fragile dentro. Avrebbe peraltro dichiarato il regista che assai più dell'aspetto statico «d'epoca» - lo interessava la «mobilità» della storia. Con il pensiero rivolto a Coppola, Huston e soprattutto Scorsese, il risultato auspicato sarebbe «una vicenda di mafia sui modi del thriller storico». Anche per i luoghi Chéreau ha scelto di variare. Non ha neppure provato ad ottenere il Louvre. «Il Rinascimento, continente vicino e lontano, faremo un po' come se non lo conoscessimo, come non ne sapessimo niente. Lo inventeremo come se tutti i documenti fossero scomparsi e fossimo ridotti ad immaginarlo». Per il massacro di San Bartolomeo avrebbe trovato il décor adatto a Bordeaux, ma un castello portoghese a Nord di Lisbona lo avrebbe entusiasmato per altre scene, avendo dovuto rinunciare ad un palazzo Farnese. I costumi, quelli sì, rigorosamente d'epoca. Trapela che Adjani si aggiri sul set, in attesa dei suoi momenti, carica di pesantissimi abiti ed enormi colli sotto il sole cocente, sempre con un immenso parasole. La sua pelle deve restare immacolata. Con quel caldo ed un materasso di cipria ha il terrore di reazioni allergiche. Intanto Chéreau si dà da fare, dorme al massimo tre ore per notte, perché la barbarie cinquecentesca delle guerre di religione contribuisca a denunciare la nostra odierna: «Due popoli vicini che si massacrano nel cuore stesso dell'Europa». Gabriella Bosco L'attrice Isabelle Adjani in una scena di «Adele H.» di Truffaut: una vicenda di amore oltre ogni limite che l'ha consacrata primadonna del cinema francese

Luoghi citati: Bordeaux, Europa, Lisbona, Parigi