Spartacus è tornato in Arena

Con Paganini Con Paganini Spartaco* eternato in Arena VERONA. Spartaco è tornato in arena come si conviene ad un gladiatore, anche se il mitico eroe della rivolta antiromana è entrato stavolta in un anfiteatro che ai suoi tempi non era stato ancora edificato. Per la prima volta l'Arena di Verona ha ospitato il balletto «Spartacus», su musica di Aram Kaciaturian, visto in Italia un paio di volte con complessi dell'Est, ma mai rappresentato da corpi di ballo di casa nostra. Nel frattempo il melodrammone ha perso tutta la sua carica ideologica e didascalica, finendo con l'apparire soltanto la tragedia individuale di un uomo che lotta per la giustizia e soccombe alla violenza. Di più, il coreografo di origine ungherese Youri Vamos sembra averne fatto una sorta di antenato di Cristo, con quella enorme croce che domina il palcoscenico isolata e non nel contesto delle altre innumerevoli che accolsero i ribelli giustiziati sulla Via Appia. Misticismo e intellettualismo dominano questa lettura del balletto che fu sovietico con Jakobson, Moisseiev e Grigorovic negli Anni CinquantaSessanta. Purtroppo questa nuova ottica risulta poco adatta ad una larga platea popolare come quella areniana e i contrasti non sono infatti mancati al termine, anche se hanno risparmiato gli interpreti e il forte corpo di ballo veronese. Il «plot» del balletto a malapena sfiora la storia che il librettista Volkov trasse dal romanzone italiano ottocentesco (del periodo dei «Ben Hur» e dei «Quo vadis?») di Raffaello Giovagnoli. Praticamente tutto è visto come una confusa visione in «flash back» di Spartaco al momento di morire. Anzi, due momenti felici della coreografia sono proprio in apertura e chiusura di rappresentazione con le donne nero-vestite che danzano il loro compianto sui prigionieri crocifissi. E qui il misticismo della buonanima di Martha Graham sembra affiorare irresistibilmente. Pallida, nonostante la bravura indiscutibile di Joyce Cuoco, risulta la compagna di Spartaco qui chiamata Varynia (ma in altri libretti Flavia o Frigia) e quasi nullo il loro «passo a due» tra i rari momenti che conservano la musica originale del balletto. Perché Vamos non si è accontentato di cambiare il soggetto, ma ha manipolato fortemente la musica, includendovi pagine sinfoniche dello stesso Kaciaturian indubbiamente migliori, ma quasi sempre poco funzionali alla danza. Il risultato complessivo non è parso quello di un miglioramento della base musicale, ma soltanto di un indebolimento generale. Deludente il personaggio antagonista e deuteragonista di Crasso qui limitato ad un acrobatico Raffaele Paganini senza alcuna caratterizzazione dell'ambiguo «malvagio». Scomparsa la sua compagna e sostituita da una Nubiana danzatrice in Myrna Kamara. In parti di fianco Jane Hill e Giovanni Patti. Resta da dire del protago nista, il forte danzatore Sudafrica no Paul Boyd che ha disegnato con incisiva potenza la figura di Spartaco che ha familiare per averla molte volte interpretata luigi Rossi

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