«Una crisi lunga e nessuno assume»

«Lopez lascia Volkswagen» Il problema-lavoro una tragedia europea. In autunno i primi segnali di ripresa «Una crisi lunga e nessuno assume» «Solo con le tecnologie potremo vincere la sfida» Privatizzazioni: prima Cirio, poi banche e telefoni A LEZIONE REGGIO EMILIA. Per Romano Prodi è l'occupazione il punto nero della crisi, la variante che fa di questa una recessione diversa da tutte le altre. Di certo, «per parecchi mesi, resterà il problema numero mio di tutta l'Europa». In «autunno ci sarà un inizio di ripresa economica, ma ci vorrà un buon semestre prima che questa faccia sentire qualche effetto sull'occupazione». E prima che «le aziende comincino a riassumere passerà senz'altro molto tempo». Anche sotto il sole cocente di mezzogiorno, la lezione sullo stato attuale dell'economia è chiara e avvincente. Sembra che nessuno a Carpineti se la sia voluta perdere. Gli abitanti del Comune reggiano sono tutti riuniti in piazza Matilde di Canossa per conferire al professore la cittadinanza onoraria. Per meriti professionali, certo, ma soprattutto - spiega il sindaco Alessandro Carri (pds, ex deputato pei) - per fedeltà a questi luoghi. Da venticinque anni, Prodi - nato nel vicino Comune di Scandiano, ma bolognese d'adozione - trascorre due settimane nella frazione di Bebbio, in una vecchia casa padro- naie (che qui chiamano un po' pomposamente «il castello») comprata collettivamente dalla numerosa famiglia. Il professore è affezonato alle colline reggiane, che esplora volentieri in bicicletta, e alla gente di Bebbio. «Cittadino onorario? Mi sento più che altro un gatto di casa, che scodinzolando va in casa di tutti», si schermisce. Ma è lusingato dal riconoscimento, «molto gradito perché è un gesto di pura famigliarità con tanta gente. Qui ci si conosce tutti, magari solo di nome, ma ci si saluta da amici. Non sono mai mancato un'estate». Quest'anno Prodi ne ha approfittato per ultimare la stesura del suo nuovo saggio economico per il Mulino: «Il capitalismo ben temprato». La parentesi di studio e riposo termina oggi. Il professore rientra a Roma e ritorna a tempo pieno alla presidenza dell'Ili, dove l'attende un'agenda fitta di impegni, che lui stesso sintetizza con tre verbi: riorganizzare, ristrutturare e pri¬ vatizzare, secondo le tappe già messe a punto. In particolare, i tempi delle privatizzazioni, sottolinea Prodi, procederanno come previsto: dopo la Sme, il prossimo capitolo sarà quello di Cirio-Bertohi-De Rica. Poi toccherà a due banche: Comit e Credit. E i telefonini? Nessuna tappa -risponde Prodi - sarà bruciata dalla cessione della telefonia cellulare della Sip. «I telefonini - dice - rappresentano una ricchezza di cui un programma di privatizzazione de¬ .ve tenere conto. Ma prima di un'e ventuale immissione sul mercato, va ultimata la fase del riassetto delle telecomunicazioni. I tempi richiesti sono più lunghi». Poi, parlando a braccio, dopo es sersi sciolto la cravatta e tolto la giacca, Prodi affronta alcuni temi a lui particolarmente cari: l'inter dipendenza dell'economia mondiale, le prospettive dell'Europa («Lo Sme è finito, ma l'Europa non è affatto finita»), l'occupazione, la riforma della scuola. Il nodo europeo - spiega davanti all'insolita platea - è rappresentato dalla Germania e dai tassi imposti dalla Bundesbank, di cui siamo ostaggi «Se i tedeschi non cambieranno politica, dalla crisi non verremo fuori». «L'Europa è un caso unico vive in simbiosi con le scelte della Germania, per questo l'attuale fa se di trasformazione ha una porta ta europea». «L'economia italiana potrà vincere la sfida solo con una produzione più sofisticata, a più alto contenuto tecnologico: le magliette e le piastrelle non bastano più». Marisa Ostolani ll presidente dell'Iti, Prodi cittadino onorario di Carpineti

Persone citate: Alessandro Carri, Marisa Ostolani, Prodi, Romano Prodi