Aidid scatena la guerra delle mine: sei marines feriti

Aidid scalena la guerra delle mine: sei marines feriti SOMALIA Il generale chiede la mediazione dell'ex presidente Carter: ci dedichi il suo tempo prezioso e troveremo un accordo Aidid scalena la guerra delle mine: sei marines feriti AMerca una missionaria laica italiana sequestrata per alcune ore in un ospedale MOGADISCIO. Sei soldati statunitensi sono rimasti lievemente feriti a Mogadiscio ieri mattina in seguito a un'esplosione che ha danneggiato il loro autocarro. Il mezzo faceva parte di un lungo convoglio attaccato in più punti. Il portavoce del Pentagono, Raul Salinas, ha precisato che lo scoppio potrebbe essere stato provocato da un ordigno controllato a distanza e che l'attentato ha coinciso con una manifestazione di protesta contro la presenza militare Usa in Somalia. Il convoglio, formato da 22 autocarri, si stava dirigendo verso il porto passando per una delle strade più trafficate di Mogadiscio. I sei soldati'feriti sarebbero dovuti rientrare negli Usa fra qualche giorno e stavano portando gli automezzi al porto proprio per imbarcarli. Un portavoce militare dell'Orni ha precisato che alla testa dell'autocolonna si sono avute altre cinque esplosioni, di intensità minore, provocate da granate o da mortai di piccolo calibro. Alcuni degli autocarri sono stati presi di mira anche con armi da fuoco. Testimoni della deflagrazione hanno raccontato che dopo lo scoppio alcuni somali hanno tentato di rubare un fucile automatico ad una delle pattuglie di scorta e che i caschi blu hanno respinto gli assalitori sparando alcuni colpi di arma da fuoco. Dall'inizio del mese quattro soldati americani hanno perso la vita e una decina sono rimasti feriti. Da quando si è scatenato lo scontro con gli uomini del generale Mohamed Farrah Aidid, fra i militari della forza multinazionale vi sono stati 39 morti e 165 feriti. L'ultima azione contro il contingente Usa ha seguito di poche ore la decisione dell'Unosom di chiu¬ dere l'aeroporto di Mogadiscio al traffico civile, decisiona presa per timore di attacchi missilistici da parte degli uomini del generale Aidid. L'attentato, avvenuto alle ore 9 italiane, è il terzo di questo mese contro le forze Usa: per il comando dell'Onu non vi sono dubbi sul fatto che la responsabilità sia di Aidid, per la cui cattura le Nazioni Unite hanno offerto una ricompensa di 25.000 dollari. «Non abbiamo motivo di pensare a qualcun altro», ha dichiarato il portavoce David Stockwell. Gli americani hanno rafforzato i posti di blocco sull'arteria lungo il mare con la conseguenza di creare gravi difficoltà ai movimenti tra Nord e Sud della capitale. Come già detto, poco lontano dal luogo dell'attentato, una folla di circa 3000 somali ha dato vita ad una manifestazione di protesta - questi cortei hanno la scansione di uno circa alla settimana - contro la presenza delle truppe internazionali e di appoggio ad Aidid. Anche in questa occasione non si sono verificati incidenti. Frattanto, Aidid ha chiesto la mediazione dell'ex presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter per cercare di «risolvere la crisi della Somalia». «Noi ha annunciato l'emittente radio di Aidid - sollecitiamo, incoraggiamo e chiediamo ufficialmente al presidente di impegnarsi personalmente e di dedicare il suo prezioso tempo non appena possibile» al tentativo di mediare in Somalia. A Carter, Aidid suggerisce di chiedere anche la collaborazione dell'Organizzazione per l'Unità Africana (Oua), della Lega Araba e della Comunità Europea. In un articolo apparso sul quotidiano di Mogadiscio «Qaran», è stato precisato che il movimento di Aidid, «Alleanza nazionale somala» è pronto ad aprire un dialogo con l'Unosom visto che «i problemi tra le due entità aumentano di giorno in giorno». A Merca, città portuale circa 100 chilometri a Sud di Mogadiscio, un gruppo di banditi armati ha assalito l'ospedale sequestrando per alcune ore la missionaria laica italiana Annalena Tonelli e minacciando di distruggere l'edificio. Il gruppo si è poi ritirato minacciando di tornare. Il contingente italiano ieri ha svolto compiti di routine, mentre continuano le operazioni per il trasferimento del comando a Balad, 30 chilometri a Nord di Mogadiscio, nel territorio sotto il suo controllo e che giunge sino a Belet Uen, circa 300 chilometri a Nord della capitale e non lontano dal confine sud:orientale con l'Etiopia. [Agi-Ansa]