« Mostar sta morendo di fame »
« « Mostar sta morendo di fame » Sos dell'Onu: viveri solo per 5 giorni ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO <(Altri cinque giorni e la gente a Mostar comincerà a morire di fame. Se i soccorsi umanitari non arriveranno in tempo, la popolazione stremata della città non ce la farà a sopravvivere». L'allarme è stato dato dalla portavoce dell'Alto Commissariato per i profughi, Lyndall Sachs, che ha riportato la testimonianza di Cedric Thornberry, il direttore del settore civile dell'Unprofor appena rientrato da una visita a Mostar. «Thornberry è rimasto colpito dalle drammatiche condizioni in cui vivono i 25 mila abitanti della parte controllata dalle forze musulmane. La situazione col cibo è disperata. La gente è magrissima. Mancano i medicinali per curare decine di feriti e di malati, sistemati alla meno peggio nell'improvvisato ospedale locale», ha detto la Sachs che ha sottolineato la necessità che i convogli umanitari possano raggiungere al più presto questa parte di Mostar. Ma anche ieri in città si è' sparato. Secondo «Radio Sarajevo», i soldati croato-bosniaci continuano a martellare la città con l'artiglieria pesante. A loro volta i croati affermano che le unità musulmane tentano di sfondare le loro linee. Su Mostar hanno ripreso a sparare anche i serbi dal vicino monte Podvelezje. Dal momento in cui sono state pubblicate le mappe geografiche della futura spartizione territoriale della Bosnia, proposta dai due mediatori internazionali Owen e Stoltenberg, in questa Repubblica si sono riaccesi i combattimenti. Tutte le parti cercano di conquistare sul terreno quel che è stato loro negato sulla carta. I serbi hanno iniziato una nuova offensiva contro Maglay, Doboj e Tesanj, le città musulmane della Bosnia nord-orientale che vorrebbero annettere alla loro Repubblica. A loro volta, i serbi dell'Erzegovina orientale hanno respinto il piano di Ginevra perché vogliono tutti i territori a Est del fiume Neretva, l'unica frontiera che sono disposti ad accettare. I musulmani continuano l'offensiva contro le città croate della Bosnia centrale. Il segretario di Stato americano, Warren Christopher, ha mandato una nuova missiva al presidente bosniaco Izetbegovic in cui lo invita a cercare una soluzione attraverso le trattative. Gli Stati Uniti sono favorevoli ai negoziati piuttosto che alla guerra, dice Christopher, e questi sottolinea la disponibilità di Washington a partecipa¬ re attivamente al processo di pace. L'America è inoltre pronta ad aiutare finanziariamente la ricostruzione economica della Bosnia. Intanto a Belgrado cantano vittoria. Per la prima volta i serbi avranno una loro Repubblica in Bosnia, titolano i giornali, che hanno già proclamato il 30 agosto una giornata storica per il popolo serbo. Ed elogiano la politica dei russi e dei francesi che hanno impedito i bombardamenti americani contro le postazioni serbe. In particolare i francesi, che comandano l'Unprofor, le Forze di pace dell'Onu in ex Jugoslavia e che hanno avuto il coraggio di dire no agli americani. A quei pochi insoddisfatti che fanno notare che i serbi della Bosnia dovranno restituire una parte dei territori conquistati con la forza, le autorità rispondono che in cambio alla Serbia verranno tolte le sanzioni e che «finalmente si ricomincerà a vivere in modo normale». Ingrid Badurina I presidente Izetbegovic
Persone citate: Cedric Thornberry, Izetbegovic, Stoltenberg, Warren Christopher
Luoghi citati: America, Belgrado, Bosnia, Ginevra, Jugoslavia, Sarajevo, Serbia, Stati Uniti, Washington, Zagabria
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