Rosso Stalin? «Nessuna vergogna» di Maurizio Tropeano
Rosso Stilili? «Nessuna vergogna» POLEMICHE A SINIffRA Liberazione sott( tiro per la pubblicità al vino dedicato al dittatore Rosso Stilili? «Nessuna vergogna» Ma per lo sorico «berlo è di cattivo gusto» ROMA. Perché Liberazine accetta una pubblicità siStalin? Perché il settimanale cRifondazione Comunista hepropagandato un vino che poa il nome del dittatore che bprovocato la morte di milione-i persone nei Lager dell'UrssRoberto De Matteo, respnsabile nazionale delle Feste dLiberazione, risponde sicuro: Si tratta di un'inserzione a palmento e per di più fatta da un \gnaiolo del pds. E' un'iniziativironica e così non l'abbiamo ruttata». Nessun rimorso mcale per tutti quei morti, comresi gli antifascisti italiani teisi in Urss durante le purghetaliniane? «Mi scusi, ripeto, siratta di una pubblicità a pagaento replica De Matteo -.Some i grandi giornali e le t fanno pubblicità alle telefona erotiche noi facciamo pubbeità ad un vino. Liberazione na accetterà mai le inserzioni il sesso via telefono». De Matteo e se qualcuno vi offrise pubblicità per un «bianco Hitler?». «Non scherziamo risponde duro De Matteo -. Non pubblicheremo mai quella pubblicità. E non mi si venga a dire che Hitler e Stalin sono sullo" stesso piano. Non accetto questo tipo di revisionismo storico». Dunque nessuna riscoperta del dittatore? «Senta, io non mi vergogno delle origini del partito comunista ma poi lavoro per cambiare il presente. Una prova? La festa nazionale di Liberazione che si sta tenendo a Gorganza, ad esempio, non è una manifestazione settaria, stalinista o solo cossuttiana, come qualcuno dice, ma vuole essere un terreno di discussione per la sinistra in vista di un autunno che reputiamo sarà caldissimo soprattutto per i problemi dell'occupazione». In quel di Reggio Emilia, comunque, le prenotazioni fiocca¬ no. Ma chi, sicuramente, non brinderà con il «rosso Stalin» è Romolo Caccavale, ex corrispondente dell'Unità a Mosca e Varsavia. Caccavale, autore del libro «La speranza Stalin, tragedia dell'antifascismo italiano in Urss» sta cercando di scoprire quanti sono gli esuli italiani morti a Mosca. Proprio ieri in un'intervista all'Unità ha rivelato: «su duecento arrestati, uno su cinque fu ucciso». Poi ha accusato il Migliore: «Togliatti sicuramente lo sapeva». E Caccavale continua le sue ricerche: «Il vero problema è sapere quanti sono stati fucilati a Gorky, ad Odessa o nei vari porti del Mar Nero. In queste località è difficile recuperare gli archivi del Kgb». Nessun rimprovero per il ritardo nella scoperta di queste vittime italiane? «Prima era molto difficile scoprirlo. I russi, infatti mandavano alle famiglie dei condannati a morte messaggi in cui si comunicava che il prigioniero era stato condannato a dieci anni in un campo sperduto in Siberia senza diritto di corrispondenza. Un orrido eufemismo. Nel partito l'impegno c'è stato ma è rimasto riservato. Per molti anni l'Urss è stato un mito». Ma lei brinderebbe con il vino «rosso Stalin»? «Ognuno è libero di pensare e fare quello che vuole, siamo in un Paese libero. Per me, comunque, bere quel vino è di cattivo gusto». Maurizio Tropeano Il dittatore sovietico Stalin
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