Sulla casa di De Mita tutta la jella delgi 007

Sulla casa di De Mita tutta la jella degli 007 r IL PALAZZO ~1 Sulla casa di De Mita tutta la jella degli 007 NCORA un po' .e verrà inserita nei giri turistici dei torpedoni e delle carrozzelle. Questo è il Palatino, questo è San Pietro, questo è il Colosseo, questo è il Quirinale e quésta è casa De Mita... La più conosciuta dagli italiani. A settembre si celebra l'anniversario: cinque anni dal sontuoso trasloco, ormai, un intero lustro dunque a via in Arcione. Ma forse è proprio lo scorrere del tempo, a tirarsi appresso una sensazione di replica, di estenuante spossatezza ripetitiva. Quest'ultima «novità» dei servizi segreti che avrebbero blindato il super-attico demitiano con i fondi riservati, per esempio, era già uscita nel 1989 (vedi interrogazione dell'onorevole Staiti). Per il resto, tra golose descrizioni - «appartamento king-size», «mezzo chilometro quadrato di terrazza» segnalazioni di abusivismi, ispezioni comunali, fonogrammi circoscrizionali, invocazioni governative dell'articolo 8 del dpr numero 16 (che qualsiasi scempio permette in nome della sicurezza), e poi di continue invasioni e mobilitazioni giornalistiche, scenate di donna Annamaria, tentate perforazioni di Chiambretti che dal tetto di Un palazzo attiguo spedì ai De Mita perfino un piccione viaggiatore, ecco, in cinque anni, 60 mensilità e oltre 2 mila giornate quell'edificio giallino con appartamentone affittato ad equo canone (di cui si sa anche che costa lire 3.598.000) ha finito per subire una evidentissima trasfigurazione simbolica. Così simbolica che a questo punto è davvero molto difficile pensarlo intestato a qualcun altro uomo politico, a meno di non immaginare che il crollo definitivo del regime - o un improbabile ribaltone nuovista nell'Inpdai - possa destinare l'ex reggia ciriacense a centro sociale (e senza lucro) per anziani finora depredati, maximensa Caritas o magari sede di un eventuale museo sul privilegio della nomenklatura nella prima Repubblica. | Quasi impossibile, d'altra | parte, appare fin da ora riat¬ trezzarsi per un secondo quinquennio di polemiche politico-condominiali. Oltre ai precedenti inquilini, infatti, dall'illustre Alessandro Verri (ricordato con lapide) al papà dentista di Ugo Stille, e agli inquilini mancati, cioè bruciati dai De Mita nella conquista di quella casa lussuosa e di indubbio prestigio (Berlusconi e Carlo Sama, pensa tu, che voleva allargare il Messaggero), il primo ciclo di via in Arcione ha condotto dolcemente, ma senza tregua sotto i riflettori innumerevoli figure di contorno. Dal «donatore» dell'Inpdai Calò, al falegname Baltera, a un paio di giudici, all'impresa Marronaro... Nel tormentone sono comparsi e ricomparsi, fino a trasformarsi in oggetti in qualche modo familiari, due casottini prefabbricati, il pianoforte a coda che nessuno suona, i colorati cuscini di Antonia in visione su Panorama, e perfino un grazioso sgabellino poggiapiedi che ha suscitato un po' d'incertezza su chi l'avesse pagato, e in che modo. All'apice di questo gioco crudele e anche un po' primordiale, capito che volevano stanarlo, De Mita ha giocato d'astuzia. Con tono sdegnato ha detto che lui era pronto a mollarlo, Tatticone con vista: «Andrò ad abitare in un pagliaio, purché non mi rompano più...». Ma il giorno dopo, allentata la pressione, ha spiegato che quella era solo una battuta. Peccato, perché anche senza indulgere a demagogici clamori, gli sarebbe bastata appena un po' di memoria per capire che come minimo quel luogo non portava fortuna. Filippo Ceccarelli Bili | Roberto Formigoni «Il vero problema della de riguarda oggi le alleanze»

Luoghi citati: Staiti