«Lei mi ha detto: aiutami o ammazzerò anche te»

«Lei mi ha dello: aiutami o ammanerò anche te» «Lei mi ha dello: aiutami o ammanerò anche te» INlcKVl LA VERITÀ' DEL PATRIGNO LODI DAL NOSTRO INVIATO «Quando sono tornato a casa ho visto la Maria. L'era lì, morta. Ho detto alla Rosa: "Ma cosa hai fatto, sei matta?" E lei mi ha risposto: "Dammi una mano, se no ammazzo anche te"». Rivive così quel momento Giuseppe Redaelli, convivente di Rosa Quartararo, ex indiziato numero uno, adesso libero ma con una denuncia a piede libero per occultamento di cadavere. Il cadavere di Maria Concetta, 19 anni, uccisa dalla madre. Bastonata, strangolata é poi gettata in una roggia. «Se volevo bene a Maria? Sì, abbastanza. L'ho cresciuta io come le altre», dice Giuseppe, baffi neri, un po' più basso di come appare nella foto accanto a Maria. Ha ancora la maglietta bianca a righe blu che non si toglie da due giorni. Quarantotto ore sotto torchio dai carabinieri. E poi la confessione: ad uccidere Maria Concetta era stata Rosa, la donna con cui vive da 19 anni. Una vita spesa a tirar su le tre figlie che lei aveva avuto dal suo ex marito, rimasto in Sicilia. «Adesso chissà cosa succede con il padrone. Qui non pago l'affitto, e poi il lavoro. Chissà se mi vuole ancora». E' preoccupato Giuseppe Redaelli. I carabinieri sulla Uno verde stanno mettendo i sigilli alla casa con i gerani e il rampicante. «L'ha uccisa su nell'ingresso. Con la scopa e forse con qualcos'altro», ricorda adesso. «Quando sono arrivato a casa l'era lì bel'e che pronta», aggiunge. Sì, era già morta Maria Concetta. Legata, fasciata nel nastro isolante per non perdere sangue, avvolta in una coperta e in due sacchi neri dell'immondizia. «Era diventata matta la Rosa. Piangeva. Allora io le ho detto: "La buttiamo nella Muzza"». Parte il signor Giuseppe con la Rosa e il «fagotto»: «L'abbiamo caricata in macchina, nessuno ci ha visto». Pochi chilometri sulla Hyunday grigio topo, fino al canale, in pieno giorno. «C'erano anche dei pescatori, ma per fortuna nessuno.ci ha visto», dice. Parla come di uno scampato pericolo, ma forse è solo il film che gira nella sua mente. Spiega i dettagli: «Ho buttato via i tappetini nel canale. C'era sangue nella macchina, l'ho lavata. In casa ha pulito tutto lei», e non la nomina, adesso, la Rosa finita a San Vittore. E poi? E poi cosa ha fatto signor Giuseppe? «Alle tre sono andato a lavorare. Ho 100 mucche, ostia». Già, l'azienda agricola «La Fulvia», le vacche, il lavoro, la casa a cento metri che dà il padrone, la vita. E' morta qui, nella bassa tra l'afa e le zanzare, Maria Concetta. Uccisa per gelosia dalla madre. Ma questo il signor Giuseppe non l'ha ancora capito. E dice: «Lei non voleva che Maria andasse con uno di cinquant'anni». Sì, lei era gelosa di Rosario Loria, guardia giurata di cinquant'anni, prima cliente della «Colomba», il ristorante di Liscate dove Maria faceva la cameriera, poi innamorato pazzo della ragazzina. «Sua moglie telefonava che lo rivoleva indietro. Lui ha uh figlio, è pure nonno», racconta Giuseppe. E aggiunge: «Uscivano insieme da due mesi». Dormivano in albergo, Rosario e Maria. E la signora Rosa era andata pure dai carabinieri, poco dopo ferragosto. A denunciare le stranezze della figlia che la notte non tornava più a casa. Amore di mamma? No, amore di donna gelosa, il suo. Ma poi i soldi pei l'albergo erano finiti. E Rosario dormiva lì, in quella casa, insieme a Maria, al «patrigno», a Rosalia. Anche mercoledì. Anche giovedì. Rosario se ne era andato presto venerdì mattina, alle sette e mezzo. Tre ore prima dell'omicidio. Poi era tornato. «Maria era al mercato», aveva spiegato la dorma. No, era già morta. Nella roggia. <(Aveva detto che voleva portarle via tutte e due», ricorda Giuseppe. E sembra credere ancora a quella scusa, fatta solo per tenere buona la donna. Un inganno scoperto da Rosa, il movente dell'omicidio. Non aveva paura che le due donne se ne andassero. ((Anche se lui aveva la pistola, fa la guardia giurata, io faccio il karaté», dice. Sembra ancora più piccolo Giuseppe Redaelli mentre in sella al Piaggio rosso, quello di Maria, fa gli stradoni con gli alberi e i canali per andare a pochi chilometri, a casa della mamma. A Lavagna, dove poi hanno trovato Maria. Sembra indifeso mentre chiede ai carabinieri se lo aiutano. Ha due borse rosse con qualche maglietta, due gabbiette con i canarini gialli, il cane Laika al guinzaglio. Poi carica tutto sull'auto di un giornalista. Se ne va col Piaggio. Ma lo conoscono, lo fermano. Chiede un biondino su una Golf grigia: «Ma Giuseppe, cos'hai visto?». E lui ripete, come ha fatto per due giorni e due notti ai carabinieri che lo interrogavano, lui ex indiziato numero uno: «L'era lì bel'e che pronta. E la Rosa era diventata matta...». Poi piange: «Ho la macchina sotto sequestro, ho perso la casa». «Lascia stare, l'importante è che c'hai il lavoro», rincuora il biondino. «Certo, ormai quel che fat l'è fat», aggiunge una suorina, abito candido. «L'importante è che sia tornato a casa», singhiozza la madre di Giuseppe, vestito verde e sacchetto con le cocacole. E allora, Giuseppe? «Quando ero al lavoro mi nascondevo, mi vergognavo. Poi sono tornato a casa, e la Rosa ha pianto tutto il giorno». Però non ha detto nulla subito, avrebbe taciuto? ((Al massimo avrei resistito un giorno ancora». Fabio Potetti «Ho aperto la porta e visto il cadavere Rosa era su di lei ancora stravolta l'ha finita con la scopa» «Era come pazza l'aveva già legata col nastro e messa nei sacchi della spazzatura per disfarsene» Giuseppe Redaelli, il convivente di Rosa Quartararo

Luoghi citati: Lavagna, Liscate, Sicilia