Trekking nella Maginot segreta della Val Susa di Maurizio Lupo

Trekking nella Magma! segreta della Val Suso Cent'anni fa l'Italia si preparava in quei forti alla guerra con la Francia che le aveva impedito il predominio su Tunisi Trekking nella Magma! segreta della Val Suso Due studiosi propongono 32 itinerari archeologici fra i bunker del vallo alpino Cento anni fa, nell'estate del 1893, in gran segreto, l'Italia preparava la guerra sulle Alpi contro la Francia. La Triplice alleanza, conclusa con Germania e Austria nel 1882, e le tensioni con Parigi del 1881 per la supremazia su Tunisi configuravano uno scenario che considerava probabile uno scontro, anche offensivo, sul versante alpino. Già dal 1880 lo Stato Maggiore incominciò a studiare il «teatro di guerra nord-occidentale», un «piano di radunata delle truppe» e il rafforzamento delle fortificazioni. Seguì un decennio di preparativi. Nel 1893 lo spionaggio francese osservava un crescente impegno bellico in Valle di Susa, con il potenziamento della dorsale dell'Assietta, del Moncenisio e dello Chaberton. «A partire dal 1891-92 - notavano le spie francesi - gli italiani hanno avviato opere di grande levatura, tanto da renderci assai difficile ogni ipotesi offensiva». A riscoprire quei rapporti segreti e i luoghi di quello scacchiere sono due torinesi: Piero Gastaldo, responsabile dei programmi di ricerca della Fondazione Giovanni Agnelli, e Pier Giorgio Corino, dirigente dell'Italgas. Sono autori del libro-guida «La montagna fortificata», edito da Melli. E sono fra i promotori a Torino dell'«Associazione per gli studi di storia e di architettura militare». Si prefigge il recupero delle opere fortificate e offre ai soci anche l'occasione di escursioni «storiche» sui monti piemontesi. «La nostra prima ricerca spiegano gli autori - è dedicata alla Valsusa, millenaria cerniera fra Nord e Sud dell'Europa. Nel suo ristretto spazio si osserva una stratificazione di architettura militare che va dal medioevo all'ultimo conflitto. Data la vastità dell'argomento, nel libro ci siamo limitati all'esame delle opere realizzate tra la fine degli Anni 70 dell'Ottocento e quelli dell'ultima guerra». Un'esperienza di archeologiatrekking ha schedato 32 itinerari di visita, ora a disposizione dei lettori. Spaziano dalla media e alta valle della Dora, compresa la dorsale che la separa dalle valli Chisone e Cenischie, fino a quella parte di Valsusa, oggi francese, che comprende la conca del Moncenisio, la Valle Stretta e il massiccio dello Chaberton. Ogni itinerario fornisce notizie precise per la salita, sia dalla bassa sia dall'alta valle, con dettagliate indicazioni a partire dal punto in cui l'escursionista si distacca dalla principale rete stradale o dai centri abitati, senza dimenticare eventuali rischi o pericoli. Qualora durante la marcia vengano incontrati insediamenti fortificati antecedenti l'Ottocento vengono sommariamente descritti, cercando di inquadrare le singole opere all'interno delle più ampie sistema¬ zioni difensive della valle. Ma perché mai si dovrebbero percorrere le montagne per visitare ruderi, sovente ridotti a cumuli di pietre? «Sono tutt'altro che ammassi di pietre», ribatte Gastaldo. «E' vero che quei forti e quelle caserme oggi sono per lo più in rovina, ma accanto al senso della rovina può affacciarsi quello della monumentalità. Lo Chaberton stupisce al primo in- contro, come un incrociatore da battaglia sospeso fra vette e nuvole, come una compiuta realizzazione di un sogno dell'architettura futurista. Lo Jafferau, a chi giunga da Pramand in un giorno di sole, può apparire un forte coloniale in una landa messicana, ma anche un'architettura precolombiana». Maurizio Lupo ta : 3 Le batterie del forte Chaberton appaiono come un incrociatore da battaglia sospeso fra vette e nuvole, come una compiuta realizzazione di un sogno futurista lllll!

Persone citate: Gastaldo, Melli, Pier Giorgio Corino, Piero Gastaldo