E sulla liberalizzazione gli esperti si dividono

E sulla liberalizzazione gli esperti si dividono E sulla liberalizzazione gli esperti si dividono UNA CASTA © UN SERVIZIO? OROMA RMAI la chiamano «farmacie pulite» e la questione dovrà essere affrontata dal ministro della Sanità, Maria Pia Garavaglia, dopo i risvolti giudiziari che la vicenda ha preso. Un primo esame della questione potrebbe già farsi la settimana entrante, quando il governo tornerà a riunirsi per discutere il nodo occupazione. In quell'occasione l'attenzione dei ministri sarà probabilmente portata anche su questo problema. Il sottosegretario alla Sanità Publio Fiori, vuole che si apra su questi temi una inchiesta parlamentare: «Mi meraviglio - ha detto - del fatto che finora nessuna forza politica abbia chiesto l'istituzione di una commissione d'inchiesta sui farmaci e sui prezzi gonfiati delle medicine e sul fatto che nel prontuario ci siano almeno duemila medicine di troppo». La proposta di Mario Deaglio, presentata ieri dalla Stampa introduce un elemento di novità nel dibattito: «Al- l'impoverimento di contenuto della professione occorre far fronte con un mutamento delle regole che la governano. Come? - si chiedeva l'economista - Molto semplicemente abolendo, in nome del libero mercato, le farmacie, intese come centri monopolistici di vendita di medicinali preconfezionati. In un mondo in cui le aspirine si vendono come le saponette, perché chi è abilitato a vendere le saponette non dovrebbe vendere anche le aspirine?». La domanda - in definitiva è: servono ancora le farmacie o basterebbe una seria distribuzione dei medicinali? Il quesito lo abbiamo posto a un giurista e a un medico esperto in questioni farmaceutiche. «Le norme che si applicano agli altri esercizi commerciali, non vedo perché non dovrebbero riguardare anche le farmacie - risponde il professor Luciano Guerzoni che insegna diritto nell'università di Modena e si è a lungo occupato della questione quando era de¬ putato della sinistra indipendente -. Se non si introduce un criterio di liberalizzazione, certamente non si spezzerà il connubio di interessi legato al mercato dei farmaci e, di conseguenza, tutto il traffico di denaro e di tangenti». Le farmacie non sono però solo esercizi commerciali e Guerzoni pensa che «bisognerebbe introdurre un correttivo, rispetto alle regole generali sul commercio, perché altrimenti tutti si concentrerebbero sui grandi centri abitati e i paesini rischierebbero di restare senza farmacia, anche se i comuni stessi, in questi casi, potrebbero far fronte con iniziative proprie a questa esigenza». L'ematologo Eugenio Sinesio, esperto della produzione e del commercio di farmaci, trova invece che «l'ipotesi liberalizzazione, faccia letteralmente passare i brividi. E' ormai dato per assodato - dice il professor Sinesio - che dove si privilegia un criterio di libera concorrenza, lo si fa solo sacrificando quello della garanzia». Poi il professor Sinesio avanza una proposta: «La mia opinione è che per tutti quei prodotti "etici" e cioè per i farmaci di particolare valore terapeutico, il controllo che possono operare i farmacisti sia assolutamente insostituibile. Diverso il discorso per i prodotti "da banco" che hanno invaso le farmacie negli ultimi anni e che si possono vendere tranquillamente al supermercato, anzi, forse è bene che si vendano proprio lì». [r. m.] Guerzoni: giusto togliere i privilegi Sinesio: una follia ll ministro della Sanità, Maria Pia Garavaglia e il sottosegretario Publio Fiori

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