« E' l'uomo in crisi a uccidere »

colpita madre» « E' l'uomo in crisi a uccidere » Esperti divisi sull'analisi dell'Osservatore «IL MOSTRO E' IN NOI» SI', il mostro c'è. E l'Osservatore Romano lo sbatte in prima pagina. A uccidere quest'estate è «una evidente crisi di valori, di coscienza, di civiltà», «la pericolosa confusione tra il bene e il male, sia nella coscienza individuale che in quella collettiva», «il bombardamento d'immagini, di sollecitazioni e di richiami dei mass media, che d'estate si fa ancora più massiccio, tambureggiante, quasi ossessivo». E per catturare questo mostro «anche le forze dell'ordine possono fare poco, perché coscienza singola e collettiva sembrano assopite in una pericolosa confusione, nebbiosa alienazione». Ecco allora «che si arriva a massacrare un barbone, ad uccidere un pensionato per pochi spiccioli, ad aggredire e brutalizzare giovani donne, quasi fossero involucri senz'anima, oggetti sui quali esercitare un potere oscuro, un egoismo senza limiti, un'aggressività feroce, folle, disumana». Ma è proprio così? E' anche questo uno degli aspetti del «secolo della morte» denunciato dal Papa? «Mi sembrano considerazioni valide e allo stesso tempo inconcludendi dice Luciano Gallino - visto che non c'è epoca o stagione che non abbia avuto crisi di valori come causa di drammi. Troppo generico legare gli avvenimenti di quest'estate alla crisi di valori, partendo così non si troverà mai una giustificazione ad hoc. Lo scenario dipinto dal giornale vaticano andava bene anche negli anni Venti, nel fascismo, nel dopoguerra, nella ricostruzione. Tutto il '900 passa da una crisi ad un'altra. In più mi pare che adesso ci sia un'angoscia di fondo, emergono timori che sembravano sopiti, viviamo un un clima di violenza generalizzata». Più schierato, questa volta, sulla posizione del Vaticano è il teologo Sergio Quinzio: «E' evidente il fatto che questa società non abbia più riferimenti etici. Viviamo senza idealità religiose, politiche, filosofiche. E il quotidiano trascina inevitabilmente l'uomo verso il male. Certo chi uccide un'altra persona è un caso-limite, ma questa violen¬ za ha radici comuni con un'altra: se accendiamo la tv a qualunque ora non c'imbattiamo contro morti e torture? E allargando il discorso potrei ricordare che quando ero piccolo mio padre di frequente mi prendeva a cinghiate, oggi è un problema anche dare un ceffone ad un bambino. Mancano riferimenti, non sappiamo più come comportarci. Sembra che l'uomo abbia bisogno sempre e solo di briglie. Durante la settimana lavora ed è legato a orari rigidi, in vacanza è più libero, e allora uccide. E allora ha ragione la Chiesa ad essere più rigida. La crisi è profonda, la soluzione sconosciuta e lontana...». Meno drammatica, ma altrettanto spietata, l'analisi del sociologo Sabino Acquaviva: «Prima una considerazione di fondo. Il maschio è aggressivo per natura, ed è un fatto biologico. Ma fatti come questi sono sempre accaduti, anche se non abbiamo statistiche. La crisi di valori comunque c'è, ci sono rapporti per i quali non ci sono più regole precise. E in vacanza le regole già confuse lo diventano ancora di più. Dunque ecco le esplosioni di violenza, le morti, gli orrori. Occorrerebbe maggior controllo sociale, ma in questo momento non c'è. E l'evoluzione verso la nuova normalità sarà questione di secoli...». D'accordo con Acquaviva è lo scrittore Gaspare Barbiellini Amidei: «Basta sparare sui mass media a tutti i costi. Forse nella Roma del '6700 non avvenivano delitti come questi? Vada l'Osservatore a cercare le statistiche delle epoche in cui giornali e tv non esistevano, e scoprirà che ac¬ cadevano gli stessi orrori di adesso. Non possiamo elevare a fenomeno sociale casi patologici singoli. Ciò premesso, anch'io vorrei una tv con meno violenza e immagini forti». Forte è invece il commento di don Pierino Gelmini: «E' il trionfo della cultura dello sballo, permissivistica, che si oppone a quella della vita. Così cade ogni tipo di valore, anche personale, anche di rispetto fisico. Usa, getta e butta via: così per ogni relazione. Questi delitti sono un aspetto patologico di un grave malessere generale. Non ci sono più modelli, sull'uomo è nebbia fitta, e solo con i nostri occhi non riusciremo più a vedere» Va controcorrente, infine, lo scrittore Giordano Bruno Guerri: «E' preoccupante rile vare che giornali seri come l'Osservatore Romano bana lizzino certi fenomeni. Mi colpisce l'ovvietà ipocrita di quelle parole. Il vero male è stata la sessuofobia cattolica. Comodo adesso dar la colpa all'esibizione del sesso. Quest'articolo mi è sembrato un doppio salto mortale...». Flavio Corazza Don Pierino Gelmini, fondatore della Comunità «Incontro» per il recupero di giovani drogati A fianco Gaspare Barbiellini Amidei, più a destra lo scrittore Giordano Bruno Guerrì