Rapiti dai curdi i predatori dell'Arca di Andrea Di Robilant
Due italiani e due svizzeri presi in ostaggio dai ribelli sui monti della Turchia orientale Due italiani e due svizzeri presi in ostaggio dai ribelli sui monti della Turchia orientale Rapiti dai curdi i predatori dell'Arca I quattro turisti volevano raggiungere la sacra reliquia L'ambasciata: «Una zona a rischio, dovevano avvertirci» ROMA. Volevano fotografare l'Arca di Noè in cima al monte Ararat e invece, da tre giorni, due italiani e due svizzeri sono prigionieri dei guerriglieri curdi del pkk, ennesimi ostaggi stranieri nella guerra al turismo decretata contro il governo turco. A guidare la spedizione archeologica era Angelo Palego, 58 anni, testimone di Geova di Trecate, nel Novarese. Era accompagnato da un'altra italiana, Anna D'Andrea, e da due svizzeri del Ticino, Nico Riccardo Pianta e Giuseppe Virgilio Rezzonico. Sono stati rapiti a Dogubeyazit, nella Turchia orientale, in una zona notoriamente a rischio. E' la prima volta, questa estate, che anche i turisti italiani finiscono in mano al pkk, il partito che costituisce lo zoccolo duro della resistenza curda in Turchia. E quest'ultimo rapimento porta a sette il numero degli ostaggi in mano ai guerriglieri: due tedeschi, un neozelandese e i quattro che si sono aggiunti ieri. La liberazione all'inizio di agosto dei primi sei ostaggi stranieri di quest'estate (quattro francesi, un inglese e un australiano) aveva fatto ben sperare. Ma dopo Ferragosto la campagna di rapimenti è ripresa. Il pkk spera di costringere i governi occidentali a instaurare contatti diretti con il Fronte nazionale di liberazione del Kurdistan in cambio della libertà degli ostaggi. Sembra che non ci sia riuscito con gli altri Paesi europei e anche l'ambasciata italiana ad Ankara ha escluso ieri qualsiasi trattativa. I guerriglieri curdi hanno più volte ammonito i turisti occidentali quest'estate. «Ogni dollaro speso in Turchia è come una pallottola contro la resistenza curda», aveva dichiarato un portavoce. E anche le ambasciate, inclusa quella italiana, hanno sconsigliato di avventurarsi in zone poco sicure proprio per evitare questi rapimenti annunciati. Dice l'ambasciatore ad An¬ kara Luigi Fontana Giusti: «Non ho avuto alcun contatto con Palego e se fosse venuto a trovarci prima di partire per la sua spedizione lo avrei senz'altro sconsigliato dal recarsi in Turchia orientale. Quantomeno avrei allertato le autorità locali». La notizia del rapimento è apparsa per la prima volta ieri mattina sul giornale «Ozgur Gundem», organo della resistenza curda. Un giornalista del quotidiano «Hurryiet» ha subito allertato l'ambasciata italiana ma per buona parte della giornata è stato difficile trovare conferma della notizia, anche presso il governo turco. Poi nel tardo pomeriggio è arrivata la rivendicazione del pkk in un comunicato trasmesso dall'agenzia di stampa «Curd Ha». Nel frattempo a Roma entrava in funzione l'unità di crisi della Farnesina, che cercava di mettersi in contatto con i familiari. Solo in tarda serata si è fatta luce sull'identità dei tre amici di Palego. Ad Ankara, poco dopo l'annuncio del rapimento, l'ambasciatore italiano ha ricevuto la visita dell'incaricato francese, reduce da una simile esperienza che fortunatamente si era conclusa con la liberazione dei quattro ostaggi d'Oltralpe. Lo scopo apparentemente di¬ mostrativo di questi rapimenti contribuisce però a rincuorare la diplomazia italiana. «Certo, non possiamo dare la loro liberazione per scontata - dice l'ambasciatore -. Ma sappiamo che in passato gli altri ostaggi sono stati rilasciati e che non è stato fatto loro del male. Del resto se glielo facessero, questi rapimenti si ritorcerebbero contro il loro movimento. A me sembra, invece, che vogliano soprattutto ottenere un gran battage per la loro causa e lo stanno già ottenendo». Il rapimento degli italiani mette comunque il nostro governo in una delicatissima situazione. Non può trattare di¬ rettamente con il Fronte di liberazione e ufficialmente deve affidarsi al governo turco per la risoluzione del caso. Ieri, tra l'altro, l'ambasciatore Fontana Giusti ha chiesto di avere consultazioni continue e quotidiane sulla vicenda. Ma se la situazione non si dovesse sbloccare da sola nel giro di pochi giorni? Gli ostaggi francesi, dopo varie settimane di prigionia, sono stati liberati grazie alla mediazione di un giornalista turco, Ismet Imset del «Turkish Daily News», ed è probabile che anche questi ultimi rapimenti richiederanno l'uso di un canale non ufficiale. Nel frattempo l'obiettivo del pkk di minare l'industria del turismo, che da qualche anno costituisce uno dei pilastri dell'economia turca, sembra già in parte centrato. Per ogni intrepido archeologo alla ricerca di un'arca perduta in cima al monte Ararat ci sono centinaia di turisti più prudenti che hanno preso sul serio gli avvertimenti del pkk rinunciando alle vacanze in Turchia, anche in zone ritenute sicure come l'Anatolia. E da settimane ormai gli operatori turchi offrono pacchetti turistici a prezzi super-scontati nella speranza di salvare la stagione. Andrea di Robilant In cambio della liberazione i guerriglieri vogliono avere contatti diretti con i governi occidentali Ma Ankara esclude qualsiasi trattativa
Persone citate: Angelo Palego, Anna D'andrea, Fontana Giusti, Giuseppe Virgilio, Luigi Fontana Giusti, Nico Riccardo Pianta, Noè, Palego
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