Nomadi campi da riorganizzare

Quattro i «villaggi»: 104 baracche da abbattere, 190 abusivi, 174 profughi Quattro i «villaggi»: 104 baracche da abbattere, 190 abusivi, 174 profughi Nomadi, campi da riorganizzare L'assessore propone l'autogestione «Via le baracche, pagate le spese» Gli chalet sono dei nomadi arrivati quindici anni fa. Tra centinaia di baracche, spiccano prefabbricati a due piani, con verande e servizi igienici. Anche qui vige la legge del primo arrivato. Gli altri hanno dovuto accontentarsi degli spazi che restavano: in gran parte vivono in roulotte che non potrebbero più ripercorrere la strada da cui sono giunte. Tutti sperano un giorno di costruirsi la «barachina». S'incomincia con quatto assi, poi ci si allarga, si porta luce e acqua. Tutte costruzioni abusive. Un giovane pm della Procura presso la Pretura, Angelo Barbieri, ha messo gli occhi su questi accampamenti fuori legge. Tra gli ultimi atti firmati dal commissario Malpica, nel maggio scorso, figura un'ordinanza per l'abbattimento di 104 baracche. Inoltre il Comune ha provveduto a un censimento: gli zingari autorizzati sono 824 (il tetto massimo stabilito da una delibera dell'84 è di mille), 190 sono abusivi, 174 sono profughi per lo più scappati dalla Jugoslavia. L'esordio dell'assessore alla «qualità della vita», Carlo Baffert, avviene appunto su questa storia ai confini di Torino, in bidonville che come segni dell'approssimarsi del Duemila hanno gli elettrodomestici. La missione dell'assessore è di capire per mettere le cose a posto. Baffert, e con lui i dirigenti del Comune, Francesco Panzica e Fredo Olivero, sperano di trovare soluzioni indolori, ma sarà difficile, ci vorrà comprensione tra i nomadi, ma anche nella cittadinanza. I campi (in corso Unione Sovietica, strada Arrivore, dell'Aeroporto e via Lega) sono saturi. In due villaggi (strada dell'Arrivore e dell'Aeroporto) ci sono problemi di igiene, di con¬ vivenza tra diverse etnie e religioni. Gli interventi sono imposti dalla legge: baracche da abbattere, abusivi da allontanare, profughi da sistemare altrove. Come fare senza ricorrere alle forze dell'ordine? L'assessore, ieri, ne ha parlato direttamente ai sinti piemontesi e lombardi, ai rom, ai serbi, agli ortodossi croati e musulmani bosniaci: «Si può vivere meglio di così. Dobbiamo riorganizzare questi campi, avere popolazioni omogenee, servizi adeguati. Ma voi dovete collaborare, attraverso forme di autogestione sarete voi stessi a migliorare questi villaggi». I più lo hanno applaudito. Sembrano d'accordo i sinti piemontesi e lombardi di via Lega e di corso Unione Sovietica, che l'assessore indica come «modelli». In strada dell'Arrivore c'è disponibilità a risistemare il campo su un'area attigua di 4 mila metri quadrati, suddivisa in settori e in piazzole (di 120 mq l'una). La città riacquisterebbe terreni per un parco, i rom chiedono «prefabbricati» visti in Germania, Olanda e Belgio. Si tratta di costruzioni provvisorie che saranno previste dal nuovo pianò regolatore. In strada dell'Aeroporto ci sono le tensioni maggiori: lì convivono musulmani e ortodossi, il numero dei profughi è in continuo aumento, si tollerano meglio che in Jugoslavia certo, ma è comunque una costrizione. Occorre dividerli. Ma chi paga? Il Comune ha avviato una prima fase di compartecipazione: sono stati attivati contatori per il consumo dell'energia elettrica e dell'acqua, e le bollette le pagano gli intestatari. L'amministrazione civica vuole provare la via del coinvolgimento per arrivare all'autofinanziamento e all'autogestione. L'assessore Cario Baffert (a destra) in visita al campo di strada Arrivore: una delle baracche contestate; sopra, bimbi zingari

Persone citate: Angelo Barbieri, Baffert, Carlo Baffert, Francesco Panzica, Fredo Olivero, Malpica

Luoghi citati: Belgio, Germania, Jugoslavia, Olanda, Torino