la madre promette: «lo lo prenderò»

Raffaella non piange più, vuole giustizia per la sua Manuela e chiede l'aiuto degli amici Raffaella non piange più, vuole giustizia per la sua Manuela e chiede l'aiuto degli amici la madre promette; «lo lo prenderò» «Ora gli altri raccontino ciò che sanno» «Lo prenderò, state sicuri». Esce dalla camera dell'obitorip, cammina piano, lo sguardo fisso a terra, attenta a non inciampare. Sembra trasognata, la mamma di Manuela. Non piange. E poi dice quella frase: lo prenderò, lo prenderò, l'assassino di mia figlia, come se avesse una sua ipotesi, una sensazione da seguire. Gli occhiali scuri, la faccia un po' gonfia, la bocca che è una fessura. Ha i capelli raccolti in una treccina bionda. Voglia di parlare, poco o niente. Mancano dieci minuti a mezzogiorno, lei deve scappare alla caserma dei carabinieri, per essere sentita di nuovo. «Io avevo chiesto il silenzio stampa - dice - e nessuno mi ha ascoltata». Tira dritto verso la Panda amaranto su cui l'aspetta Paolo Lombardi, il fidanzatine di sua figlia. Lui avvia il motore, lei si appoggia alla portiera aperta. Sul piazzale dell'ospedale di Ivrea, in alto, sulla città, fa caldo, non c'è un filo d'ombra. Un gattino che miagola, nascosto dietro a un cassonetto dell'immondizia, il guardiano del parcheggio dell'ospedale se ne sta nella guardiola, le ambulanze che vanno e vengono. Nessuno si accorge di questa donna minuta, con addosso un paio di jeans e una maglietta rosa chiaro. Sta male, Raffaella Petilli Marchelli. Ma ha voluto andare a vedere ancora una volta sua figlia, Manuela, finita bruciata in una casa neanche troppo lontana dal paese dove loro due, madre e figlia, abitavano. Chi può essere stato, ad uccidere Manuela? «Non lo so dice lei -. Io ho detto già tutto quello che sapevo». E adesso? Bisogna sforzarsi, farsi coraggio, raccontare tutto ancora una volta, e un'altra volta ancora, al magistrato, ai carabinieri, alla polizia, a tutti quelli che stanno cercanddo l'assassino di Manuela. «Adesso tocca agli altri raccontare quello che sanno di Manuela». Gli altri chi? La gente del paese? Gli amici della ragazza? Chi? Tre. giorni fa aveva detto, chissà, con una sorta di presentimento: «Manuela è morta ammazzata da qualcuno. Me l'hanno uccisa, viva non la rivedrò mai più. Adesso, aspetto solo che mi riportino il suo corpo». E' andata proprio così. «Se i giornali non avessero scritto tutte quelle cazzate, forse non sarebbe successo...». E' arrabbiata, Raffaella. E come darle torto? Ha appena visto quello che non doveva vedere: il corpo di Manuela, steso sul tavolo dell'obitorio. Poveri resti, che pena entrare in quel locale che sta così vicino alla mensa dell'ospedale, in un via vai di gente che si dedica alla pausa pranzo. E su, in ospedale, c'è anche ricoverato suo padre: «Ha avuto un mezzo infarto, sta male anche lui». Ma lei ce l'ha, un'idea, di chi possa essere stato? «Non mi va di parlare, adesso no, forse più in là. Prova tu a pensare, a come ti sentiresti, se ti succedesse una cosa del genere». Dopo 18 notti passate a pensare a dove poteva essere finita sua figlia, adesso quest'ultima notte passata con la certezza che non c'è più niente da fare, se non trovare il responsabile dell'omicidio, le pesa come un macigno. Ha messo anche un cartello sul cancello di casa: «Diffido i giornalisti a fare riprese e fotografie se non autorizzati da me», firmato Raffaella Marchelli, una firma larga, con la R rotonda, un cartello plastificato, perché chissà quando torna a casa, la mia Manuela. «Io lo so, che adesso tutti mi salteranno addosso», dice. Non piange, ma chissà quanto ha pianto. E adesso c'è la gente che sparla, che non ha niente di meglio da fare che cercare nuovi particolari su quella ragazzina sparita e ammazzata, che non faceva male a nessuno, eppure qualcuno l'ha voluta far fuori. Il paese, Strambino. «Ma io lì ci sono arrivata da poco. Prima sono stata a Milano, tanti anni. Poi sono tornata. Non ad Ivrea, che da Ivrea io sono scappata via. Sono andata ad abitare in un paese». A Ivrea però ci ha lavorato, e tanto. Ha messo su una rivendita di pizza, il Freesby, una specie di fast food, ma gli affari andavano male, e ha tirato giù la serranda. Allora Raffaella è andata a lavorare in un circolo privato di Strambino, la Fagiuolera. Vita dura, e a casa, quella bimba di 15 anni che l'aspettava. Lo sa, Raffaella, che gli inquirenti hanno intenzione di mettere su una squadra antimostro? «Ah sì, davvero?», ma tira avanti indifferente. Ormai c'è più poco da fare: «Ormai è finito tutto per Manuela». Sale sulla Panda amaranto e se ne va. Brunella Giovara Una scritta sul cancello per tenere lontani i giornalisti RePUspi Raffaella Petilli Marchelli e il fidanzato della vittima Paolo Lombardi

Persone citate: Brunella Giovara, Paolo Lombardi, Raffaella Marchelli, Raffaella Petilli Marchelli

Luoghi citati: Ivrea, Milano, Strambino