Il cavallino Antibo toma a trottare

Il cavallino Antibo toma a trottare Il cavallino Antibo toma a trottare E nei3000 siepi oggi la sfida italiana al Kenya STOCCARDA. Ieri ci è sembrato di rivedere un sogno, un film già gustato, di ritrovare un grandissimo protagonista. Ci siamo ancora una volta esaltati per la corsa di Salvatore Antibo. Il cavallino di Altofonte, da due anni insidiato ad ogni passo dalla sfortuna, è sembrato rinascere dalle sue stesse ceneri. Ha corso la batteria dei 10 mila metri come ai tempi d'oro: suonando sempre la carica, lui tamburino senza paura della corsa prolungata. Il cursore istintivo disegnato nel suo stesso Dna gli vieta di spingere al ritmo uniforme, gli impone il gesto audace e la variazione allegra e continua di passo. Così si è presentato solo al traguardo, promosso a una finale in cui naturalmente si racconterà un'altra storia. Domani ci saranno tutti i migliori, dai kenioti a ranghi compatti (Chelimo, Sigei e Tanui) a Panetta, che ieri ha gareggiato mimetizzato in mezzo al gruppo, con il capo avvolto nel suo fazzolettone da corsaro. Si entra quindi, nelle fasi conclusive, nel mondo della fatica: oltre ai 10 mila avremo la marcia dei 50 km, le siepi faticose e insidiose dei 3000 metri e lo stress dei 1500, tra la velocità e la resistenza. E bisogna constatare che il Gennaro Di Napoli in tono dimesso che si è presentato a questi Mondiali sembra diventato improvvisamente ricchissimo di questa dote che non gli conoscevamo. Ieri nelle semifinali è stato bravissimo a prendere la testa per oltre un chilometro; ha resistito alla corsa quando Joseph Chesire ha lanciato il suo attacco ai 1200 metri; è sgusciato svelto come una cutrettola nel momento in cui Morceli ha rilanciato il definitivo ritmo della corsa. Si è inserito prepotentemente tra i finalisti: auguri a lui; auguri alla Trabaldo che in campo femminile era stata in mattinata altrettanto brava. L'atletica italiana affronta le ultime due giornate di gara con nove personaggi, alcuni noti e altri totalmente da scoprire, per cercare di ripetere la bella impresa iniziata da Giuseppe D'Ureo. Nei 3000 siepi, in cui vantiamo ottimi trascorsi culminati nell'oro di Panetta del 1987 a Roma, presentiamo due navigati tranquilli uomini di campagna. Alessandro Lambruschini, che pur figlio di viticoltori tradisce decisamente il suo nome in quanto è nato fra le vigne del Chianti di Fucecchio, si potrebbe definire l'unico «benedetto toscano», tradendo anche qui il suo più illustre concittadino, quell'Indro Montanelli che invece è incline a definire piuttosto «maledetti» i suoi corregionali. Però - per quanto benedetto Lambruschini ha dimostrato di saper dare il massimo proprio nelle grandi competizioni. Angelo Carosi, che ha le radici nelle verdissime e fertili plaghe di Priverno, unisce a un carattere bonario e conciliante la tempra del combattente. Una sfida italiana al Kenya. Che dovrebbe essere imbattibile, presentando un campione olimpico (Birir), un campione e primatista del mondo (Kiptanui), un argento olimpico (Patrick Sang). Gioco fatto? Chissà. Nei 10 mila femminili avremo la brava Maria Guida, molto giudiziosa in batteria, che può migliorarsi nel momento della grande prova. I due atleti della 50 km di marcia, Perricelli e Quiriconi, furono salutati al loro apparire, che fu travolgente, come uomini di sicura classe. Probabilmente ne hanno: oggi c'è l'occasione per dimostrarlo. Vanni Loriga Per Totò Antibo un'ottima prova e la vittoria ieri nella batteria dei 10 mila

Luoghi citati: Altofonte, Fucecchio, Kenya, Priverno, Roma, Stoccarda