«Ecco come funziona la lobby dei farmacisti» di Francesco Grignetti

L'ex deputato Guerzoni: pressioni notevoli ogni volta che ci sono proposte di legge per la liberalizzazione L'ex deputato Guerzoni: pressioni notevoli ogni volta che ci sono proposte di legge per la liberalizzazione «Ecco come funziona la lobby dei farmacisti» Ma dal Veneto si smentisono le collette ROMA. «La lobby dei farmacisti in Parlamento me la ricordo bene. Si faceva sentire non appena avvertiva qualche tentativo di liberalizzare il settore. Diciamo così: è uno dei settori dove l'innovazione legislativa è più difficile, le pressioni sono notevoli su tutti. E poi ci sono i deputati amici. Tutto alla luce del sole, per carità. Mi ricordo il caso di un onorevole che nel 1987 ha denunciato nella dichiarazione dei redditi di aver ricevuto 200 milioni dalla Federfarma per la sua campagna elettorale. Ma c'è forse qualcuno che crede ancora a Babbo Natale?». Luciano Guerzoni, docente di farmacologia all'università di Modena, è stato deputato per diversi anni. Esponente della sinistra indipendente, ha condotto una lunga campagna di denunce sul carofarmaco. Si è scontrato aspramente con gli industriali farmaceutici, quelli che pagavano le tangenti e si arricchivano. Oggi non si meraviglia troppo se dalle 16 mila farmacie italiane sale un puzzo di tangenti: la colletta da 150 mila lire che, secondo i giudici, è stata organizzata nei primi sei mesi di quest'anno per pagare qualche uomo politico e «ammorbidire» una legge che li riguardava. Una storia ancora confusa. I farmacisti veneti hanno smentito di aver aderito a qualsiasi colletta. Così piovono smentite da tutta Itala. Ma in Emilia, invece, risultano un paio di collette tra il 1991 e il 1993: per ammodernare la sede della Federfarma e per una campagna d'informazione. Quei soldi finirono forse a Roma, nelle tasche di qualche deputato? Il magistrato indaga, dopo che un pentito ha raccontato della colletta. Ma intanto è finito sotto accusa il sistema stesso - già coinvolto dieci anni fa dallo scandalo delle fustelle, truffa miliardaria che vedeva complici medici, farmacisti e funzionari di Usi - delle farmacie. Una macchina da soldi: 13 mila miliardi consumati in medicine soltanto l'anno scorso. Ma anche un sistema arcaico: i farmacisti hanno i guadagni garantiti per legge, grazie al numero chiuso e alla trasmissione ereditaria della licenza. Un sottosegretario alla Sanità, Nicola Savino, li ha definiti una «corporazione medievale da liberalizzare». Il suo collega Publio Fiori, invece, pur ammettendo che le lobbies «fanno un'attività spudorata», è contrario alla liberalizzazione. Il ministro Garavaglia non si pronuncia. Ma come si muovono, materialmente, i lobbisti che in Parlamento difendono la «casta degli spe¬ ziali»? Risponde Mario Perani, deputato de e farmacista, membro autorevole della commissione Affari sociali (ex Sanità): «Iniziamo con il dire che non esiste una sola categoria. Ci sono i farmacisti rurali, quelli cittadini e i farmacisti non-titolari. Ognuno ha la sua organizzazione e i suoi lobbisti. Spesso gli interessi dei tre sono in rotta e si fanno la guerra tra loro». L'on. Perani ha curato personalmente la legge del 1991, quella che ha portato al riordino del settore farmaceutico. Una legge che adesso è guardata con sospetto. E' forse questo il provvedimento che i farmacisti hanno «foraggiato» con le loro collette? «(Assolutamente no - ribatte indignato Perani -, si tratta di una legge che è stata votata all'unanimità dal Parlamento. Escludo che siano girate mazzette. Tanto più che questa legge non è stata mica tanto apprezzata dai farmacisti. Abbiamo tradito alcune loro attese. E lo dico da farmacista che conosce bene la categoria». Ma allora, quale potrebbe essere la legge «mcriminata»? Giace al Senato un disegno di legge sui far¬ macisti precari, i cosiddetti nontitolari, quei laureati che lavorano nelle farmacie come commessi e non possono aprire una propria farmacia. E' questa la legge che tanto interessava (e preoccupava) la Federfarma? «Non lo so. Però ammette Perani - è certo che questa sanatoria, collegata a un provvedimento che aumenta il numero delle farmacie in tutt'Italia, è più scottante. E' ferma da un paio di anni e riprende un disegno di legge analogo che la scorsa legislatura non portò fino in fondo. Ovviamente, come dice lo stesso titolo, sfavorisce i titolari di farmacia perché crea una forte concorrenza». Eccola, dunque, la parola magica che i farmacisti non vogliono neppure sentire: concorrenza. Una parola cancellata in tutto il mondo della Sanità. Vedi le società farmaceutiche che avevano scelto la strada della tangente. E vedi anche le farmacie disseminate nella penisola. Concorrenza. I farmacisti vivono in una perenne angoscia: che accadrebbe ai loro affari se in un Comune di 7000 abitanti si aprisse una seconda farmacia? Oggi, con le leggi attuali, è impossibile. Ma un domani? «Io dico soltanto che liberalizzando il settore ci sarebbe la corsa nelle grandi città a scapito dei piccoli centri che resterebbero del tutto sguarniti», taglia corto Perani. Ma per fortuna che la Federfarma vigila. L'associazione raccoglie i circa 16 mila farmacisti italiani ed è quantomai attenta agli interessi della corporazione. Si ricordano, di recente, i suoi interventi di corridoio per bloccare un emendamento della Finanziaria '92 che avrebbe permesso la vendita di farmacie comunali a società per azioni (senza i farmacisti). Oppure quando si è trattato di chiedere sgravi fiscali. «Sì - conclude Perani - la Federfarma è molto attenta. Ma non vedo lo scandalo. E i petrolieri? O i costruttori di acciaio? O vattelapesca? Le lobbies sono tantissime e tutte legittime». Francesco Grignetti Odore di tangenti anche nelle sedicimila farmacie italiane

Luoghi citati: Babbo Natale, Emilia, Italia, Modena, Roma, Veneto