Nove ore su una barella

Maria Vittoria, l'odissea di una anziana al pronto soccorso Maria Vittoria, l'odissea di una anziana al pronto soccorso Nove ore su una barella Per scendere si rompe un braccio Ancora il Maria Vittoria nella bufera. L'altra sera un'anziana ' di 85 anni, lasciata per più di nove ore su un lettino del pronto soccorso senza mai essere avviata ad un reparto, è scivolata dalla barella fratturandosi un braccio. La donna, Jolanda Massignan, 85, via Visconti 1, era stata accompagnata in ospedale dai due nipoti preoccupati per l'aggravarsi delle sue condizioni di salute: «Il giorno prima era stata dal medico della mutua che, dopo un elettrocardiogramma, ha avanzato l'ipotesi di un probabile imminente infarto. Ovvio che, richiamati dalle vacanze in montagna, l'abbiamo accompagnata al pronto soccorso non appena possibile». Jolanda Massignan è giunta al Maria Vittoria alle 10,15 di mercoledì. I due nipoti, Danilo e Valeria Falletti, via Aosta 48, raccontano: «L'abbiamo affidata ai medici, con relativa cartella clinica portata da casa. Dopo un quarto d'ora stavano già esaminando il suo caso. Noi siamo stati invitati ad uscire ed aspettare sulle panchine poste fuori il reparto d'emergenza». L'attesa durerà 10 ore. Prosegue Valeria Falletti: «Lei sa come funziona un pronto soccorso? La prima preoccupazione dei medici sembra quella di essere protetti dai parenti che, in ansia, premono e infastidiscono. Ci sono ovunque cartelli di "proibito" e "vietato entrare". Però mai nessuno esce a dirti niente. A mezzogiorno abbiamo osato mettere il naso dentro. Ci hanno risposto bruscamente che sino al pomeriggio, essendo la nonna in terapia, non si decideva nulla. Bene, passano le ore. Alle tre e mezzo io non resisto più, entro dentro il pronto soccorso come una ladra. Trovo mia nonna che piange e si lamenta. Da un'ora aveva la padella, si erano dimenticati di toglierla. Non ce la faceva più, si agitava. Vado dagli infermieri. Domando, cosa fate? La ricoverate o la riportiamo a casa?». C'è un nuovo rinvio. Bisogna aspettare, decideremo dopo le 19, dicono i sanitari. Prosegue il racconto Danilo Falletti: «Facciamo prevalere la calma. Usciamo dall'ospedale, andiamo a far due passi e a comprare dell'acqua minerale. Dopo le 20 ci rifacciamo vivi al pronto soccorso. Esce un medico che con un certo impaccio ci dice "vostra nonna è ricoverata in ortopedia". Come? Sarà la cardiologia piuttosto. "No, si è rotta un braccio" e ci ha spiegato che la nonna era scesa da sola ed era caduta». Ieri la famiglia Massignan si è rivolta allo studio legale Dal Fiume-De Sensi. Stamane presenteranno un esposto denuncia alla procura della Repubblica. Spiega l'avvocato De Sensi: «I miei clienti non sono animati da uno spirito di vendetta contro medi- ci ed infermieri che del resto non conoscono nemmeno. Vogliono invece stigmatizzare la situazione del pronto soccorso, per questo denunciamo carenze e negligenze. Come si può far aspettare 10 ore! E come si può aver la presunzione di poter accettare pazienti che giungono dalla Bosnia se non siamo nemmeno in grado di badare ai nostri per il grave stato di degrado?» Per contro il vicedirettore sanitario del Maria Vittoria, Clau¬ dio Pontesilli, ieri mattina, ha dichiarato: «La paziente non era grave, al punto che era destinata al ricovero in medicina e non in cardiologia. Sembrava un caso tranquillo, era nella stanza di degenza. Chi poteva immaginare che avrebbe tentato di scendere da sola dal letto?». Ma sapeva che era da 10 ore al pronto soccorso? «No, questo lo ignoravo». Marco Vaglietti Jolanda Massignan, 85 anni, ora è circondata da attenzioni