«Figlia mia che ti hanno fatto»
«Figlia mia, che ti hanno fatto» «Figlia mia, che ti hanno fatto» L'urlo della mamma davanti a quel lenzuolo «Manuela, figlia bella, che cosa ti hanno fatto?» Raffaella Petilli Marchelli, 33 anni, quando ha visto uscire dal casale di Cerone la barella coperta da un lenzuolo con il corpo di sua figlia, ha pianto e gridato a lungo. Se lo sentiva, la mamma di Manuela, che sua figlia era stata uccisa: per lei, era già finita tre giorni fa. «Viva non la rivedrò più aveva detto ai cronisti -. Me l'hanno uccisa, sono sicura. Adesso, aspetto che mi riportino il suo cadavere». Un'attesa durata 17 giorni e tante ore trascorse accanto al telefono. All'inizio, nella speranza di sentirà la voce della figlia. Poi, col terrore che dall'altro capo del filo un carabiniere o un poliziotto le confermasse i suoi presentimenti. Quella telefonata è arrivata ieri alle 17: «L'abbiamo trovata». Occhiali scuri, un tshirt bianca, pantaloni blu a pois bianchi e scarpe da tennis, Raffaella Marchelli è arrivata al casolare di Cerone alle 17,30, a bordo della Tipo»del questore di Ivrea Maurizio Celia. Gli agenti si sono parati di fronte alla por¬ ta: «No, signora, è meglio che non salga le scale. Lo diciamo per lei, la ricordi com'era». Non si è lasciata andare al pianto. Ha passeggiato su e giù, torcendosi le mani, parlando sottovoce con gli ufficiali. Poco dopo, ha stretto la mano a Paolo Lombardi, 17 anni, il giovane fidanzato di Manuela. Jeans, un cappellino da baseball calcato sulla fronte, Paolo è arrivato al casale con la madre Mattia Russi e il suo compagno Rino Dou- La mamma di Emanuela, Raffaella Petilli Marchelli, due giorni fa aveva detto: «Me l'hanno uccisa, sono sicura» Martedì un presentimento «Me l'hanno uccisa» four: «Lo dicevo, Manuela non sarebbe mai scappata». Il 2 agosto, la ragazza gli aveva telefonato: «Vieni a prendermi a Strambino, alla stazione». Lui l'aveva aspettata per un'ora, poi era corso a dare l'allarme: «Lei non era il tipo che tardasse agli appuntamenti. Era chiaro che le era accaduto qualcosa». Neppure Paolo Lombardi è salito al primo piano, dov'era il cadavere di Manuela. «Quanto l'ho cercata! Sono impazzito, in que¬ sti giorni, a pensare dove potesse essere finita. Ho girato con gli amici per tutto il Canavese. Lei non sarebbe mai rimasta lontana da casa tanto tempo senza chiamare la madre». Il ragazzo è stato a lungo sentito dal comandante dei carabinieri di Strambino, che lo ha ascoltato a bordo di una Tipo dell'Arma. Poi ha seguito gli inquirenti in Procura. A Cerone si è presentato anche il padre naturale della ragazza, Alfonso Petilli. E' rimasto solo, silenzioso, a seguire ciò che stava accadendo. Quando dalle scale sono scesi gli uomini delle pompe funebri con la barella, un lenzuolo bianco a coprire il corpo di Manuela, il dolore di Raffaella MarcheRi è esploso in un grido. «Manuela, figlia bella». Qualcuno l'ha allontanata. Quando ha visto avviarsi il furgone, si è messa a correre dietro alla vettura nera dei necrofori. Qualche metro, finché l'ha raggiunta un carabiniere. Poi, anche lei è stata accompagnata in procura. Giovanna Favro
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