Paura del mostro dieci anni dopo

32 Ha una macabra fama ad Ivrea il rudere in cui è stato trovato il cadavere della quindicenne Paura del mostro, dieci anni dopo Manuela uccisa nella tana di un maniaco stupratore La «casa del mostro» è nascosta' nel verde, e cade a pezzi, abbandonata da più di dieci anni. Manuela l'hanno trovata lì, morta da giorni,, il cadavere avvolto in un vecchio materasso, carbonizzata dall'addome in su, la testa irriconoscibile, soltanto le gambe risparmiate dal fuoco. E' finita così la storia di Manuela Petilli, 15 anni, e chissà quanti sogni in testa. E' finita in una casa che, martedì, la battuta organizzata dalla polizia per cercarla aveva appena sfiorato. Una casa che tutti, in zona, avevano battezzato «del mostro», perché dieci anni fa un autista dell'Agip, Liborio Testa, ci portava le ragazze che incontrava per strada e le violentava, proprio lì, minacciandole con un coltello. Un incubo, quell'uomo di 30 anni che faceva l'autista a Chivasso. Offriva passaggi sulla sua 500, poi si dirigeva laggiù nel bosco, dove aveva la sua tana: un materasso sfondato, qualche coperta, giornali pornografici. Cercò di portarci anche Cinzia e Ivana, due studentesse di Vidracco. Capirono tutto, si gettarono fuori dalla macchina in corsa, lo denunciarono. Testa fu condannato a 5 anni di carcere. E da allora quella è stata una casa maledetta. Martedì le ricerche della polizia avevano coperto tutto il Canavese, trenta uomini avevano perlustrato con i cani i boschi, le rive della Dora. Ed erano arrivati fin lì, a Cerone, frazione di Strambino, il paese dove Manuela abitava insieme con la mamma, Raffaella Petilli, in via Duca degli Abruzzi 69. I poliziotti avevano voluto cercare anche alla vecchia centrale dell'Enel abbandonata, quella che alimentava l'industria tessile Valle Susa. Avevano sentito un odore forte, disgustoso, quello di un corpo in decomposizione. Ed erano entrati nell'ex abitazione del custode, senza più porte e finestre. Ma per terra c'era una pelle di vitello, coperta di mosche, un odore nauseante. Falso allarme. E i poliziotti se ne erano andati via. Manuela era a pochi metri da loro, morta. Al piano di sopra, al secondo piano della casa del mostro. Chi poteva immaginarlo? Nessuno ha pensato di salire al piano superiore: la scala interna è crollata da tempo, chi ha ucciso Manuela si è arrampicato su a fatica. E forse quella pelle di vitello marcia è stata lasciata lì proprio per ingannare i cani poliziotto. O forse è stato un caso. Peccato: il corpo di Manuela poteva essere trovato già martedì, e l'autopsia sul cadavere della ragazza avrebbe potuto dare indizi maggiori di quelli che darà adesso. Ieri tre guardiacaccia, Davide Negri, Claudio Coppo e Paolo Benedetti, hanno pensato di guardare meglio, nella «casa del mostro». Il questore di Torino aveva lanciato un appello a tutti, contadini, cacciatori, proprietari di terreni e di case abbandonate: «Aiutateci. De soli non ce la facciamo a controllare tutto. Serve l'aiuto di chi conosce bene la zona». I tre si sono affacciati nella casa diroccata. Macerie, rottami, pezzi di carta lasciati da chissà chi. Cinque mesi fa i carabinieri avevano scoperto che proprio quella bicocca era stata trasformata in un magazzino per grossi spacciatori di droga. Ci avevano trovato ventun chili di hashish, e un po' di cocaina, ben nascosti tra l'immondizia e i mattoni. E molti, a Strambino, sapevano che anche dopo il ritrovamento della droga, la casa del mostro veniva utilizzata dai tossicodipendenti della zona. Nascosta dal bosco, nessuno ci poteva capi¬ tare per sbaglio. Così ieri, alle 15, i tre sono entrati e hanno visto quei poveri resti. Hanno subito pensato che quel corpo poteva essere proprio di Manuela e hanno dato l'allarme. Alla vecchia centrale sono arrivati polizia e carabinieri, i vigili del fuoco. E' arrivato il magistrato, il sostituto procuratore Lorenzo Fornace. Ed è arrivata la mamma di Manuela, Raffaella Petilli Marchelli, con il suo compagno, Claudio Nogara. E poi una piccola folla: curiosi, gente del paese. Difficile tenerli lontani dalla «casa del mostro». E adesso cominciano le indagini. Ieri sera, appena il furgone mortuario che trasportava la bara con il cadavere della quindicenne è partito, il magistrato è tornato ad Ivrea, in Procura. Lo accompagnava anche la mamma della ragazza. Sul fascicolo che porta il nome di Manuela Petilli adesso c'è scritto omicidio. Brunella Giovara Lodovico Poletto Martedì, durante una battuta, gli agenti erano entrati nel casolare: c'era un odore . nauseabondo, ma vedendo una pelle di vitello abbandonata avevano pensato al falso allarme Emanuela Petilli (a sin.) in una foto recente La battuta di martedì nei boschi del Canavese (a destra) non aveva dato alcun esito A sinistra Maria Maniscalchi l'ultima che ha visto Manuela

Luoghi citati: Chivasso, Ivrea, Strambino, Torino, Vidracco