Il boss faceva lo stalliere

Latitante da 9 mesi, viveva nascosto in un maneggio a La Cassa Latitante da 9 mesi, viveva nascosto in un maneggio a La Cassa Il boss faceva la stalliere Residente a Settimo, è considerato un capo del racket della droga in Canavese Secondo le accuse, distribuiva eroina e cocaina fornita dalla 'ndrangheta Il boss della droga si era ridotto a fare lo stalliere. E dopo 9 mesi di ricerche la polizia è riuscita a individuarlo e ad arrestarlo in un maneggio di La Cassa. Si chiama Nicola Macrina, 35 anni, sposato con due figli, residente, sin quando non si è dato alla latitanza, a Settimo Torinese in via Raisera 54. Era un «capo» dell'organizzazione criminale che faceva capo alla famiglie Marando-Agresta, attive nel basso Canavese. Pesanti i capi d'accusa che lo riguardano: «Aveva costituito ed organizzato l'associazione a delinquere, collegata con le cosche dell'ndrangheta calabrese del lato ionico, occupandosi della distribuzione di cocaina ed eroina in quantitativi rilevanti». Nicola Macrina è riuscito a nascondersi per tanto tempo nel maneggio affiliato al Coni della Cascina San Giovanni, in regione Pralungo di La Cassa, grazie ad una carta d'identità falsa, intestata a Vincenzo Scivoli. Il documento appartiene ad uno stock di duecento carte d'identità rubate da una sezione de¬ centrata dell'anagrafe di Torino circa due anni fa. Quando, l'altro pomeriggio, gli agenti hanno fatto irruzione nel maneggio, pistole in pugno i gestori sono rimasti di sale: «Lo conoscevamo da tanto tempo. Aveva sempre tenuto il cavallo da noi. Alla fine dell'anno scorso ci ha detto che aveva perso il lavoro. Ha venduto il cavallo e poi ci ha chiesto se lo potevamo tenere a lavorare come stalliere. Siccome conoscevamo la sua passione per le bestie, ed effettivamente nelle stalle ci sapeva fare, l'abbiamo preso». Il Macrina al momento del¬ l'arresto non ha avuto la possibilità di reagire. Sapendo che è cintura nera di karaté, l'ispettore Marino gli ha puntato la pistola alla tempia e con l'aiuto dell'agente Bordin l'ha bloccato ammanettandolo. Come si è arrivati alla cattura? Seguendo «personaggi» sospettati di appartenere al «giro» della droga. Dopo un lungo lavoro di appostamento e controllo da parte degli uomini della sezione antinarcotici della Questura (che si sono persino serviti di binocoli a raggi infrarossi per poter tenere sotto controllo la zona del maneggio anche di notte) si era constatato che le auto pedinate non imboccavano mai la stradina del maneggio pur recandosi nei paraggi: Perché? Per motivi precauzionali. I «contatti» del Macrina, che continuava a dare ordini anche dalla latitanza, lasciavano l'auto e si recavano camminando nei boschi vicini la cascina. Poi, sempre a piedi, giungeva anche lo «stalliere», i cui precedenti penali vanno, dal furto, alla rapina ed al tentato omicidio. [m. vag.] ll boss Nicola Macrina con falsi documenti lavorava presso la Cascina San Giovanni, in regione Pralungo di La Cassa

Persone citate: Bordin, Macrina, Nicola Macrina

Luoghi citati: Pralungo, Settimo Torinese, Torino