John Travolta: senti chi abbaia

L'attore impegnato sul set del nuovo film, alle prese con tanti cani parlanti L'attore impegnato sul set del nuovo film, alle prese con tanti cani parlanti John Travolta: senti chi abbaia Adesso l'ex ragazzo del sabato sera è legato alla setta di «Scientology» VANCOUVER. Fuori è una giornata quasi estiva. Dopo mesi di freddo, vento, pioggia il caldo è arrivato anche qui. Ma nel negozio di giocattoli dentro il grande magazzino tutti sono in cappotto e pelliccia. C'è pure Babbo Natale, che si tiene in braccio un bambino e gli domanda: «Che cosa vuoi che ti porti?», «Un cane», risponde. «Un cane? Non è facile, ma farò di tutto. Appena avrò quello perfetto te lo farò sapere». Con aria trionfante, il bambino corre da papà, che scuote la testa perplesso. Ma... quello non è il profilo di John Travolta? Non è l'attore che con «La febbre del sabato sera» aveva dato il via alla febbre per la musica disco? E che poi, con «Grease», aveva fatto tornare di moda gli Anni 50, per quindi lanciare con «Urban cowboy» la marna per tutto ciò che è western? E' proprio lui, quello stesso personaggio che poi, dieci anni fa, era uscito improvvisamente di scena con la stessa velocità con cui aveva saputo imporsi. Un'altra meteora holywoodiana svanita nel niente. Dopo «Staying alive» e una serie di film trascurabili arrivò tuttavia «Senti chi parla», una commedia che, tra il mercato Usa e quelli esteri, ha saputo raccogliere quasi mezzo miliardo di dollari. Così tanti che hanno pensato bene di fare subito il seguito. E adesso Travolta è tornato a Vancouver per fare il numero tre della serie, in mezzo a cani che parlano e bambini che litigano. Ma non si sente un po' limitato? Non rimpiange i giorni in cui Travolta era considerato il numero uno, un vero fenomeno sociale? Abbiamo incontrato l'attore sul set, dove ha risposto alle nostre domande. Iniziamo dal film che sta girando, «Look who is talking now». Come cambia il suo personaggio? «La sua condizione migliora ogni volta. Adesso invece che un taxista è un pilota. Ci sono alcuni numeri musicali, che è sempre divertente. E poi lavoro molto con i cani, che è una cosa che ho già fatto con "Teneramente in tre", un film che in America non è mai uscito nei circuiti cinematografici. Non so perché». Non sarà perché il nome Travolta non basta più, da solo, a far vendere un film? «Ma questo è un fenomeno creato dalla stampa. Tra l'83 e l'89 ho imbroccato una serie di film che non sono andati tanto bene e di colpo mi hanno considerato finito. Sei noto solo per i tuoi successi, il che è un criterio ben singolare. Perché il successo arriva del tutto imprevisto e io ne so qualcosa. "La febbre del sabato sera", per esempio, pensavamo che sarebbe restato nei drive-in per due settimane e invece sappiamo bene come è andata. Anche "Grease" doveva essere un piccolo film ed è diventato quel che è diventato». Forse i suoi film sono troppo legati a un'epoca...? «Nessuno sa perché un film decolla e uno no e questo è il bello del cinema. Ci sono sceneggiature bellissime che restano nei cassetti e altre pessime che vengono prodotte. Penso che i miei film andati meglio fossero diversi, imprevedibili. E poi non essere sempre al centro dell'attenzione ha i suoi risvolti positivi. C'è meno intensità attorno, meno aspettative. E questo facilita molte cose». Vuol dire che non le piacerebbe uscire dal tipo di film che le vengono offerti adesso e farne uno più «serio»? «Non ho obiezioni a fare commedia o dramma. Io cerco solo di fare il film migliore in circolazione». Lei resta legato alla controversa Chiesa della Scientologia. Può descrivere brevemente il perché della sua fede? «Sarebbe come descrivere brevemente l'Enciclopedia Britannica. Posso solo dire che i suoi insegnamenti pervadono ogni aspetto della mia vita, personale e professionale. E che mi piacerebbe un gior- no fare un film tratto dai romanzi di Ron Hubbard, il fondatore. Sono storie molto belle. Sono un po' stanco, devo dire, di tutte queste storie che disturbano e sconvolgono la gente senza bisogno. Anche film come "Goodfellas" o "Il silenzio degli innocenti": da artista ad artista li apprezzo, ma che cosa ti rivelano? Che cosa ti lasciano?». Vuol dire che è contrario ai film che cercano di esplorare il lato oscuro dell'animo umano? «Non sono contro, ma se non ispirano, se non mi aiutano a scoprire terreni inesplorati non mi interessano». Lei ama talmente tanto pilotare gli aerei che ha chiamato suo figlio Jett. Pensa che la paternità influenzi le sue scelte professionali? «Non ho mai anteposto il lavoro a mio figlio. Il mio amore per lui è più che incondizionato, è talmente profondo che non avrei mai potuto immaginarlo. E certamente questo mi fa sentire più responsabile nella scelta dei miei film». Adesso vive in Florida. Una scelta tenere le distanze da Hollywood? «Ma io non ci ho mai vissuto, prima stavo a Santa Barbara. E' che ho trovato questo posto bellissimo con una pista di atterraggio proprio dietro casa. Mi ci sono innamorato e l'ho comprato. Tutto qui». Lorenzo Soria Ama talmente pilotare gli aerei che ha chiamato il figlio Jett. «Accanto alla mia casa c'è una pista di atterraggio» John Travolta in una scena del film «Senti chi parla» che lo ha rilanciato come star internazionale

Persone citate: Jett, John Travolta, Lorenzo Soria, Ron Hubbard, Travolta, Urban

Luoghi citati: America, Florida, Hollywood, Usa, Vancouver