Il manuale della fuga di M. G.

Il manuale della fuga Il manuale della fuga Cinque vie per uscire dalla città Dal tunnel segreto agli aerei Onu SARAJEVO DAL NOSTRO INVIATO Ci sono cinque modi per scappare dal lager chiamato Sarajevo. Si scappa come talpe o come lepri, per terra e per cielo, con i soldi o con l'amore. L'industria della fuga è rimasta la sola a funzionale nella città-prigione. Troppi miuoiono durante il tentativo, mia molti ce la fanno, e sono già tanti: almeno 100 mila. Talpe. Il tunnel della libertà passa scitto l'aeroporto. Settecento mi stri di cunicoli, che secondo la voce popolare sono stati scava'ti con le mani, per non attrarre l'udito dei serbi, in ascolto lassù sulle colline. Il tunnel, in realtà, lo ha scavato l'esercito bosniaco, con pale ed altri strumenti più rudimentali. L'ingresso è in un'anonima casetta del villaggio di Dobrinja, alla periferia della città. E' proprio come in un film: c'è una botola, si scende e si comincia a strisciare. La luce giù in fondo è quella del monte Igman, dove si sbuca a. pochi passi dai cannoni del ne:rhico. Il tunnel serve ai militari, ma c'è sempre anche qualche civile che s'imbuca: una volta sùll'Igman, tenterà di proseguirò verso la Croazia. L'Onu, ufficia.unente, non sa nulla. Ogni tanto i serbi si lamentano. Allora ; un Casco blu prende una vanga e comincia a scavare una buca, non troppo profonda, per la veriità: «Visto, non c'è nessun tunnel». L'ufficiale serbo mugugna qualcosa e se ne va. Lepri. La pista dell'aeroporto è una scommessa con la morte. I fuggitivi arrivano la notte, con uno zaino leggero sulle spalle. Scavai lcano i fili di ferro e cominciano a correre verso la boscaglia, sfidando i fucili dei bosniaci, e quelli dei cecchini. Ne muoiono, in media, due per sera. In mozzo alla pista, ci sono le auto dlei Caschi blu che inseguono chi scappa per riportarlo a casa. Ma le «lepri» di Sarajevo nanna escogitato un trucco formidabile. I Caschi blu hanno un ordine: riportare il fuggitivo all'inizi o della strada da cui proviene.. Allora ecco cos'ha combinato ttlobodan Milevic. Quando i fari dell'Onu lo hanno illumina¬ to in mezzo alla pista, si è girato dall'altra parte, mettendosi a correre verso Sarajevo. E così i soldati, credendo di ricacciarlo indietro, gli hanno fatto da scorta lungo la fuga, trascinandolo lontano, oltre la linea del fuoco: un po' ammaccato ma libero, finalmente. Reporter. A volte anche i giornalisti si innamorano, solo che a Sarajevo diventa tutto più difficile. E' successo a John Cowley, di una tv neozelandese, e alla sua interprete Afka Kafagic. Come farla scappare da Sarajevo? Ci ha pensato Susan Sontag, la scrittrice che sta mandando in scena «Aspettando Godot» a lume di candela, in un teatro bombardato di Sarajevo. E' stata lei a scrivere a Clinton perché procurasse un visto alla ragazza. Afka e John sono scap pati insieme, per andare subito a sposarsi negli States. Mercanti. E' una fuga che sa di «Casablanca». L'accredito che vale un posto sugli aerei dell'Onu viene piazzato al mercato nero per più di mille marchi. Intere famiglie hanno venduto ogni co sa per potersi presentare munite di biglietto al cancello delle «Maybe Airlines», «la compa gnia aerea del forse», come i Ca schi blu hanno ribattezzato i voli irregolari che ogni giorno fanno la spola fra Ancona e Sarajevo, con un carico che all'andata è fatto di pacchi e al ritorno di cittadini commossi. Disperati. Infine, si scappa via terra. E' la strada dei convo gli umanitari. I funzionari dell'Onu girano per la città compilando le liste della fuga: prima i malati, poi i bambini e le donne incinte. Si parte dopo mesi di attesa, in direzione di Spalato c Belgrado. Il viaggio è lento e av velenato, perché i militari serbi ti lasciano passare solo se nel convoglio ci sono abbastanza serbi, ma il guaio è che al posto di blocco successivo l'esercito croato avanzerà una richiesta opposta. L'anno scorso, un convoglio è stato tenuto in ostaggio per mesi, mentre i più deboli cadevano uno dopo l'altro, per il freddo e per la fame. E' terribile scappare da Sarajevo. Quasi quanto rimanerci. [m. g.]

Persone citate: Clinton, John Cowley, Lepri, Mercanti, Susan Sontag