Vado in Kenya a studiare corsa di Giorgio Barberis

L'argento per D'Urso è uno stimolo, vuole arrivare sul tetto del mondo L'argento per D'Urso è uno stimolo, vuole arrivare sul tetto del mondo Vado in Kenya a studiare corsa Un appello: combattiamo la mafia in Sicilia STOCCARDA DAL NOSTRO INVIATO «Amici, il 24 agosto a Trapani si svolgerà un meeting intitolato a Vito Schifani, l'agente della scorta di Falcone perito'nel tragico agguato. Io v'invito a essere presenti, a testimoniare con il vostro gesto sportivo come tutto il mondo civile sia impegnato a lottare contro violenza e prevaricazioni». Giuseppe D'Urso, neo vicecampione del mondo sugli 800, ha lanciato questo appello ieri sera, ai molti atleti intervenuti ad un ricevimento voluto dall'Associazione internazionale dei giornalisti sportivi, dalla commissione atleti e dal comitato organizzatore dei Mondiali di Goeteborg '95. Un gesto che ha raccolto molti consensi e testimonia di un giovane impegnato, come tanti suoi conterranei, nella lotta alla mafia. «Sono siciliano e non me ne vergogno di certo. Anzi ne sono fiero. Siamo noi giovani a doverci impegnare per estirpare il marcio dalla nostra splendida terra». L'espressione testimoniava di come D'Urso fosse convinto di quanto stava dicendo: stessa grinta di quando, la sera precedente, era volato a conquistare quella medaglia d'argento che adesso non vuole più togliere dal collo. Ogni tanto la soppesa e con occhi rilucenti rilegge l'incisione del proprio nome, del piazzamento e del tempo ottenuto, simpatica personalizzazione che gli organizzatori tedeschi hanno deciso per ogni premiato. «E' tutto così bello, quasi da non crederci» dice, prima di raccontare per l'ennesima volta la sua storia, di papà Carmelo e mamma Carmelina, del gemello Rosario («Sono io il primo nato dei due»), della fidanzata Tania, degli studi universitari (.«Mi ero iscritto a Fisica, ma non riuscivo a conciliare impegno scolastico e allenamenti. Allora ho provato con Scienze Politiche, ma non mi piaceva. Così ho smesso»). «Konchellah - rivela - mi ha invitato ad andare ad allenarmi con i keniani, un'idea che avevo già maturato con Benvenuti. Sì, perché con Andrea siamo grandi amici e mi dispiace tanto per l'infortunio che lo ha tolto di scena. Ma si riprenderà: anch'io ho vissuto momenti difficili in passato e lui mi ha aiutato a superarli. Adesso tocca a me dargli una mano e lo farò volentieri». D'Urso racconta l'amicizia con i keniani, di avere scherzato con loro durante il riscaldamento, di Konchellah che lo incoraggiava: «Puoi arrivare sul podio». Poi il momento del via, Ruto all'attacco («Sembrava una tattica per favorire Konchellah e Tanui»), la volata lanciata a 200 metri dal traguardo, la consapevolezza di aver comunque perso l'oro a 50 metri dall'arrivo «quando mi sono guardato i piedi, cosa che non dovrei mai fare e invece...»), e poi «il fiato di Konchellah sul collo, fino all'ultimo metro». Giuseppe parla e sembra una favola: prima dei Mondiali neppure lui credeva possibile arrivare a una medaglia e nessuno si sarebbe azzardato a pronosticare la vittoria di Ruto, il più anziano (33 anni) e meno accreditato dei keniani, con D'Urso se¬ condo. Adesso si cerca invece di andare oltre, di leggere il futuro: «Potrei dedicarmi ai 1500 con maggiore assiduità, anzi è probabile che corra questa distanza già a Trapani. Ho un personale di 3'43" che non mi sta molto bene. Certo devo migliorare il mio finale, se voglio ottenere qualche cosa anche su questa distanza». Una distanza che, al momento, è terra di Morceli, l'algerino che non pare essere molto simpatico a D'Urso: «Mi ha lasciato perplesso per questa storia dei premi, perché una cosa è quando si corre per guadagnare e un'altra quando si è in gara per rappresentare il proprio Paese. Penso alla tempesta di sensazioni che ho provato quando sono salito sul podio e, ancor prima, quando ho fatto il giro dello stadio, l'emozione di avere sulle spalle il tricolore: fantastico». Fantastico. Come Giuseppe D'Urso, un ragazzo che nel momento del trionfo sa ricordare i mah della propria terra e si assume l'impegno sociale di combatterti. Giorgio Barberis jT ' in Sicilia ^ La giamaicana Merlene Ottey (foto a lato) nei 200 avrà tre nemiche: la Torrence la Perec e la Malchugina D'Urso correrà il 24 a Trapani in un meeting per ricordare l'agente Schifani

Luoghi citati: Falcone, Kenya, Sicilia, Stoccarda, Trapani