Non sparate sull'Auditel di Carlo Fuscagni

Giordani: «Abolirlo? Lodevole. E i pubblicitari?» Un sistema meno «barbaro» di rilevamento programmi verrà varato ufficialmente dalla Rai soltanto nel 1995 Non sparate sull'Audite! Ma è davvero meglio Vindice di qualità? ROMA. La questione dell'Auditel è tornata d'attualità dopo l'intervista del presidente della Rai Demattè a Guzzanti, sulla Stampa. Demattè ha definito «barbaro» l'attuale sistema di rilevamento e ha annunciato di voler ricorrere a un metodo che «dia un valore di gradimento e di attenzione ai programmi». Ha aggiunto che anche i pubblicitari saranno d'accordo col suo giudizio: si tratterà infatti di offrire un prodotto televisivo selezionato e mirato, più utile, secondo Demattè, di un programma «generalista» capace di radunare davanti al teleschermo molti, ma indifferenziati, spettatori. Il presidente ha portato l'esempio della Mercedes: «A che mi serve fare una pubblicità della Mercedes su un target da otto milioni l'anno?». Sottinteso: ben pochi possono permettersi una Mercedes, dunque, tanto varrà, per quello spot, produrre una trasmissione per un numero ristretto di spettatori, ma, possibilmente, ricchi. La discussione in Rai s'è aperta subito e ha riguardato due punti. Primo: come si può ottenere un sistema meno «barbaro» di rilevamento? Secondo: l'Auditel deve davvero essere abbandonato o, almeno, declassato? Ricordiamo che l'Auditel funziona perché in 2420 famiglie il televisore è stato collegato a una tastiera e non si accende se non si premono certi tasti. Una quarantina di Paesi adottano sistemi analoghi. La Nielsen, negli Stati Uniti, adopera un sistema di «bottoni da premere» ancora più complicato: bisogna agire sulla tastiera addirittura se si lascia il televisore acceso e si esce dalla stanza. Il concorrente della Nielsen, la Arbitron, ha inventato un marchingegno microscopico da tenere in tasca e questo marchingegno fa tutto da solo, cioè rileva «automaticamente» quello che si sta facendo (dentro la stanza, fuori della stanza, televisore spento, televisore acceso). Di conseguenza la Sipra sta adottando un sistema analogo, detto Sophos 20, e la Fininvest pure (il progetto è della Sony). Questi brevi cenni chiariscono subito un punto chiave: Auditel, Nielsen e tutto il resto sono pensati in funzione dei pubblicitari. E' ai pubblicitari che interessa l'indice d'ascolto di un programma. Però la Rai ha annunciato, 2 mesi fa, di voler riesumare qualcosa che assomiglia al vecchio indice di gradimento. Si chiama, per la precisione, «indice di qualità e di soddisfazione». Impossibile sapere in che consisterà: il sistema sarà messo a punto prima della fine dell'anno, funzionerà sperimentalmente per tutto il [94 e sarà varato solo nel '95. La Rai rilevava un tempo l'«indice di gradimento», che veniva costruito con delle telefonate ai telespettatori, i quali dovevano dire se un certo programma gli era piaciuto moltissimo, molto, poco o niente. D'altra parte, anche il vecchio indice di gradimento non era questo paradiso in terra. Tullio Kezich, per esempio, ne parla come di un incubo, identico negli effetti all'Auditel: un indice di gradimento non eccelso spingeva a modificare i programmi in senso più popolare o «volgare». Inoltre, l'indice di gradimento funzionava ai tempi del monopolio, e proprio l'ingresso sul mercato di Berlusconi lo fece sembrare desueto o, addirittura, inutile. L'arrivo della tv commerciale diede a quelli del la Rai l'impressione che la guerra si dovesse condurre per forza sui «grandi numeri». E qui entriamo in pieno nel se condo corno del dilemma: è sensato declassare o, addirittura, abolire l'Auditel? I dubbi sono parecchi. Guglielmi, direttore di Raitre: «Noi dobbiamo essere gra ti all'Auditel, questa specie di suffragio universale della televisione. Se non altro l'Auditel ha costretto gli uomini della televisione ad avere come punto di riferimento non solo le segreterie dei partiti, com'era un tempo, ma anche il pubblico. Il presidente Demattè dice che va abolito o declassato? Certo, mi rendo conto che egli rappresenta con questa affermazione esigenze che non possono essere ignorate, esigenze a cm" si deve dare una risposta. Non credo però che si possa tornare al vecchio indice di gradimento e neanche che sia possibile allontanarsi troppo dai sistemi di rilevamento in uso negli altri Paesi». La soppressione di «Saluti e baci» non vuol dire che i dirigenti della Rai cercano un pubblico minore in quantità, ma di qualità più alta? «Credo che la soppressione di "Saluti e baci" sia un segnale. E' come se i dirigenti della Rai avessero voluto dirci: guardate, sulla nostra azienda è necessario intervenire energicamente fino a questo punto». Lei non era d'accordo? «Quando siamo stati convocati, io ho detto che ogni rete è una fabbrica e che, prima di cambiare i prodotti, sarebbe stato opportuno modificare la fabbrica. Questo anche se "Saluti e baci" era una trasmissione criticabile sotto tanti punti di vista. Ma mi è stato risposto che si trattava di un segnale». Carlo Fuscagni, direttore di Raiuno: «Beh, se ci levassero il fardello dell'Auditel sarebbe un sollievo». E' stato bene abolire «Saluti e baci?». «Non si può rispondere, adesso. Bisogna vedere verso quale progetto complessivo di tv stiamo andando». Mario Maffucci, capostruttura di Raiuno: «Mi pare presto per scrivere la storia della cancellazione di "Saluti e baci"». Brando Giordani, capostruttura di Raiuno fino a pochi mesi fa (si è dimesso): «Il proposito di non tener conto dell'Auditel può essere lodevole. Bisogna vedere che ne pensano i pubblicitari e come si reperiranno le risorse, se veramente non si vorrà più dar peso ai dati d'ascolto. Perché di risorse, certamente, la Rai ha parecchio bisogno. Quanto a "Saluti e baci", bisogna vedere quale programma si metterà al suo posto». La sensazione generale che si ricava parlando con i dirigenti Rai (capistruttura, ecc.) è che l'intenzione di Demattè, per quanto buona, pecchi di velleitarismo. Che accadrebbe davvero se, putacaso, gli indici d'ascolto dei programmi di viale Mazzini dovessero precipitare? La decisione di sopprimere «Saluti e baci» - un «segno forte» delle intenzioni della nuova leadership - ha destato perplessità anche tra i nemici della trasmissione, come l'inventore di «Blob», Enrico Ghezzi. Tra l'altro in Rai si dicono sicurissimi che Berlusconi, dopo le prime dichiarazioni morbide, stia trattando con quelli del Bagaglino. Col vantaggio, dopo il rifiuto incondizionato di Demattè, di poterli prendere a metà prezzo. Giorgio Dell'Arti Dice Guglielmi «Non possiamo differenziarci dagli altri Paesi» Giordani: «Abolirlo? Lodevole. E i pubblicitari?» 1 FESTIVAL S. REMO [4" serata] 1 27 FEBBRAIO IÌA1UN0 O CALCIC: PORTOGAUO-ITAUA ^ 24 FEBBRAJO RA1UN0 15.242 3 FESTIVAL S. REMO [1fl serata] w 23 FEBBRAJO RAIUNO 14.736 A BALLACOILUPI ^ 1BMARZ0 RAIUNO 14.554 5 FESTIVAL S. REMO [3fl serata] 26 FEBBRAJO RAIUNO 14.427 A SCOMMETTIAMOCHE? ■ . . w 6 GENNAIO RAIUNO 14.149 7 FORZA ITALIA ' 24 FEBBRAJO RAIUNO 11.930 Q SALUTl E BACI ° 20 FEBBRAJO RAIUNO 10.903 16.786 Non spaMa è davveGiordani: «Abolirlo? Lodevole. E i pubblicitari?I progrdella sta«predali'AQui accCarlo Fu I programmi della stagione «premiati» dali'Auditel Qui accanto, Carlo Fuscagni

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