Camorrista evade per amore; «Mia moglie mi tradiva»
Camorrista evade per amore; «Mia moglie mi tradiva» La fuga è iniziata lunedì a Napoli, ha con sé il telefono cellulare e si tiene in contatto con il magistrato e la questura Camorrista evade per amore; «Mia moglie mi tradiva» Non rientra in carcere dal permesso, sequestra la donna, poi scappa da solo NAPOLI. Camorrista pentito e marito geloso. Convinto che la moglie lo tradisse, ha approfittato di un permesso premio che gli ha aperto le porte del carcere, l'ha rapita ed è scappato, minacciando di uccidere la donna e di suicidarsi. Ma il boss aveva con sé un telefono cellulare e ha continuato durante la fuga a rispondere al magistrato che gli aveva concesso la licenza e al funzionario di polizia che nell'83 lo aveva arrestato. «Non fare pazzie, arrenditi», gli hanno ripetuto. E dopo averla tenuta in ostaggio per 24 ore, Mauro Marra, 33 anni, in passato uomo di punta della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo, ha liberato la consorte. In questura, però, non si è presentato: continua a vagare e a parlare al telefono con giudici e poliziotti. Annuncia che si costituirà, ma fino alla tarda serata di ieri, del pentito nessuna traccia. La fuga «per motivi personali» del camorrista è cominciata lu- nedì scorso, quando ha lasciato il penitenziario di Campobasso per una licenza che avrebbe dovuto concludersi sabato prossimo. Marra ha raggiunto Castelvolturno, sul litorale casertano, dove la moglie, Giuseppina Vobbio, 24 anni, era in vacanza con la madre, Antonietta Bononato. Tra i due coniugi è scoppiata una lite furibonda, durante la quale lui ha tirato fuori la pistola sparando in aria alcuni colpi per costringere le due donne a salire in auto. In macchina è arrivato a Caivano, in provincia di Napoli, il suo paese di origine dove avrebbe dovuto restare durante il permesso, con l'obbligo di firmare due volte al giorno in caserma. Lì, ha mollato la suocera, portandosi dietro Giuseppina. La madre della ragazza ha dato l'allarme e sono cominciate le chiamate sul telefonino. Il primo a parlargli è stato il magistrato di Campobasso che aveva firmato il permesso, poi ha cercato di farlo ragionare ^dirigente della questura di Caserta che dieci anni fa lo arrestò dopo un violento conflitto a fuoco. «Se l'ammazzi, sei finito», gli hanno ripetuto. Ma soltanto martedì sera Marra ha lasciato moglie e auto alla periferia di Caivano, continuando a piedi ima fuga senza speranza. Come pentito, per la camorra è un uomo morto e non può contare sull'aiuto di nessuno. «Ho capito, ho sbagliato», dice al telefono agli investigatori e rinvia di volta in volta la resa. Mauro Marra era uno dei fedelissimi del boss Pasquale Scotti, il superlatitante che per anni è stato il «braccio destro» di Raffaele Cutolo. Dopo la cattura, decise di collaborare con la giustizia fornendo agli inquirenti informazioni decisive per decine di omicidi. Da allora si era trasformato in un detenuto modello, godendo di periodici permessi, al termine dei quali si ripresentava regolarmente in carcere. Mariella Cirillo E' un pentito e teme la vendetta di chi ha accusato «Tornerò presto» Il boss della Nuova camorra organizzata Raffaele Cutolo
Persone citate: Antonietta Bononato, Giuseppina Vobbio, Mariella Cirillo, Marra, Mauro Marra, Raffaele Cutolo
Luoghi citati: Caivano, Campobasso, Caserta, Napoli
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