No ai sieropositivi in colonia

Bocciata nel Bolognese casa vacanze per bambini voluta da Moschino e dalla contessa Crespi Bocciata nel Bolognese casa vacanze per bambini voluta da Moschino e dalla contessa Crespi No ui sieropositivi in colonia Un paese si oppone col referendum BOLOGNA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Siete favorevoli o contrari ad una casa vacanze per bambini sieropositivi? Su questo quesito si è diviso un paesino dell'Appennino bolognese che a maggioranza ha detto no ad un progetto della sezione lombarda dell'Anlaids (l'associazione per la lotta contro l'Aids), sponsorizzato dallo stilista Moschino. La paura di un possibile contagio, ma soprattutto di alterare l'equilibrio economico del paese, ha spinto i 150 abitanti di Molino Vecchio, una delle 84 borgate di Granaglione, Comune appenninico esteso tra le province di Bologna e Pistoia, a respingere a maggioranza l'idea di un centro di villeggiatura per bimbi affetti da Aids, realizzato a pochi metri da casa propria. Il risultato di un referendum tra i cittadini, organizzato da un gruppo di oppositori, ha dato risultati inequivocabili: 90 contro, 40 a favore. Perché? Le motivazioni si trovano nelle risposte ad altri tre quesiti sottoposti a sondaggio popolare. Alla domanda sulle possibilità di un contagio alla popolazione in 69 rispondono «sì», in 55 «no», mentre 12 optano per il «non so». In 89, contro 42, sono convinti che il centro vacanza pòssa turbare l'equilibrio economico del paese. E in 90, contro 31 «sì», ritengono che nessun vantaggio all'occupazione possa venire dall'iniziativa. «Sono un po' amareggiata, ma non sorpresa», commenta la contessa Fiore Crespi, presidente dell'Anlaids lombarda. «L'Aids scatena paure e pregiudizi difficili da combattere e superare. Sono reazioni irrazionali, ma molto umane che con un'adeguata informazione si possono superare. L'idea è buona e alla fine saprà imporsi». Quello di Molino Vecchio sarebbe il primo centro di accoglienza in Italia per bambini Hiv positivi. Il primo di una serie di iniziative analoghe della «Smile», la fondazione nata tra l'Anlaids e Moschino, che da settembre promuoverà una raccolta di fondi anche attraverso la vendita di gadget realizzati appositamente dallo stilista. Il giorno dopo il referendum, nella piccola borgata si discute del risultato. Nessuno degli abitanti si dice contrario in linea di principio alla casa vacanze. «Che si faccia, ma non qui», è l'opinione del gestore del bar ristorante Loggette. «Il nostro paese è troppo piccolo, non ci sono garanzie di prevenzione. Di turisti ne vengono già pochi, dopo non verrebbe più nessuno». A spaventare non sono tanto i bambini, quanto i genitori che - si presume - verrebbero in paese a trovare i figli. «Si creerebbe un giro poco raccomandabile», commenta il ristoratore che vuol restare anonimo. Anche la signora Cecchini, insegnante, è contraria: «Il progetto non mi ha convinto. Nell'incertezza, ho preferito votare no. Prima voglio vederci chiaro». E' stato un «sì» istintivo invece quello di Caterina Ballerini, impiegata: «Non ho pensato alle conseguenze, solo a combattere l'emarginazione». Il sindaco del Comune, il socialista Giuseppe Nanni (guida una giunta di sinistra pds-psi-indipendenti), non si sbilancia, ma nega che il paese sia poco solidale. «Nessuno è contrario ad assistere i bambini ammalati, ma la gente non vuole alterare un equilibrio tanto faticosamente raggiunto. Queste borgate campano sul turismo familiare, delle seconde case. La paura di perdere questa certezza è davvero grande», spiega un po' imbarazzato. Anche per Mara Bernardini, amministratrice straordinaria della Usi competente (sinora non coinvolta nel progetto), il rifiuto degli abitanti di Molino Vecchio è dovuto aUa preoccupazione per la cattiva immagine legata all'Aids. «Se si mettono in atto le dovute cautele, i rischi di contagio sono ridotti al minimo», sottolinea. I medici che hanno provato a spiegare questa semplice verità in alcune assemblee pubbliche tenute in paese non sono stati convincenti. Eppure, il progetto AnlaidsMoschino al riguardo è molto dettagliato. La casa vacanza ospiterà a turno una ventina di bambini fino a dieci anni, già seguiti da una struttura ospedaliera. La villeggiatura avverrà sotto stretto controllo dell'equipe medica di Francesco Chiodo, il primario del reparto Infettivi del Sant'Orsola di Bologna. Ogni piccolo ospite sarà seguito da personale specializzato e volontari. Spiega Fiore Crespi: «Sono bimbi piccoli che usciranno accompagnati per andare a passeggiare nei boschi o sul greto del fiume Reno. Non certo per le strade del paese dove il pericolo per loro è maggiore». Anche le visite dei genitori (spesso peraltro assenti) saranno filtrate dai centri Aids e dall'Associazione. Il progetto - rassicura la contessa - non viene abbandonato. «Ma non vogliamo scatenare guerre, vogliamo farci accettare senza imposizioni». «Del resto conclude - non è cambiando paese che elimineremo i problemi. La paura dell'Aids è diffusa ovunque». Marisa Ostolani «Il turismo ne risentirebbe» E 90 su 130 hanno votato per fermare l'iniziativa li prof. Francesco Chiodo (sopra) lo stilista Moschino e bimbi malati di Aids

Luoghi citati: Bologna, Granaglione, Italia, Pistoia, Sant'orsola