Demjanjuk la cella si apre e si richiude di Foto Reuter
Si teme che qualcuno § uccida «Ivan il Terribile» ISRAELE L'iniziativa del Centro Wiesenthal, per il Procuratore un nuovo processo è inutile Demjanjuk, la cella si apre e si richiude Decisa la liberazione, ma un nuovo ricorso la blocca TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Nel settore «Giustizia» del carcere Ayalon di Ramle (Tel Aviv), la porta della cella del suo unico detenuto - l'ucraino John Ivan Demjanjuk, 73 anni - si è ieri dischiusa di qualche centimetro quando tre giudici della Corte Suprema di Gerusalemme hanno respinto all'unanimità gli appelli presentati contro la sua espulsione da alcune organizzazioni ebraiche e da singoli superstiti dell'Olocausto. Ma ancora una volta Demjanjuk ha solo fiutato la libertà, e resta in carcere: almeno fino a venerdì, forse fino a domenica. I superstiti dell'Olocausto sperano ancora che ci rimarrà per anni. «Siamo decisi a sfruttare tutte le vie legali pur di ritardare, e possibilmente impedire, la sua espulsione», ha dichiarato ieri Efraim Zuroff, direttore del Centro Wiesenthal per la caccia ai criminali nazisti. Dopo essere stato scagionato - «con il beneficio del dubbio» - dell'accusa di essere «Ivan il Terribile», il sadico macchinista preposto alle camere a gas del lager di Treblinka, Demjanjuk ha continuato a essere accusato dai superstiti dell'Olocausto di aver compiuto crimini contro il popolo ebraico come ausiliario dei nazisti in altri campi di sterminio: a Sobibor in Polonia, a Flossenburg e a Regensburg in Germania. Ieri i giudici della Corte Suprema hanno accolto in pieno le tesi del Procuratore generale dello Stato, Yossef Harish, secondo cui non è possibile aprire un nuovo processo contro Demjanjuk. Ciò sarebbe incompatibile - ha argomentato Harish - con l'ordine di estradizione emesso dagli Stati Uniti nel 1986 contro Demjanjuk, che doveva rispondere soltanto dell'accusa di essere «Ivan il Terribile». Inoltre, ha osservato il Procuratore genera- le, non c'è certezza che Demjanjuk possa essere condannato per i crimini che avrebbe commesso negli altri campi di sterminio, dato che nessuno dei superstiti lo ha riconosciuto di persona. In sostanza, secondo Harish, il «beneficio del dubbio» potrebbe giocare un'altra volta a favore di Demjanjuk: allora, a che scopo un nuovo dibattimento? Nell'aula della Corte Suprema, i superstiti dell'Olocausto sono rimasti sbigottiti. «Sono stato a Sobibor 17 mesi - ha esclamato Dov Freiberg, uno dei superstiti che ha presentato appello contro l'espulsione - e posso descrivere nei minimi dettagli le incombenze degli ausiliari ucraini dei nazisti: sospingevano brutalmente gli ebrei fuori dai vagoni piombati, li denudavano e poi li costringevano a entrare nelle camere a gas. La Corte Suprema ha riconosciuto che Demjanjuk ha servito a Sobibor. Come è possibile che quell'assassino sia adesso rilasciato?». La disperata battaglia legale, ha spiegato Freiberg, fa parte del «debito morale» che i superstiti dei lager ritengono di avere ancora verso quanti furono sterminati dai nazisti. «Per avere la coscienza davvero a posto - ha concluso - dovrei penetrare nel carcere Ayalon e conficcare una pallottola in testa a quell'uomo». Il rischio che qualcuno compia gesti inconsulti (nei giorni scorsi, un superstite dell'Olocausto ha tentato il suicidio per protestare contro l'espulsione) è evidentemente avvertito sia dai giudici sia dai familiari di Demjanjuk. I primi, dando prova di una certa «manica larga», hanno accolto la richiesta di indire venerdì una nuova udienza, nel corso della quale il Centro Wiesenthal dovrebbe presentare altri documenti. I secondi temono invece che Demjanjuk possa essere aggredito dopo la sua scarcerazione. Secondo i piani della polizia, sarà portato con un cellulare dal carcere fin sulla pista dell'aeroporto. Là sarà preso in consegna da quattro guardie del corpo private, che lo proteggeranno durante il volo. Aldo Baquis Si teme che qualcuno uccida «Ivan il Terribile» § John Demjanjuk nella sua cella del carcere di Tel Aviv con il figlio e il genero, ieri mattina [foto reuter]
Luoghi citati: Germania, Gerusalemme, Israele, Polonia, Stati Uniti, Tel Aviv
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