«Caro Forattini quereliamo solo chi esagera» di F. M.

R Polemica su satira, sinistra e Tangentopoli. Cuore: Giorgio censurato? E' ricco, si dimetta «Caro Forattini, quereliamo solo chi esagera» //pds replica al vignettista che si sente «in libertà vigilata» LE VIGNETTE CHE FERISCONO I POLITICI SROMA ORPRESA: il plateale j'accuse di Forattini («il pds querela chiunque si avvicini alle tangenti rosse...») ha spalancato una porta aperta, non si è infranto nella rituale smentita di Botteghe Oscure. Anzi. «La satira - dice Franco Bassanini della segreteria del pds - non deve avere limiti, salvo uno: la diffamazione. E noi, a differenza di altri, quando si passa il limite, quereliamo. La verità è che noi ce lo possiamo permettere, altri no...». In un'intervista a Sette, l'inserto del Corriere della Sera, Giorgio Forattini - una delle matite più famose d'Italia - ha sparato a zero sulla Quercia, raccontando la sua condizione di «libertà vigilata»: «Su Repubblica una vignetta su Primo Greganti non posso farla ha confessato Forattini - perché quei figli di buonadonna dei dirigenti del pds hanno minacciato: chiunque ci avvicina a Tangentopoli sarà querelato». Una minac- eia che avrebbe indotto la direzione de la Repubblica a consigliare cautela al suo vignettista-principe: «Giorgio, non vogliamo finire in galera per te...». Ma Bassanini sorride: «Non esiste nessuna richiesta di trattamento privilegiato da parte del pds, semplicemente quereliamo chi passa il segno». Eppure, l'atto di accusa di Forattini rilancia un refrain soltanto sussurrato nel passato: per i comunisti italiani (e ora per i suoi «nipoti») la satira va bene soltanto quando colpisce i potenti, i nemici; ma quando la caricatura ferisce la sinistra, ecco i suoi dirigenti che si irrigidiscono, si offendono, minacciano. «Noi abbiamo fatto satira feroce nei confronti del pei e del pds - racconta Alessandro Robecchi, uno dei direttori di Cuore, il più famoso settimanale di satira italiano - ma a onor del vero non abbiamo mai subito intimidazioni, telefonate, minacce di querele». E Bassanini ha buon gioco a ricordare «.Tango, l'inserto dell' Unità e poi Cuore, due giornali che hanno fatto abbondantemente satira nei confronti del partito e dei suoi capi». Ed è vero che il famoso «Nattango» - Alessandro Natta nudo e spaurito - è finito sui libri di storia della satira; è vero che Achille Occhetto è spesso sbeffeggiato da Cuore, eppure, è un fatto: rispetto alla satira che compare sui giornali «borghesi», i pidiessini sono suscettibilissimi, sono più minacciosi, per fare solo un esempio, dei democristiani. E allora, ecco che il caso-Forattini. rilancia un'altra antica querelle: la satira - che per definizione è una rappresentazione paradossale, spinta della realtà - può avere dei limiti? O deve godere di una zona franca? «La satira parte da un fatto considerato vero e noto - dice Bassanini, che è anche uno dei giuristi di punta della Quercia - e mette poi in luce aspetti paradossali. Ma quando non si parte da un fatto noto e la satira è soltanto diffamazione, allora supera il limite. Se si vuol fare satira su Tangentopoli, non si può dare per acquisito che il pds è nel sistema delle tangenti come gli altri partiti. Questo non è vero ed è così che scatta una reazione di difesa». C'è un problema di misura, ma c'è anche - lo suggeriscono quelli di Cuore - un problema di qualità della satira. «Il problema vero dice Robecchi - è che Forattini non sa fare satira. Ormai è prevedibilissimo, fa battutine o battutacce come le senti in autobus». Ma lui dice che certe vignette non gliele fanno fare... «Sì? Se a Repubblica gliele vietano - insiste Robecchi - dia le dimissioni. Un satiro che si fa vietare delle battute, un satiro che ha un territorio bandito, non è più un satiro. Peggio per lui: questo è un mestiere che puoi fare solo in piena libertà, come lo facciamo noi. Forattini è più ricco di noi, ma probabilmente meno libero», [f. m.]

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