Le case lacp cadono a pezzi di Emanuela Minucci
Le case lacp cadono a pezzi Proteste in corso Grosseto Le case lacp cadono a pezzi «Paghiamo 250 mila lire il mese per rischiare di morire sotto le macerie: non si può andare avanti così». Gli inquilini dello stabile lacp di corso Grosseto 349 sono esasperati: alle 12,30 di ieri una fascia di mattoni del loro condominio, all'altezza del sesto piano, stava per crollare. «Non è la prima volta che la struttura di questo stabile dà segni di cedimento - spiegano gli abitanti della casa popolare -, sono anni che temiamo possa andare in pezzi da un momento all'altro». Nell'aprile scorso si sfiorò la tragedia: il rivestimento di un'altra parete del condominio si staccò e una pioggia di mattoni cadde fra il cortile interno e il giardino. «Pensavamo ci fosse un terremoto», racconta Paolo Cardone, 36 anni, impiegato. Per fortuna al momento del disastro nessuno si trovava nei paraggi, quindi non ci furono né vittime, né feriti. Il «verdetto» emesso dai vigili del fuoco, subito dopo il crollo, comunque, parlava chiaro: «La struttura del palazzo nel complesso risulta solida, ma altri blocchi potrebbero staccarsi». Nonostante questo avvertimento, ieri in corso Grosseto 349, la storia dei mattoni pericolanti si è ripetuta: «E' pazzesco: dopo un precedente di quel genere ci ritroviamo nella stessa situazione d'emergenza», dice Benito Di Feo, 57 anni pensionato, responsabile del comitato inquilini dello stabile. E' stato lui, avvertito da chi abita al sesto piano, a dare l'allarme ai vigili del fuoco. Nel giro di un quarto d'ora la zona pericolosa era delimitata da transenne. Intorno, una piccola folla di curiosi: gente del quartiere, per nulla meravigliata dal nuovo «stato di emergenza»: «Abito in questo condominio da circa vent'anni - dice Maria Trevisan 45 anni, operaia -, ormai siamo abituati a tenere i bambini ben lontani dai cornicioni». Insieme con i vigili del fuoco arriva Bruno Salis, tanto atteso architetto lacp. Il tecnico delle case popolari cerca subito di convincere gli inquilini che l'ennesimo «annunciato crollo» è da considerarsi normale: «Il problema di queste costruzioni è che tutto il loro peso si scarica sulla base in cemento armato del primo piano». Qualcuno obietta: «Strutturate così, allora, non potranno che continuare a sbriciolarsi». L'architetto preferisce cambiare discorso: «Questa zona resterà a rischio soltanto per un'ora: nel giro di poche ore una nostra squadra toglierà tutti i mattoni pericolanti». La sua lezione di «pronto intervento» anziché calmare gli inquilini ne scatena oltremodo le ire: «Continuiamo pure a chiudere il recinto dopo che i buoi sono usciti - dice Paolo Cardone - qui si va avanti a interventi tampone che non servono a nulla». Per risolvere i problemi strutturali di questa decina di case lacp costruite negli Anni Settanta, infatti, ci vorrebbero ben altre «energie», per la precisione circa 6 miliardi: «Prima che un'amministrazione pubblica stanzi queste cifre passano anni - spiega l'architetto - e a questa eternità si deve poi sommare il tempo necessario a risolvere le lungaggini burocratiche». Spiegazione necessaria, ma insufficiente per chi da vent'anni sborsa.250 mila lire il mese per 50 metri quadri «e da almeno dieci, vive nel terrore dell'aspirante terremotato», dice ancora Paolo Cardone. Una polemica tira l'altra. Racconta il capo-scala del condominio: «Lo scorso • aprile ho rischiato grosso: la pioggia di mattoni è caduta a pochi metri da me». Di Feo è fra gli inquilini più arrabbiati (forse proprio perché nell'aprile scorso se l'è vista brutta) e promette una protesta organizzata: «Il 18 settembre, quando tutti saranno tornati dalle ferie, faremo una riunione straordinaria del comitato inquilini: o ci danno case più sicure o faremo la voce grossa con chi di dovere». Emanuela Minucci Corso Grosseto 349: ieri una fascia di mattoni al sesto piano stava per crollare
Persone citate: Benito Di Feo, Bruno Salis, Di Feo, Maria Trevisan, Paolo Cardone
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