A Torino ortofrutta di serie B di Luisella Re
i grossisti mettono in guardia i consumatori: rischi dalla vendita alla rinfusa i grossisti mettono in guardia i consumatori: rischi dalla vendita alla rinfusa A Torino ortofrutta di serie B Magli operatori «furbi» dovranno rispettare la nuova normativa Cee Ci son voluti più di vent'anni ma ci stiamo arrivando: dal 17 luglio, a Torino come nel resto d'Italia, 21 tipi di ortaggi (da aglio e asparagi alle zucchine) e 10 di frutta (da agrumi e albicocche a uva e kiwi) sono ufficialmente sottoposti alle «norme di qualità» varate dalla Cee nel 1972. Lo ha stabilito il decreto 339 varato nell'estate '92, che è stato ultimamente completato da una circolare esplicativa. Tra le novità dell'ultima ora, la presentazione entro il 17 luglio delle domande di iscrizione nell'inedito «registro provvisorio degli operatori e importatori». Ma la precarietà non pesa solo sul registro degli addetti. Sottolinea una circolare dell'associazione Apgo dei grossisti d'ortofrutta: «In pratica tutto il settore si trova a dover applicare la normativa comunitaria anche se ancora oggi non tutto è chiaro, pronto, possibile». E meno male che l'avvio graduale dei controlli - affidato all'Aima e all'Ice - «mirerà inizialmente a informare piuttosto che a reprimere». Ma perché questa lentezza di decollo, visto che già da lustri lafrutta italiana destinata all'esportazione è tenuta a rispettare rigorosamente le norme Cee? Secondo i produttori dell'Asprofrut già da tempo adeguati alle norme comunitarie, «restano solo da chiarire alcune incognite burocratiche. A partire dal vaglio e dalla conseguente ammissione dei futuri impianti di "condizionamento" incaricati di cernere, calibrare, imballare e marchiare la merce per il commercio interno, cui la legge impone modalità inedite. Ne deriva, ad esempio, che in Italia sarà escluso chiunque possieda magazzini inferiori ai 1200 metri quadri». I consumatori dovranno pazientare almeno sino a fine anno, insomma. E nel frattempo meglio tenere gli occhi aperti visto che, secondo un parere condiviso da grossisti e ambulanti, «per vecchia tradizione Torino è una delle piazze del Nord, battuta solo da Genova, che assorbe di più la produzione di seconda qualità o addirittura non legal¬ mente commerciabile». E' un andazzo accentuato dalla cosiddetta vendita «alla rinfusa» adottata non solo sui mercati rionali ma anche dalla grande distribuzione, che l'ha sostituita alla vendita preconfezionata del passato per evidenti motivi: non solo cascate di mele e pile di carciofi offrono un'immagine premiante di naturalezza ma consentono di eliminare gradualmente gli scarti, con grossi risparmi. Peccato che la vendita «alla rinfusa» permetta manovre ben più disinvolte. Dal settore della produzione - accusato dai dettaglianti di smerciare cassette dove solo gli strati superiori risultano ineccepibili o addirittura di frodare sul peso - a quello dei mercati dove è diffusissimo il miscuglio «sotto banco» tra merce buona e impresentabile. Una generalizzata pratica di routine, come dimostra la meraviglia con cui i grossisti continuano a decantare «il peso sempre rigorosamente in eccesso» delle confezioni in arrivo dall'estero. Ma succederà anche a Torino, prima o poi. Precisano all'Apgo: «Il mondo agricolo dovrà accettare la realtà, sulla linea già collaudata positivamente dalle maggiori cooperative dell'Emilia Romagna oppure della Valle di Non. I grossi distributori attuali implicano razionali centri omogenei di rifornimento, in grado di garantire precisi standard di freschezza e qualità. I produttori che tarderanno a capirlo sono condannati a sparire». E cosa succederà a quegli ambulanti che - sorvolando sulle caratteristiche merceologiche precisate sulla bolla di accompagnamento ma «dimenticate» sulle cassette esposte sui banchi smerciano ignobili accozzaglie dove il buono si mescola al cattivo? A Porta Palazzo rifiutano la provocazione: «Ci casca solo chi compera ad occhi chiusi. Senza rendersi conto che se qualcuno offre a 750 lire l'uva che i banchi vicini propongono a 1500 una ragione c'è». Luisella Re Anche nelPortofrutta soprawiveranno gli operatori che non ricorreranno ad espedienti per imporsi sul mercato
Luoghi citati: Emilia Romagna, Genova, Italia, Torino
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