« Hanno ucciso la mia Manuela »

« Battuta senza esiti della polizia alla ricerca della quindicenne di Strambino « Hanno ucciso la mia Manuela » La madre non crede all'ipotesi della fuga Sedicesimo giorno dalla scomparsa di Manuela, quindicenne di Strambino, piccola, bruna, «capelli neri e occhi scuri», come si legge sotto una sua foto attaccata al banco frigo del bar nella piazza del Municipio di Ivrea. Sedici giorni di silenzio totale: non un biglietto, una telefonata, un indizio piccolo piccolo. Neanche un messaggio fatto filtrare attraverso qualche amico, come di solito avviene in casi come questo. Niente, buio assoluto. La mamma, Raffaella Petilli Marchelli, 33 anni, cameriera, confessa di non sapere più che cosa pensare, a cosa aggrapparsi. E nascondendo occhi e emozioni dietro un paio di occhiali scuri, dice fredda: «Me l'hanno uccisa. Adesso ne sono sicura. L'hanno presa, portata via, e fatta sparire». Del resto, sedici giorni lontano da casa, a quell'età, sono un tempo che autorizza qualsiasi ipotesi. Anche la polizia ha smesso di credere all'ennesima fuga adolescenziale, e ieri ha organizzato un'ampia battuta nel Canavese. Un elicottero ha sorvolato la zona, mentre 30 uomini del commissario di Ivrea e della Criminalpol hanno perlustrato con i cani i boschi fino a Cerone, frazione di Strambino, la Dora fino al diga di Mazze, e il torrente Chiusella. Risultato: zero. Della ragazza, nessuna traccia. Svanita nel nulla. Le ricerche riprendono oggi. E le indagini ripartono da sette agendine che la polizia ha sequestrato ieri nella camera da letto di Manuela, nella casa di tre stanze e bagno in via Duca degli Abruzzi 69 dove Raffaella Petilli vive insieme con il convivente, Claudio Nogara, rilegatore, di 6 anni più giovane cu lei. In quelle pagine, tra brani delle canzoni di Marco Masini e Claudio Baglioni, e «smack!!» indirizzati al fidanzato, Paolo Lombardi, 17 anni, gli inquirenti sperano di trovare un particolare in grado di dare una svolta al giallo di Strambino. La ricostruzione delle ultime ore di Manuela è ferma alle due e trenta del pomeriggio di lunedì 2 agosto. La ragazza è stata a Ivrea, a pranzo dal nonno, Luigi Marchelli, e ha telefonato al fidanzato chiedendogli di andare a prenderla alla stazione di Strambino. «Sarò lì verso le 15,30». Al binario, scopre che la corsa del primo pomeriggio è stata cancellata. Una sorpresa del nuovo orario estivo: «Non ci sono alternative, devi prendere il pullman», le dice un bigliettaio. Manuela esce dalla stazione, attraversa la strada e si dirige verso il terminal. «Era sola. Camminava a passo svelto e fumava», racconta Maria Maniscalchi, commessa nella gastronomia di fronte al capolinea dei bus. E' l'ultima persona ad averla vista prima della scomparsa. Che cosa è successo, dopo? Mistero. Una sola cosa è certa: a Strambino, la ragazza non è mai arrivata. «L'ho aspettata per oltre un'ora. Poi, preoccupato, sono corso ad avvertire la madre» giura Paolo Lombardi. E ripete: «Non è da lei arrivare in ritardo agli appuntamenti, non l'ha mai fatto». La famiglia, i pochi amici e i mille conoscenti confermano: no, Manuela non è un tipo da colpi di testa. E' timida, riservata. Va d'accordo con la madre e ha buoni rapporti con il convivente di lei. E' sempre fuori casa, questo è vero, ma non frequenta gente strana, «non va neanche in discoteca». Una ragazza come tante. «Fino allo scorso Natale - ricorda un'amica, Flavia Cignetti - il suo unico problema era Paolo: la mamma non ne voleva sapere della relazione tra loro». Ma i dissapori non sono durati a lungo. Dopo un paio di mesi, Raffaella Petilli ha accettato la scelta della figlia. Nei bar di Strambino, la gente maligna che ha ceduto perché non ha mai saputo imporsi: «E' lei la prima a riconoscerlo. Dice che a causa della separazione da suo marito, avvenuta subito dopo il matrimonio, e della differenza di età con la figlia, appena 18 anni, per lei Manuela è come una sorella più piccola». Adesso, dopo le foto nei bar e i servizi sui giornali e alla televisione, il fascicolo sulla scomparsa di Manuela Marchelli sta sulla scrivania del capo della Criminalpol piemontese, Antonio Baranello. Ipotesi? Sospetti? Il funzionario è cauto. Procede per esclusioni: «Non è stata rapita, nessuno l'ha costretta a salire a forza su un'auto: la ragazza avrebbe urlato, a quell'ora del pomeriggio mezza Ivrea l'avrebbe sentita». Allora? «Forse ha fatto l'autostop, come le era capitato altre volte in passato. O forse ha incontrato una persona conosciuta, di cui si fidava, ed è salita con lei in macchina». E se invece fosse scappata sul serio? Scuote la testa, Baranello: «Difficile. E' una storia strana, stranissima». Come finirà? Per Raffaella Petilli, è già finita. Vicenda chiusa ieri all'ora di pranzo, dopo questa battuta senza esiti da parte della polizia: «Manuela è morta ammazzata da qualcuno. Me l'hanno uccisa, viva non la rivedrò mai più. Adesso, aspetto solo che mi riportino il suo corpo». Gianni Armand-Pilon Lodovico Poletto I segreti della misteriosa scomparsa in sette agendine sequestrate nella sua cameretta Una commessa l'ultima persona che l'ha vista: «Era sola camminava svelta e fumava» a Sopra, una foto recente di Manuela Marchelli A destra, un'amica, Flavia Ciglietti Accanto, Maria Maniscalchi, l'ultima persona che l'ha vista a Ivrea Un momento della battuta della polizia A sinistra, la mamma della ragazza Raffaella Petilli Marchelli