L'Eni conta le tangenti pagate

Bernabè prevede un 1993 nero. Grotti ha ottenuto gli arresti domiciliari Bernabè prevede un 1993 nero. Grotti ha ottenuto gli arresti domiciliari L'Eni conta le tangenti pagate Già messi a bilancio 38 miliardi ROMA. Perii gruppo Eni, travolto dal «ciclone tangenti», il 1993 si presenta come un «altro anno difficile». Le indicazioni dei primi tre mesi segnalano infatti l'«erosione dei risultati nel comparto energetico», il «protrarsi di una congiuntura sfavorevole» in quello chimico, ma anche «un incremento di redditività nell'ingegneria e nei servizi» e un «contenuto miglioramento del risultato» nel ramo minero-metallurgico. Lo si legge nel testo della relazione al bilancio 1992 trasmessa alle autorità di Borsa in questi giorni. Il '92 ha segnato una perdita di bilancio per 815 miliardi: in occasione dell'assemblea venne però rilevato che il '94 potrà segnare un ritorno all'utile del colosso energetico italiano. Il gruppo, scrive il suo presidente Luigi Meanti nella relazione, che si è mosso in un quadro ancora recessivo, ha avviato un programma di dismissioni che dovrebbe portare «ad incassi per complessivi 5400 miliardi nel periodo 1993-96» ed ha ((tuttora in corso l'accertamento delle somme pagate in finanziamenti e contribuzioni a partiti ed esponenti politici». Ma si presenta al mercato con un patrimonio netto di competenza Eni pari a 16.237 miliardi invariato sui 16.300 del '91. In forte crescita è risultato l'indebitamento finanziario netto di gruppo, passato da 23.298 a 28.439 miliardi. L'aumento di 5141 miliardi è dovuto alla svalutazione (per 554 miliardi) sui bilanci espressi in moneta estera e al cresciuto ricorso (per 4587 miliardi) al mercato per finanziare gli investimenti: 10.173 miliardi. Sono cresciuti anche i crediti verso l'amministrazione statale: da 3919 a 4885 miliardi. Per quanto riguarda le tangenti pagate a partiti e politici il gruppo guidato da Franco Bernabè ha avviato nei mesi scorsi, ed ha tuttora in corso, l'accertamento del totale delle somme pagate negli anni passati in vista di un loro eventuale recupero, al momento, dice la relazione, «impossibile da ipotizzare» nell'importo. L'operazione ((trasparenza», che include anche un codice di comportamento per i dipendenti del gruppo, è descritta ampiamente nella relazione integrale al bilancio trasmessa alla Consob. Nel documento, tra l'altro, si ricorda il rinnovo avvenuto nei consigli di amministrazione delle caposettore, anche se non coinvolte nelle indagini giudiziarie, e la richiesta ai vertici di dare una «completa rappresentazione dei fatti ai fini della trasparenza dei bilanci». Dalle relazioni ai bilanci delle controllate, già emerse nei mesi scorsi, è così risultato che «somme in denaro, già registrate in contabilità tra le prestazioni di servizi, si sono invece tradotte nel periodo 1987-1992 in finanziamenti e contribuzioni a partiti e esponenti politici da parte di società del settore Saipem per circa 22 miliardi di li¬ re, da parte della Snamprogetti per circa 12 miliardi e da parte della Nuovo Pignone per circa 4 miliardi» (cui vanno aggiunti 19,8 miliardi pagati da Nuovo Pignone per conto della Snamprogetti a ((titolo di compensi e prestazioni di servizi a soggetti esterni che l'ex presidente di Snamprogetti ritiene sia stata destinata al finanziamento dei partiti»)! Una sessantina di miliardi in tutto (57,8 per la precisione) che stando alle ultime vicende giudiziarie rischiano di essere soltanto la punta di un iceberg di proporzioni colossali. Lo stesso consiglio sottolinea che «non è possibile» - alla data della relazione al bilancio del gruppo - quantificare esattamente l'ammontare com plessivo delle somme corrisposte, ma solo sottolineare che, mentre dagli accennati documenti deriva un ammontare di almeno 38 miliardi, ancora non sono disponibili né i risultati delle indagini giudiziarie, né quelli degli accertamenti tuttora in corso. «Per gli stessi motivi - conclude il documento - è ancora impossibile allo stato attuale ipotizzare l'ammontare che potrà essere recuperato. Le società che hanno materialmente fatto i pagamenti si attiveranno per ottenere la restituzione». Ma le «possibilità di recupero - ammettono Meanti e Bernabè - appaiono modeste». Ieri, il vice presidente del gruppo, Grotti, è stato rilasciato ed ha ottenuto gli arresti domiciliari. [r. e. s.] II presidente del'Eni Meanti e (a fianco) Franco Bernabè

Persone citate: Bernabè, Franco Bernabè, Grotti, Luigi Meanti, Meanti

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