Il «suicidio» del mostro l'emergenza incendi e la strage degli innocenti

Arte distrutta anche senza le bombe LETTERE AL GIORNALE // «suicidio» del mostro, l'emergenza incendi e la strage degli innocenti Solo la psicoanalisi può prevenire Sono depositati nel nostro inconscio i veri perché del nostro agire sia individuale che collettivo. Quello che di straordinariamente importante dice la psicoanalisi è che la struttura della nostra personalità, sia nel suo aspetto sano, sia nel suo aspetto «malato», si crea in noi nei primi giorni e mesi di vita; e che il rapporto che il bambino crea, prima con la madre, poi col padre, diventa decisivo per la formazione della nostra personalità adulta. Quello che fa più soffrire il bambino è l'essere abbandonato dai propri genitori. Quando parlo di abbandono, non mi riferisco solo a quello strettamente fisico, così come è avvenuto nell'infanzia di Luigi Chiatti, ma anche a quello emotivo: nel senso che i genitori possono essere presenti solo fisicamente, ma essere emotivamente assenti. Ora, queste frustrazioni, oltre a creare nella ancor fragile psiche del bambino un grosso dolore mentale, generano in lui anche una intensa rabbia con voglia di uccidere 1'«oggetto» fonte di frustrazione. Il bambino può arrivare a meditare di uccidere anche se stesso, onde porre fine all'indicibile dolore che prova in quei terribili momenti di isolamento affettivo. Molti bambini lo fanno attraverso le loro malattie fisiche o mentali: tutte le malattie fisiche non sono altro che un suicidio passivo; c'è chi invece, come in questo caso, inconsciamente «proietta» nell'altro, che in quel momento prende a prestito perché gli rappresenta se stesso, una sua voglia suicida, e uccide l'altro, così come avrebbe voluto uccidere se stesso. Ecco il vero perché dell'omicidio di Luigi Chiatti; esso non è nient'altro che un suicidio agito, non tanto su se stesso, bensì su di un altro (non a caso egli sceglie dei bambini, perché questi lo possono meglio rappresentare nel suo inconscio) che in quel momento lo possa rappresentare. Perciò, se realmente desideriamo che casi di questo genere non si verifichino più, è necessario che la cultura ufficiale prenda atto che esiste da tempo una scienza, la psicoanalisi, che, oltre a capire e spiegare il vero motivo del nostro agire, è soprattutto capace di prevenire. prof. Francesco Ronco psicoanalista Clinica Neurologica dell'Università di Bari Dopo le fiamme i cacciatori Emergenza incendi. Ormai siamo all'allarme rosso. «L'Italia divorata dalle fiamme», «Dal primo gennaio a oggi, secondo il corpo forestale dello Stato, diecimila incendi hanno distrutto quarantamila ettari di bosco. Il doppio rispetto all'anno scorso», «L'allarme è generale», «Gli incendi divorano la Sardegna», «Umbria e Abruzzi: le fiamme stanno distruggendo migliaia di ettari di bosco», «Dantesco l'incendio della Liguria», «Lazio: terra bruciata, è tornato Nerone». Questi, e innumerevoli altri, gli autentici bollettini di guerra che quotidianamente leggiamo e ascoltiamo. Eppure tra un po', come nulla fosse, si aprirà la caccia! Un ministro per l'Ambiente come Ripa di Meana, o Francesco Rutelli, avrebbero forse avuto il coraggio civile di dichiarare lo stato di catastrofe ecologica e di impedire quindi agli sparacchiatori con licenza di uccidere di aggiungersi al fuoco apportando altra morte e desolazione. Ma se ne sono andati, anteponendo la salvezza della propria immagine a quella dell'ambiente. Peccato, perché ora le aspettative non sono rosee: la cac- eia si aprirà puntualmente, con le solite polemiche di circostanza e con le muffe «sirenate» dei verdi, per il divertimento loro e dei cacciatori. Non certo di quei rari selvatici, miracolosamente sopravvissuti a tanto sfacelo, in attesa di ricevere il definitivo colpo di grazia appena la carne¬ valata del primo giorno di «strage consentita» volgerà a termine. Ecco un aspetto di questo Paese che - nonostante i formidabili scossoni - non riesce a liberarsi da certi clientelismi e a diventare serio. L'Italia cambia? Liliana Rai, Roma L'ultima risata del «popolo bue» Ringrazio Alberto Staterà per la magnifica intervista, ripor tata sulla Stampa del 6 agosto, fatta al senatore cattolico socialista Acquaviva. Ora sap piamo che quando Craxi, «il più forte, il più deciso», ha sca lato il potere di Palazzo Chigi assaporando il piacere di leggere le corbellerie scritte nei rapporti (inutili) degli agenti segreti non trovava di meglio da fare che riderci sopra assieme ai suoi collaboratori. Possiamo stare certi che chi lo ha preceduto, in tutti questi decenni, non si sia comportato diversamente. Acquaviva, che ride anche bene nella foto del giornale, ci dice, anche, che da quando Craxi lasciò Palazzo Chigi, ai servizi segreti non cambiò nulla. Peccato che il senatore Acquaviva non ci spieghi chi avrebbe dovuto cambiare qualcosa visto che Craxi avrebbe potuto, si era accorto e non l'ha fatto. Perché non l'ha fatto, perché lui e tutti i suoi predecessori, all'inefficienza ci sguazzavano dentro e le cose che non funzionavano e non miglioravano erano molte. Questi nostri bravi «cavalli di razza» erano convinti, sono stati sempre sicuri della loro bravura, hanno sempre pensato che il popolo è bue e che per stare a lungo al potere senza cambiare nulla in bene basta arraffare e distribuire miliardi sotto forma di tangenti o di otto per mille e la cosa è assicurata. Così comportandosi, ridevano alle spalle del popolo che non sapeva e non vedeva e non hanno mai pensato che ride meglio chi ride l'ultimo... Giovanni Russo Pontedassio (Imperia) Vitelli soffocati nella stiva Il 28 luglio sul traghetto «Poeta» della Tirrenia da Olbia a Genova, mia figlia e io abbia mo visto una scena che ci ha fatto vergognare di appartenere alla razza umana. Nella sti va caldissima e soffocante c'e ra un camion carico di bestiame ammassato. Un vitellino, mezzo soffocato e schiacciato dagli altri, con il muso rivolto in alto cercava disperatamente di respirare. Non c'era segno di cibo o acqua per queste povere bestie rimaste in quella stiva infernale per 14 ore. Chissà quante ore di viaggio avevano già fatto prima di arrivare al porto di Olbia e chissà quante ne rimanevano dopo aver lasciato quella orrenda stiva. Gli unici «umani» che le notavano si limitavano a sbeffeggiarle imitando i loro pietosi muggiti. Perché permettiamo la tortura di questi animali tanto docili, prima di portarli al macello? Non esiste una legge che garantisca un trattamento meno crudele anche per loro? Carol N. Pisoni Vezzano (Terni) Fabiola che delusione Dal bel servizio di Liliana Madeo sui funerali di re Baldovino del Belgio (La Stampa dell'8 agosto) apprendo che la regina Fabiola, cattolica certamente esemplare, non ha degnato di uno sguardo la cognata Paola. Mi piace credere che ciò sia avvenuto a causa dell'afflizione del momento. Ma quando ho letto che essa ha stretto la mano a tutti coloro che le stavano vicini, escludendo soltanto Paola, ho provato grande delusione. Commento: che anche l'illuminata sovrana appartenga alla folta schiera di integerrimi cattolici (che mi fanno un po' paura) i quali praticano in maniera impeccabile le formalità della nostra religione, ma den tro di sé covano piccoli o gran di rancori che nessuna carità cristiana riesce a spegnere? Almeno in occasioni così tristi, come può un cuore generoso e, appunto cristiano, non in tenerirsi e abbandonarsi? Gabriele Bai abino Tortona (Alessandria)