MA IO VORREI UNA TV-POSTINO di Masolino D'amico

polemica. Gli auto-paragoni di Santoro? Per Guglielmi, sono legittimi MA IO VORREI UNA TV-POSTINO S UGGERENDO (scherzosamente!) che Santoro avesse un pochino esagerato, prò domo sua, paragonandosi oltre che al cinema neorealista, a Pasolini, non pensavo che Santoro pensasse al Pasolini romanziere, e nemmeno al Pasolini regista, bensì al Pasolini «corsaro», provocatore, enfant terrible, che con i suoi interventi - dal borghesissimo Corriere della Sera! - denunciava il regime, ma anche l'intransigenza e il settarismo dei suoi avversari: laddove le trasmissioni di Santoro mi sembravano incanalare una indignazione, per quanto sacrosanta, a senso unico. Flaiano diceva: «Esistono due tipi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti». In questo senso dobbiamo rallegrarci della notizia, contenuta nella recente intervista di Demattè a Guzzanti, secondo cui nel futuro Santoro penserà più alla costruzione che alla demolizione. Volentieri prendo atto che dalla cattiva letteratura può nascere buona televisione; per il cinema l'assioma «cattivo romanzo = buon film» è un cliché risalente almeno all'invenzione del sonoro. Ma giacché stiamo divagando: arriverà un giorno in cui si smetterà di cercare di fare della televisione televisiva? Niente di per sé è televisivo, l'arte (il teatro, il cinema, i libri) non è «televisiva», ma nemmeno la vita lo è. Quand'è che la televisione la smetterà di cercare di proporre se stessa per dedicarsi a una utile funzione di postino, di tramite, magari inadeguato ma talvolta tempestivo, della realtà? Masolino d'Amico