CITTA' APERTA

CITTA' APERTA CITTA' APERTA Così nacque il celebre film di Rossellini Cronaca, incontri clandestini e pochi soldi citi, come un elemento che certamente influì per la formazione di quel clima morale, ideologico e culturale da cui nacquero Roma città aperta e altri film, una serie di riunioni molto appassionate, che vennero sviluppandosi a Roma nella primavera del 1944 e che si proponevano di stendere una specie di dichiarazione degli intellettuali progressivi, non tanto in relazione alla lotta antifascista, ma proprio come un programma culturale della Resistenza da svilupparsi al momento della liberazione», è un ammonimento di Mario Alicata, a suo tempo raccolto e messo in opera, puntualmente registrato in Cinema italiano dal fascismo all'antifascismo a cura di Giorgio Tinazzi (Marsilio, 1966). «A quelle riunioni partecipò anche Rossellini, così come partecipò Amidei, seppure a sbalzi, e fu in quel momento che venne arrestato Visconti. Fu veramente un momento di elaborazione ideale, culturale, ecc. in cui furono formulati e chiariti alcuni problemi del rapporto tra l'arte e la società, dell'arte realistica, dell'arte popolare; forse persino si cominciò ad adoperare per la prima volta quell'aggettivo popolare-nazionale, perché appunto la temàtica gramsciana nel momento in cui facevamo Ossessione era una tematica a noi assolutamente sconosciuta...». Il primo spunto per il film che si sarebbe alla fine chiamato Roma città aperta nacque in un certo modo in una di quelle riunioni. La testimonianza di Sergio Amidei, che possiamo leggere ne L'avventurosa storia del cinema italiano 19351959 a cura di Franca Faldini e Goffredo Fofi (Feltrinelli, 1979) è piuttosto riduttiva rispetto alla retorica di Mario Alicata: «Come venivano le idee? Faccio un esempio. Una volta erano venuti a una delle riunioni politiche clandestine che si facevano Alicata e Ingrao con una bozza dell'Unità, e c'era un titolo che mi colpì per quan- nascose un certo rammarico in una dichiarazione rilasciata ad Antonio Parisi per il suo libro Giuseppe De Santis tra passione e ideologia (Cadmo, 1983): «Fu il primo film concepito sulla Resistenza, prima di Roma città aperta. Direi che il film di Rossellini copiò, non so se volontariamente o a caso, perché faceva parte della Resistenza, l'episodio della donna, della Magnani, uccisa dai tedeschi. Uno degli episodi più importanti inseriti in Gap...». Gli angloamericani liberarono Roma dai tedeschi il 4 giugno 1944. Ma Cinecittà, abbandonata frettolosamente dalle truppe tedesche che vi si erano accasermate e che, per passare il tempo, avevano spaccato vetri, sfondato porte, demolito a colpi di piccone costosi meccanismi, non ritornò libera per il cinema. Quello stesso mese si riunì una commissione per decidere la sua sorte. La presidenza se l'era presa l'ammiraglio Ellery W. Stone, che, comunque, s'era già fatta un'idea sul verdetto da pronunciare, anche se, educatamente, mostrò una qualche attenzione to era stupido: "Immediata vendetta di una donna uccisa dai tedeschi". La donna uccisa che si vendica subito dopo! Mah! Però, a parte la grammatica dell'Unità, l'episodio mi colpì, ed è quello della Magnani...». L'episodio a cui si riferiva lo sgrammaticato titolo dell'Unità, ovviamente clandestina come la riunione durante la quale era stata esibita dai dioscuri Mario Alicata e Pietro In- «Ho raccontato la paura di tutta Roma ma soprattutto la mia Ho dovuto fuggire, nascondermi dai tedeschi Ho perso tanti amici e trentaquattro chili» Le riunioni per decidere la sceneggiatura e le «idee» dei comunisti, da Alicata a Ingrao, a Trombadori, con le bozze dellWnità» in mano Il regista chiese un «finanziamento obbligatorio» alla contessa Politi, ex amante del re d'Egàto In alto, una scena di «Roma città aperta»; quiajìanco, Roberto Rosselliiù grao, corrispondeva alla realtà, perché, effettivamente, in viale Giulio Cesare, Teresa Gullace, già madre e di nuovo incinta, aveva tentato di opporsi a un rastrellamento in cui era stato catturato suo marito. Dietro di lei altre donne si erano messe in movimento verso il camion su cui erano stati ammassati i loro uomini. Ma i tedeschi avevano imposto il loro ordine con una sventagliata di mitra. E Teresa Gullace, falciata dalla raffica, aveva abbandonato questa terra, diventando una leggenda che Giuseppe De Santis e altri giovani amanti del cinema come Gianni Puccini, Aldo Scagnetti, Franco Calamandrei e Antonello Trombadori, militanti nei Gruppi di azione patriottica, si ripetevano, pensando a un soggetto di film per quando, dopo la liberazione, si sarebbe ricominciato a fare cinema. Avevano persino preso a scriverli, soggetto e sceneggiatura, per quel film che avrebbe dovuto chiamarsi, dalla sigla dei Gruppi a cui appartenevano, «Gap». E Giuseppe De Santis era già stato destinato a dirigerlo, ma poi, arrivata la liberazione, non se ne fece nulla. La liberazione di Roma non assecondò tutti i progetti e tutti i sogni concepiti sotto l'occupazione. Giuseppe De Santis non agli interventi dei vari rappresentanti italiani, tra cui il rappresentante dei lavoratori dello spettacolo Alfredo Guarini e il rappresentante degli industriali del cinema Alfredo Proia. Quando arrivò il suo turno di parlare dichiarò, secondo quanto riferisce Lorenzo Quaglietti in Storia economico-politica del cinema italiano 1945-1980 (Editori Riuniti, 1980): «Il cosiddetto cinema italiano è stato inventato dai fascisti. Dunque, deve essere soppresso. E devono essere soppressi anche gli strumenti che hanno dato corpo a questa invenzione. Tutti, Cinecittà compresa. Non c'è mai stata un'industria del cinema in Italia, non ci sono mai stati degli industriali del cinema. Chi sono questi industriali? Degli speculatori, degli avventurieri, ecco chi sono! Del resto, l'Italia è un Paese agricolo, che bisogno ha di un'industria del cinema...». Mentre Cinecittà, dichiarata «centro di sfollamento» sotto l'egida dell'Allied Control Commission e dell'International Refugee Organization, si apriva negli edifici a sinistra dando le spalle all'ingresso ai profughi italiani dalla Libia e dalla Dalmazia, ai raminghi senza casa, ai settentrionali restati bloccati al Centro-Sud, e