IL BIOGRAFO PECORA: «ERA UNA PIUMA»

IL BIOGRAFO PECORA: «ERA UNA PIUMA» IL BIOGRAFO PECORA: «ERA UNA PIUMA» E-i, ROMA j indubbio che Penna, quando era in vita e poi dopo la morte, non è stato abbastanza sostenuto dalla critica» afferma il suo biografo e poeta Elio Pecora. «Io sono portato a considerare Penna molto più importante di Montale. Quest'ultimo ha nella nostra storia letteraria un posto centrale. Questo è dovuto non solo alla sua indiscutibile capacità ma anche alla grande abilità nel sapersi muovere nel mondo. Come dimostrano le lettere contenute nell'archivio, Penna, invece, era un uomo sempre malato, dal carattere dolce ma incapace di gestire con abilità o scaltrezza i rapporti personali». Adesso, per Merlo o Piuma - sono gli altri nomignoli ironici che gli davano Saba e Montale - è arrivato il momento della rivincita. Mentre sembra lontano dalla realizzazione il progetto di una Fondazione Penna a Perugia, tutto il materiale che costituisce l'eredità del poeta - le lettere, l'epistola- Elio Pecora rio, le poesie con le varianti, gli inediti, le fotografie - verrà riordinato, dopo anni di attesa, da un giovane ricercatore, Roberto Deidier, finanziato dall'Università di Roma. «Gli studiosi - afferma Pecora avranno così modo di valutare tutta l'opera del poeta, anche quella finora rimasta sommersa». ìM Cosa pensa dell'opinione espressa da ' <| Garboli sulla ?1 suggestione esercitt 1esercitata .i dalle poesie | di Penna su HI Montale? «Bigfg sogna precisare innanzif> tutto che era " m molto diverso s il rapporto che Penna aveva con Montale da * quello che lo | legava a Saba. ) Con quest'ultimo si sentiva più alla pari, quasi con un fratello. E per questo aveva mag|; giori dispute. In Montale vedeva il padre, avvertiva in lui una sicurezza che gli mancava. Leggendo i "Mottetti" si deve essere accorto che non era affatto il "papà", il lume protettore che cercava. Al contrario era il "figlio" ad avere più autorità. E deve essersi sentito maggiormente tradito», [m. s.l Trieste, 15 marzo 1933 Caro Penna. La poesia dei treni che corrono leggeri e delle ore attonite sul quadrante mi è giunta, e mi è assai piaciuta, l'altra annunciata non c'era, perché la carta velina (o quasi) sulla quale ricopi le tue poesie mi giunse stracciata. Ne ho cercata la parte mancante nella busta, ma non c'era nemmeno lì. Dovresti (forse) pensare a fare un'edizioncina a pochi esemplari delle poesie che hai scritto fin'ora. Parleremo di questo prossimamente a Roma. Mi meraviglio che ti siano venuti dei dubbi sulla forma delle poesie - Neve e Ceneri - che ti ho mandate. Non solo io, che ne sono l'autore, ma tutti i miei amici si sono rallegrati della loro perfezione, proprio in questo senso. Ma ti deve essere successo qualcosa. Quarantotto voleva scriverti, non so se lo ha già fatto. Non capisco perché egli ti mette in imbarazzo; è uno di quelli cui le tue poesie piacciono di più. Ti vedrebbe assai volentieri, come tutti, del resto, i miei amici di Trieste. Entro il mese saprò se mi trasferisco, o no, a Roma. Più ancora del¬

Luoghi citati: Perugia, Roma, Trieste