Processo al professore, parola alla difesa

Processo alprofessore, parola alla difesa LETTERE AL GIORNALE IL FERRAGOSTO DI 0.d.R. Processo alprofessore, parola alla difesa Per tutta quest'estate sono arrivate in redazione lettere contro o prò il professor Coppellotti. Ne ho pubblicato qualcuna. E le lettere contro parevano aver la meglio. Ma non è detto che sia così. Ne pubblico ora altre, per completare l'informazione su questo, per così dire, caso, che ha attirato l'attenzione di un buon numero di lettori. [o.d.b.] Ringrazio il caso Gentile sig. Del Buono, sono un'ex allieva del prof. Coppellotti, che ebbi come insegnante di storia e filosofia al primo e secondo anno del Liceo classico Cavour negli anni 74-76. Ringrazio il caso che mi offrì l'opportunità di incontrare un personaggio anomalo nel panorama didattico dell'epoca (e anche odierno, a quanto pare dalle polemiche). Il merito fondamentale fu trasmettere agli studenti uno spiccato senso crìtico e la curiosità e l'amore per la conoscenza. La provocazione faceva spesso parte del metodo e talora pareva troppo esigente per degli ado¬ lescenti, ma non si è mai sottratto al confronto diretto. Pare poco per un insegnante? Ce ne fossero... Caria Barile, Torino Nel corso del tempo Gentile sig. Del Buono, mi consenta due parole sul «caso Coppellotti»: A) Il mio primo incontro da studente del Cavour con il prof. Coppellotti fu contrassegnato da un duro scontro su questioni filosofico-politiche cruciali. Ne ricavai i seguenti insegnamenti: I) le convinzioni non vanno protette, ma messe alla prova; 2) le sue parole custodite mi rivelarono nel corso del tempo aspetti fondamentali che la mia immaturità di allora non mi aveva consentito di prendere in considerazione; 3) stimabile è l'insegnante che sa provocare l'intelligenza suscitando la capacità di riflessione dell'allievo. B) Oggi, da docente in filosofia, so che cura fondamentale dell'insegnante è la mobilitazione delle facoltà intellettuali e morali dell'allievo, e il suo orientamento a un'autentica capacità critica, cioè di accoglimento, vaglio, distinzione, riconoscimento e connessione delle informazioni, ovvero delle idee. Attività che non ha nulla che vedere con il sussiego, l'autodifesa e la propensione allo scandalo delle varie professioni del senso comune. So inoltre che il pensiero comincia proprio là dove il senso comune cessa e che, socraticamente, consiste in fin dei conti in un lavoro incessante di pulizia dal pregiudizio. Attivare questa pulizia, che è il pensiero, è lavoro arduo per eccellenza, ma anche ciò che è proprio di una scuola superiore con pretese di formazione intellettuale e dell'insegnamento della filosofia in particolare, laddove tutta la diligenza scolastica di questo mondo può essere davvero grossolanamente insufficiente. C) Da intellettuale, infine, so che nulla è meno autentico, e dunque foriero di verità, di un dibattito genericamente aperto a chiunque possieda sue ragioni per prendere la parola, me compreso. Accosto, dunque, senza nessuna pretesa, alle altre affermazioni la mia indignazione per gli attacchi personali, spesso ridicoli, a un valente professore intellettuale, i quali si configu¬ rano come un'operazione che insidia forse l'intera professione, ma che sicuramente avvilisce grandi spinose e complesse questioni teoriche a pettegolezzo e fattuccio scandalistico. Sia detto con buona pace di tante mamme preoccupate. Claudio Torrero docente di filosofia e pedagogia Monastero di Lanzo Quale gioco politico Gentile sig. Del Buono, conosco direttamente il professor Coppellotti e sono stato da lui rimandato, quando ero suo allievo al Liceo D'Azeglio nel 1984, in filosofia. Posso assicurare che il professor Coppellotti non appartiene alla tipologia di insegnante descritta dal professor Benso nella lettera del 6 luglio. Ho riscontrato nei tre anni in cui sono stato suo studente la stessa esattezza metodologica nell'affrontare problemi filosofici e storici che mi viene richiesta oggi ai corsi di ingegnerìa elettronica frequentati al Politecnico di Torino. Si tratta di richiedere un certo livello di preparazione, di non accontentarsi del fumo delle parole, ma di pretendere nell'ambito umanistico lo stesso rigore che è dato per scontato nelle materie scientìfiche. Francesco Coppellotti è sempre stato uno studioso del cristianesimo, del Romanticismo e di Augusto Del Noce, ha tradotto Nolte, Bloch e Schweitzer, ma non ha mai fatto l'attivista politico alla ricerca di trampolini di lancio per autocompiacimento o esibizionismo più o meno narcisistico. Vorrei capire piuttosto quale gioco politico spinge la stampa torinese a scrivere articoli bomba su un intellettuale verace che ha l'unico difetto di voler sprovincializzare l'editoria e la scuola italiana esattamente come fecero durante il fascismo intellettuali torinesi come Einaudi, Pavese, Fenoglio oggi tanto osannati. Per quanto riguarda la lettera del sig. Federico Maura del 28 luglio non conosco il passato di marxista arrabbiato di Coppellotti, se non come diffusore del pensiero apocalittico ed utopico di Ernst Bloch e della critica epistemologica di Alfred Sohn-Rethel. Attualmente incontro il professor Coppellotti non in una cantina di extraparlamentari più o meno eretici, ma al seminario di filosofia della politica del Centro Teologico di Torino, dove sono intervenuti quest'anno anche Gian Enrico Rusconi e il professor Bonanate della facoltà di Scienze Politiche. Cordiali saluti e con preghiera di pubblicazione secondo le leggi sulla stampa. Christos Theodorou, Torino Pubblico volentieri la sua lettera, gentile signor Theodorou, ma non ai sensi della vigente legge sulla stampa. Quella l'avrebbe potuta invocare il prof. Coppel¬ lotti ove avesse inteso replicare alle lettere dei denigratori. Sono d'accordo con il gentile signor Claudio Torrero sul fatto che i dibattiti troppo genericamente aperti non sono il meglio che si possa desiderare. Ma questa rubrica vi è stata coinvolta dalla lettera di una ex allieva del professor Coppellotti, la signora Laura Altina, che ha protestato contro la campagna di denigrazione in corso nei riguardi del suo ex maestro e ha chiesto un riscontro agli altri lettori. E compito di questa rubrica è quello di favorire la discussione tra i lettori, in assoluta indipendenza dal resto del giornale. La mia è soltanto un'opinione, e spesso soccombente, come capita nelle cose umane. Devo dire, comunque, di essere stato molto contento di aver potuto pubblicare le tre testimonianze a partire da quella della gentile signora Carla Barile che si domanda: «Pare poco per un insegnante?» e si risponde: «Ce ne fossero...». [o.d.b.]

Luoghi citati: Monastero Di Lanzo, Torino