«Resta un mostro sacro»

ni «Resta un mostro sacro» La felicità dell'amico Alain Delon che pensa a un film sulla sua vita PARIGI. In Francia Carlos Monzon è sempre un mostro sacro. Qualunque cosa abbia fatto o faccia, pugilato o vicende giudiziarie, è circondato da un'aura mitica che lo protegge. Tutto risale a vent'anni fa e di tutto è artefice il mito più inossidabile di Francia, libero da sempre di dire e fare qualsiasi cosa impunemente, l'ex bellissimo Alain Delon. Fochi giorni fa l'attore è andato a trovare in carcere Monzon per il suo 51° compleanno e per festeggiare con lui la notizia della semilibertà. L'ha fatto in nome dell'amicizia che lo lega al pugile, un'amicizia nata un fatidico 29 settembre di vent'anni fa. Quella sera al Roland Garros è rimasta nella memoria dei francesi come un evento leggendario. Fu la sera in cui Carlos Monzon incontrò sul ring JeanClaude Bouttier. Il match valeva il campionato del mondo dei pesi medi. A organizzarlo, nel modo più fracassone e immaginifico, era stato proprio Alain Delon. E al 13° round, un destro di incontro di Monzon infranse il sogno di Bouttier. «Ho provato una fortissima emozione - ha detto Delon a Bouttier la scorsa settimana, appena tornato da Santa Fe -. Malgrado questa parentesi di quasi sei anni nella sua vita, Carlos è rimasto un mostro sacro. E' un signore». E in Francia sono in tanti a condividere le parole dell'attore. Lo stesso Bouttier esulta per la semilibertà e vuole prodigarsi per aiutare l'antico avversario a rifarsi una vita. Qualche tempo fa si era sparsa la voce che Delon meditasse di fare un film sulla vita dell'argentino. Oggi l'attore smentisce, ma nell'ambiente cinematografico dicono che quando Delon nega con tanto vigore è perché nasconde davvero qualcosa. [g.b.] Alain Delon, da vent'anni amico dell'ex campione

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