Carceri il digiuno di Ferragosto

10 Detenuti contro l'affollamento in 170 penitenziari, il ministero: protesta fallita Carceri, il digiuno di Ferragosto Polemica sull'adesione allo sciopero della fame ROMA. Un Ferragosto di tensione nelle carceri italiane dove da ieri, e fino a lunedì, i detenuti digiunano per protestare contro le condizioni di vita dietro le sbarre. Uno sciopero della fame, a cui hannno aderito 170 penitenziari, iniziato proprio all'indomani del varo della legge «sfolla carcere» e del decreto che assegna 163 miliardi per l'edilizia penitenziaria. ' Misure che Giacomo Fassino, segretario generale dell'associazione «Vittime dell'ingiustizia» che coordina lo sciopero, definisce «un brodino caldo per un moribondo». E che invece secondo il ministero dovrebbero aprire il portone delle carceri a molte persone. Sicuramente a circa metà degli 8648 stranieri detenuti in Italia che grazie alle nuove norme, se in regime di custodia cautelare o con una pena da scontare non superiore a tre anni, potranno essere espulsi dall'Italia. Sempre che lo vogliano e ne facciano richiesta. Potrebbero presto lasciare il carcere anche quattromila detenuti «nostrani», ammessi a godere degli arresti domiciliari, circa duemila, o di altre sanzioni sostitutive della carcerazione come semidetenzione, libertà controllata. E dopo la sconfitta della Iervolino-Vassalli al referendum di aprile si stanno cercando i modi di far «sfollare» dalle celle i tossicodipendenti. Il ministro Conso sta cercando un'intesa con le Regioni per le iniziative di cura e assistenza. Ma per Fassino queste sono parole: «Contano i fatti e questi non si sono ancora visti. «Ben venga questa legge - aggiunge ma non è certo la soluzione». La ricetta per lo sfollamento la dettano gli stessi detenuti in un telegramma inviato al ministro di Grazia e Giustizia Giovanni Conso. Sono «cinque urgentissime rivendicazioni»: la depenalizzazione dei reati minori; l'ampliamento dèi ricórso agli arresti domiciliari; la revoca della custodia in carcere per i tossicodipendenti; l'applicazione della riforma carceraria del 1975; la revisione delle cosiddette misure anticriminalità. Ma oltre al telegramma questa volta i detenuti hanno deciso di fare sul serio dichiarando lo sciopero della fame. Una tregiorni senza cibo, senza colloqui e senza pacchi da casa. Il tutto a Ferragosto. «Una data - spiega Fassino - che non è stata scelta casualmente ma per creare il massimo disagio possibile costringendo agenti di custodia e personale di servizio a rimanere consegnati in caserma in stato di preallarme con le forze dell'ordine impegnate a vigilare le carceri». E almeno ieri se non proprio allarme negli istituti di pena che hanno aderito alla protesta si sono avvertiti disagi e tensione. Su quanti detenuti abbiano partecipato all'agitazione è sorto un giallo. Secondo l'associazione «Vittime dell'ingiustizia» sarebbero la maggioranza, secondo il ministero meno della metà. Un dato curioso è che l'adesio- ne sia stata maggiore nelle carceri più moderne, quelle dove i disagi si avvertono meno. E così a Regina Coeli e a San Vittore, che lo stesso ministro Conso ha bocciato come irrecuperabili, quasi nessuno ha incrociato forchetta e coltello. Nel vecchio carcere milanese hanno manifestato rifiutando il vitto solo 100 detenuti su una popolazione di 1700. Vigilia di Ferragosto tranquilla anche a Poggioreale, Napoli, uno degli esempi più eclatanti dei mah delle nostre carceri, dove si sono contati solo dieci scioperanti su 2300 detenuti. Mentre alle porte del capoluo- go lombardo nel penitenziario di massima sicurezza di Opera, 900 persone tra cui anche l'ex vicepresidente dell'Eni Alberto Grotti l'adesione è stata alta. Così anche a Rebibbia dove né a pranzo, né a cena si è sentito il rumore delle scodelle. In molti casi poi i detenuti pur d'accordo con i motivi dell'agitazione non se la sono sentita di aggiungere ai tanti disagi anche la fame. Dietro le mura del carcere di Melfi una lettera inviata al direttore ha testimoniato la partecipazione «morale» allo sciopero della fame. Non quella materiale però: al pranzo e alla cena i detenuti non hanno voluto rinunciare. A Nuoro, invece, il 40 per cento degli inquilini della casa circondariale di Bad 'e Carros ha respinto il vitto dell'amministrazione senza rinunciare a consumare provviste proprie. I prossimi a scendere sul sentiero di guerra saranno gli agenti della polizia penitenziaria. Il sindacato autonomo che li raccoglie, il Sappe, promette, se le cose non cambiano, dal mese di settembre lo stato di agitazione permanente della categoria. Marta Corti Allo sciopero della fame hanno aderito 170 penitenziari, anche se c'è polemica sulle cifre dell'adesione alla protesta

Persone citate: Alberto Grotti, Conso, Fassino, Giacomo Fassino, Giovanni Conso, Iervolino

Luoghi citati: Carceri, Italia, Melfi, Napoli, Nuoro, Roma